Ho una bambina di 5 anni che da circa 5 mesi manifesta perdite vaginali cicliche ogni 40 giorni circa. In associazione spesso lamenta mal di pancia forte, che però alle varie visite ha presentato un addome molto trattabile. E' stato eseguito un tampone vaginale con esito negativo. Il pediatra della bambina mi ha spiegato che spesso queste perdite sono associate all'età della scuola materna, dove l'igiene giornaliera risulta più scarsa e le contaminazioni rettali più frequenti. In realtà la cosa non mi convince, visto che mia figlia, al secondo anno di asilo, rispetto all'anno scorso è diventata molto più brava a pulirsi quando va in bagno, ed inoltre non sono mai riuscita ad associare le due cose. E' possibile compiere ulteriori indagini, possibilmente non molto invasive, per poter confermare altre ipotesi? Sono frequenti a questa età casi di perdite premestruali e quali sono le terapie da adottare? Esistono casi di cisti ovariche che possono dare questi problemi in età pediatrica?
E’ una situazione abbastanza comune nella pratica pediatrica visitare bambine che, per periodi più o meno lunghi di tempo, sporcano le mutandine con secrezioni mucose biancastre o giallo verdastre. Se si esclude la leucorrea (che è il termine medico con cui vengono chiamate queste perdite vaginali) fisiologica delle bambine in fase premestruale e che può comparire già un anno prima della comparsa del menarca (cioè della prima mestruazione), le cause di leucorrea sono nella maggior parte dei casi di origine infettiva (soprattutto batteri e, più raramente, funghi o virus). Ciò si spiega con il fatto che fino alla pubertà esiste nelle bambine una particolare sottigliezza della mucosa della vagina, non ancora stimolata dagli ormoni femminili, che non è in grado di costituire una difesa sufficiente nei confronti della colonizzazione da parte dei vari agenti infettivi.
Manca inoltre la protezione data dal muco cervicale e dall’acidità del pH vaginale, caratteristica della donna adulta. A queste condizioni predisponenti si possono sovrapporre pratiche igieniche scarse o scorrette (ricordiamo che l’orifizio anale va pulito con un movimento dall’avanti all’indietro e non viceversa) o eccessive (come l’uso di saponi o detergenti o antisettici che alterano l’integrità della mucosa della vagina); inoltre l’uso di biancheria occlusiva di nylon come calzamaglie o mutandine strette può favorire l’infezione poiché si fornisce ai potenziali patogeni un ambiente umido e il materiale stesso dell’indumento può essere irritante. Anche i parassiti intestinali, come ad esempio gli ossiuri, che frequentemente infettano i bambini, sono in grado di trasportare germi dall’orifizio anale ai genitali, aiutati dall’intenso prurito, soprattutto notturno, che essi provocano. Poiché le infezioni vaginali sono soprattutto da flora batterica mista, cioè non dovute ad un unico germe, e poiché il primo approccio a tali infezioni non consiste nel trattamento antibiotico, ma nell’osservazione di una corretta igiene locale (impiego di biancheria intima di cotone, uso di saponi o detergenti neutri o a pH leggermente acido, corretta pulizia della zona perineale), l’esecuzione di un tampone vaginale viene riservata ai casi in cui la sintomatologia sia più importante. In caso di positività la terapia verrà decisa in base all’antibiogramma. In presenza di perdite vaginali persistenti, resistenti alla terapia o recidivanti, soprattutto con tracce di sangue, deve essere sospettata la presenza di un oggetto estraneo in vagina.
Gli oggetti più comunemente reperiti sono pezzi di carta igienica, ma anche frammenti di stoffa, forcine per capelli, noccioli di frutta, batuffoli di cotone ecc. introdotti in genere durante il gioco. Anche la sabbia penetrata in vagina può comportarsi da corpo estraneo e provocare una vaginite. La diagnosi è realizzabile con una vaginoscopia, nel corso della quale si procede all’estrazione dell’oggetto. Attraverso una vaginoscopia è possibile inoltre escludere la presenza di una neoplasia cervicale o vaginale, che è comunque un evenienza rarissima in età pediatrica. Le cisti ovariche a cui si riferisce la domanda in genere sono asintomatiche oppure, occasionalmente, in caso di torsione dell’ovaio, danno intenso dolore addominale, nausea e vomito: in questo caso richiedono un immediato intervento chirurgico.
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