Domanda 1: Mia figlia ha nove mesi e viene ancora allattata al seno due volte al giorno. Vorrei smettere l'allattamento naturale, posso inserire latte vaccino (la bambina mangia regolarmente senza problemi formaggi e yogurt) diluito con acqua o devo continuare con un latte di proseguimento artificiale? Che rischi può comportare il latte vaccino?
Domanda 2: Siamo una coppia di genitori al primo figlio e costantemente bombardati dai consigli di chi prima di noi ha già avuto bambini, gradiremmo, se possibile il vostro parere sull'utilizzo del latte vaccino nell'alimentazione di nostra figlia. La nostra bambina ha sei mesi compiuti ieri e, secondo i consigli del pediatra, non è opportuno iniziare l'inserimento del latte vaccino prima dell'anno di vita. Al contrario i nostri genitori consigliano vivamente l'inserimento a breve, e così anche altri conoscenti che hanno avuto figli da poco tempo. Sicuramente da parte nostra prestiamo fede ai consigli del pediatra, ma.... facciamo proprio bene per nostra figlia? Vi sarei grato, se poteste rispondermi in merito a quanto sopra, ed anche se non fosse di troppo disturbo di elencarmi i danni che l'inserimento troppo "precoce" del latte vaccino nell'alimentazione della bambina può provocare.
Domanda 3: La mia bimba ha 10 mesi e vorrei sapere che tipo di problemi può causarle l'assunzione del latte fresco di centrale che di solito viene consigliato dopo l'anno ed eventualmente se devo diluirlo con acqua o integrarlo con altre sostanze. Vorrei sapere anche qualcosa relativamente ai latti di crescita in commercio (quelli da uno a tre anni) e soprattutto se sono migliori.
Domanda 4: Mio figlio ha compiuto da poco i sei mesi di età e vorrei incominciare a darli il latte di latteria. Il mio pediatra mi consiglia invece di proseguire fino all'anno di età con il latte di proseguimento. Non ho ben chiaro i motivi per preferire il latte artificiale.
Esistono numerose buone ragioni per usare, in sostituzione del latte materno, il latte di proseguimento (cioè quel latte che viene consigliato per le esigenze nutrizionali di un lattante dai cinque mesi di età all’anno di vita), e quindi per introdurre il latte vaccino o latte "di latteria", sia intero che parzialmente scremato, e sia fresco che a lunga conservazione, il più tardi possibile, per lo meno dopo i 12 mesi di vita:
- il latte vaccino è responsabile di un eccessivo apporto di proteine e di sali minerali (sodio in particolare): tutto ciò rischia di portare ad un sovraccarico di lavoro per i reni del lattante che sono ancora impreparati a smaltire una concentrazione così elevata di proteine e minerali (si verifica infatti un innalzamento dei livelli plasmatici di azoto e si provoca quello che in termini medici viene definito un elevato carico renale di soluti)
- il latte vaccino contiene livelli di ferro trascurabili e a biodisponibilità molto bassa: in altre parole il poco ferro contenuto nel latte di latteria viene assorbito solo in minima parte dall’organismo
- il latte vaccino induce microemorragie gastrointestinali, non visibili a occhio nudo, anche in assenza di segni di intolleranza al latte: ciò può aumentare la probabilità di andare incontro ad un'anemia. Infatti la frequenza di sideropenia (cioè di bassi livelli di ferro nel sangue) a 12 mesi è significativamente più elevata nei lattanti che ricevono latte vaccino. La sideropenia, anche senza anemia manifesta, può influire negativamente sullo sviluppo psicomotorio e comportamentale del bambino
- il latte vaccino non contiene una sufficiente quantità di acidi grassi essenziali (indispensabili per una corretta formazione delle fibre nervose e della struttura delle membrane cellulari) e di vitamine (soprattutto la vitamina D, fondamentale per fissare il calcio nelle ossa, la vitamina A, che protegge la pelle e le mucose e rinforza la vista, e la vitamina C, che possiede un’azione anti-infettiva e ha un ruolo importante nell’assorbimento di ferro da parte dell’organismo).
La diluizione del latte vaccino con l'acqua, con l’aggiunta del comune zucchero da cucina, se da una parte riequilibra la concentrazione di proteine e minerali (abbassandola), dall'altra diminuisce ulteriormente il contenuto di acidi grassi essenziali, riduce la quantità di vitamine e di altri micronutrienti, e apporta come carboidrati soprattutto il saccarosio e non, come accade con il latte di proseguimento, il lattosio o altri zuccheri come le maltodestrine.
Riassumendo il latte di proseguimento, rispetto al latte vaccino, ha un apporto di proteine minore, è ricco in acidi grassi essenziali, ha un modificato apporto di sali minerali con l’integrazione di quelli carenti, in particolare il ferro e lo zinco, ha una integrazione con vitamine e ha come carboidrati solo lattosio o maltodestrine.
Il latte di proseguimento si trova normalmente in commercio in forma liquida o in polvere.
Il latte liquido è più pratico perché non necessità di preparazione; inoltre, essendo già pronto, evita che si possono commettere errori nel dosaggio. Ha però il difetto che, una volta aperta la confezione, può deteriorarsi più rapidamente di quello in polvere per cui va conservato in frigorifero e consumato possibilmente non oltre le ventiquattr'ore.
Il latte in polvere va invece diluito con acqua oligominerale, cioè un’acqua che abbia un basso contenuto di sali minerali, sciogliendo il contenuto di un misurino (allegato la confezione) in 30 ml di acqua. E’ più economico, ma richiede una maggior attenzione del prepararlo. E’ inoltre più pratico del latte liquido quando si è in viaggio perché può essere preparato al momento e non ha quindi bisogno di essere mantenuto al freddo durante il percorso.
Esiste infine una nuova famiglia di latti, commercializzata da pochi anni, i cosiddetti "latti di crescita", che possono essere usati dall’anno di vita fino ai tre anni di età. Sono tutti in forma liquida e hanno una composizione che si avvicina molto al latte vaccino, ma con un’integrazione con ferro, acidi grassi essenziali e vitamine.
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