Che cos’è l’Epatite B?

 E’ una malattia infettiva e contagiosa, causata da uno specifico virus, che colpisce prevalentemente il fegato causandone una “infiammazione”.
La trasmissione del virus dell’epatite B avviene per via ematica attraverso: punture o ferite con oggetti contaminati da sangue infetto (siringhe o anche strumenti di uso comune come forbicine, lamette, spazzolini da denti, ecc.) o attraverso contatto ematico con secrezioni (sperma, secrezioni vaginali).

Durante la gravidanza o il parto, inoltre, la madre infetta può trasmettere il virus al proprio figlio (contagio verticale). L’infezione può essere trasmessa anche da portatori sani (soggetti in buone condizioni di salute che presentano nel sangue l’antigene di superficie dell’Epatite B detto HBsAg).

Il periodo di tempo tra l’infezione con il virus dell’epatite B e il manifestarsi dei sintomi (periodo d’incubazione) può variare da 45 a 160 giorni, durante il quale, nella maggior parte dei casi, il soggetto infetto non manifesta alcun sintomo (forma asintomatica). Molto spesso nei bambini più piccoli l’epatite B si manifesta in maniera più lieve con un decorso caratterizzato da: malessere generale, debolezza, dolori articolari, inappetenza, nausea, vomito e febbre (forma anitterica).

A volte, raramente nel bambino, a questi disturbi, si associa anche un caratteristico colorito giallo della pelle e degli occhi (forma itterica); le urine diventano scure e le feci chiarissime. In casi molto rari, soprattutto in età adulta, si può anche arrivare ad una degenerazione acuta delle cellule del fegato, che il più delle volte ha un esito mortale.

L’evoluzione dell’infezione non è sempre la stessa: la maggior parte delle persone guarisce completamente, mentre in alcuni casi si crea l’evoluzione più temibile, che è caratterizzata dalla non completa guarigione (cronicizzazione). Ciò avviene con frequenza diversa a seconda dell’età: 1) fino al 90% dei bambini che siano stati contagiati dalla mamma, ammalata o portatrice sana, al momento del parto 2) nel 25-50% dei bambini più grandi di età tra 1 e 5 anni, che contraggono la malattia dopo la nascita 3) nel 2-6% degli adolescenti e degli adulti.

L’epatite cronica espone al rischio di cirrosi epatica o di tumore al fegato in età avanzata; inoltre, soggetti con infezione cronicizzata rappresentano una potenziale fonte di contagio.

 Che cos’è il vaccino per l’Epatite B?

Per prevenire l’infezione è importante conoscere le modalità di contagio ed evitare così i comportamenti a rischio, ma l’arma più efficace è però senz’altro la vaccinazione. Il vaccino contro l’epatite B attualmente in uso non è derivato dal sangue umano, ma contiene solo una parte del virus preparato in laboratorio mediante particolari tecniche d’ingegneria genetica, pertanto non é assolutamente in grado di provocare la malattia, ma é capace solo di stimolare l’organismo a potersi difendere dalla vera malattia.

Questo vaccino è disponibile sia in forma singola, sia nella fiala del vaccino esavalente (antiepatite B + antitetano, antipertosse, antipolio, antidifterite, antiaemophilus b) e sia nella fiale con il vaccino bivalente (antiepatite B + antiepatite A). Nel nostro Paese, dal 1991, la vaccinazione antiepatite B è ritenuta “obbligatoria” per tutti i nuovi nati; inoltre, già da anni viene raccomandata ed offerta gratuitamente ad alcune categorie di persone più esposte al rischio di infezione, quali ad esempio: operatori sanitari, operatori ecologici, ecc. (per motivi professionali), tossicodipendenti, omosessuali, prostitute, ecc (per motivi comportamentali) e conviventi di portatori del virus

Come e quando si somministra il vaccino per l’Epatite B?

Il vaccino viene somministrato: per i bambini fino ad un anno di vita, con un’iniezione intramuscolare sulla coscia, mentre per le età successive, l’iniezione intramuscolare viene effettuata nella parte alta del braccio. La risposta anticorpale del vaccino è ridotta dopo somministrazione nel gluteo e questa via non è raccomandata a qualsiasi età. Ai neonati da madre infetta, cioè portatrice del virus dell’epatite B, si somministrano quattro dosi: la prima entro 12-24 ore di vita (insieme ad anticorpi di origine umana che vengono definiti immunoglobuline), presso il punto nascita dell’Ospedale, mentre la somministrazione delle dosi successive vengono effettuate, presso il Servizio Vaccinale dell’Azienda Sanitaria Locale, durante il primo, il secondo ed undicesimo mese di vita. Ai lattanti, nati da madre non infetta, si somministrano tre dosi da effettuare entro il primo anno di vita, insieme alle altre vaccinazioni, grazie al vaccino esavalente (antiepatite B + antitetano, antipertosse, antipolio, antidifterite, antiaemophilus b): al terzo, al quinto ed all’undicesimo mese di vita. Agli adolescenti e alle persone a rischio le prime due dosi si praticano a distanza di 1 mese l’una dall’altra e la terza dose dopo 6 mesi dalla prima.

Quanto tempo dura la protezione dopo la vaccinazione contro l’Epatite B?

Questo vaccino è altamente efficace (tra il 90 e il 95%), particolarmente nei bambini, ai quali conferisce una protezione di lunga durata. Per i bambini e gli adulti con un condizione immunologia normale, non sono raccomandate dosi di richiamo.

Quando si può vaccinare un bambino contro l’Epatite B?

Può essere vaccinato il bambino con infezione delle vie aeree superiori (esempio: raffreddore, tosse)

Quando si deve rimandare la vaccinazione contro l’Epatite B?

Si deve rimandare la vaccinazione se il piccolo presenta una malattia febbrile in atto.

Quando non si deve vaccinare contro l’Epatite B?

Il vaccino non deve essere somministrato in caso di gravi reazioni allergiche dopo una precedente dose o in caso di bambini con le difese immunitarie molto indebolite a causa di gravi malattie o in seguito a particolari terapie, in quanto non potrebbero avere una adeguata risposta anticorpale dopo la vaccinazione.

Cosa fare in caso di eventuali razioni al vaccino contro l’Epatite B?

Nei bambini e negli adulti gli eventuali effetti collaterali descritti più spesso dopo la vaccinazione contro l’epatite B sono: il dolore nel punto d’inoculazione, riportato nel 3-29% dei casi e la febbre (maggiore a 38° C), riportata nell’1-6% dei casi. Reazioni allergiche gravi sono molto rare: alcune segnalazioni di tali effetti collaterali dei vaccini si presentano in 1:600.000 casi. I dati di letteratura non sostengono un’associazione fra il vaccino contro l’epatite B e la morte improvvisa del lattante, diabete mellito, e sclerosi multipla. Il vaccino può essere effettuato nelle donne in gravidanza e durante l’allattamento.

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