Sono il papà di una bambina di sette anni che, sin da piccola, ha avuto frequenti arrossamenti con bruciori ai genitali che curavo con creme a base di ossido di zinco. Ultimamente i fenomeni sono più frequenti; i vari pediatri interpellati hanno attribuito il tutto alla pipì acida, però non è mai stata visitata. La sua pediatra mi ha prescritto la fitostimolina che dà risultati momentanei; l'urinocoltura è sempre negativa. Il rossore è molto vivo soprattutto nella parte alta della vulva e spesso la pelle è gonfia e forma quasi delle pieghe. Vorrei dei suggerimenti ed eventualmente sapere se è necessaria una visita ginecologica.
L'irritazione vulvovaginale rappresenta il problema ginecologico più comune dell'infanzia e dell'adolescenza. In buona misura è determinata da una condizione parafisiologica, rappresentata dalla mancanza dei cuscinetti adiposi labiali e dei peli pubici per la protezione dei genitali esterni per cui, quando la bimba si accovaccia, le piccole labbra tendono naturalmente ad allargarsi e questo provoca l'esposizione di tessuti delicati compresi nell'anello imenale. Altra condizione predisponente è la vicinanza esistente tra vagina ed orifizio anale, tale da consentire abbastanza agevolmente il trasferimento di batteri intestinali all'area vulvovaginale.
Da non sottovalutare infine, la condizione di frequente "toccamento" che alcune bambine hanno assunto come abitudine. In effetti, anche il ph vaginale gioca un ruolo importante, nel senso che, essendo l'epitelio della mucosa vaginale sensibile agli ormoni steroidei (estrogeni), la relativa carenza determina una maggiore suscettibilità ad infezioni batteriche. Infatti, le vulvovaginiti ricorrenti si interrompono quando viene raggiunta la pubertà ed il ph vaginale diventa più acido proteggendo meglio dalle infezioni locali. A parte le vulvovaginiti specifiche, causate cioè da germi che specificamente colonizzano i genitali e per i quali esistono terapie specifiche, esistono forme cosiddette "aspecifiche" che si verificano spesso in bimbe con igiene perineale non corretta e che si accompagnano a secrezione marrone o verde maleodorante.
I germi responsabili sono spesso di origine intestinale, secondari a contaminazione fecale. Altre volte si tratta di germi trasmessi attraverso le mani dal rinofaringe. La vulvovaginite non specifica può dare luogo, in alcuni casi, ad uno stato di infezione cronica. Generalmente vestiti, prodotti chimici, cosmetici e saponi, detergenti impiegati per la toilette e l'igiene possono provocare irritazioni che conducono a vulvovaginiti non specifiche. Anche capi di vestiario attillati, jeans, calzamaglie ed abiti stretti, così come mutandine elastiche e pannolini rivestiti di materiale plastico possono essere fattori scatenanti. Le vulvovaginiti ricorrenti vanno trattate con antibiotici sistemici ed a volte richiedono l'ausilio di creme estrogeniche locali.
Viceversa, se non vi sono segni di infezioni in senso stretto (non vi sono, ad esempio, secrezioni più o meno maleodoranti), ma vi è esclusivamente arrossamento ed irritazione vulvovaginale, il trattamento deve includere suggerimenti per l'igiene perineale, raccomandazioni a non indossare abiti eccessivamente attillati, all'uso di saponi neutri (asciugando bene la vulva), e raccomandazioni sulla modalità di pulizia dopo la defecazione evitando accuratamente di contaminare l'area vaginale. In conclusione, una visita ginecologica (anche con tampone vaginale) può essere presa in considerazione in presenza di irritazione vulvovaginale persistente, alla ricerca di eventuali germi responsabili.
Non dimentichiamo, infatti, che l'infezione vulvovaginale più comune nelle bambine piccole è quella da "Candida", e che quando essa tende a recidivare può addirittura svelare un diabete mellito incombente. Si tenga, infine, presente che l'irritazione vulvovaginale può essere espressione non solamente di infezioni, ma di altre e più specifiche condizioni, come ad esempio la dermatite atopica (molto pruriginosa), o la dermatite da contatto (dovuta a saponi, polveri, schiume da bagno, carta igienica, certi indumenti ecc.), che andranno evidentemente escluse.
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