Come differenziare se un malato ha l’influenza vera e propria o una forma virale che le somiglia?

La differenza non si può rilevare solo dai segni clinici; serve un esame: la ricerca del virus. Questa attività, molto utile ai fini statistici, viene svolta dai medici sentinella, sia generalisti che pediatri, i quali, in caso di paziente con sintomi caratteristici, effettuano durante la visita un tampone alla gola. Il tampone viene inviato al centro universitario più vicino, dove viene analizzato con metodiche di genetica molecolare. Se si individua il virus influenzale, gli si dà un nome (influenza nel nostro caso), un sotto-nome (tipo A o tipo B), un sotto-sotto-nome (H3N2 ad esempio) e una indicazione geografica del posto dove è stato isolato (Brisbane ad esempio, ma può essere Genova o altro). Questa classificazione è utile per confrontare il virus trovato nei pazienti con quello che era contenuto nel vaccino di quell'anno (che, essendo preparato prima dell'epidemia, potrebbe non avere "centrato il bersaglio").

Dove vengono riversati i dati sull'influenza?

Sul sito del ministero http://www.iss.it/iflu dove settimanalmente si vedono i grafici corrispondenti al numero dei soggetti ammalati, divisi per fasce di età (come nel grafico sotto riportato, che corrisponde all’andamento dell’epidemia del 2006-2007). Analogamente si lavora negli anche Stati Uniti e in molti paesi europei, in modo da sorvegliare l’andamento dell’epidemia con numero di malati, di ricoveri e di decessi. Mi aiuti a capire meglio il grafico: E’ molto semplice: in verticale sono riportati la percentuale di malati su 100.000 abitanti, mentre in orizzontale le settimane dell’annata. Infine i casi identificati sono caratterizzati da una linea blu se il bambino ha meno di 4 anni, verde se l’età è compresa fra 5 e 14 anni, infine in giallo gli adulti, in bianco gli ultra 65enni e in rosso la media dei gruppi precedenti. La campana più alta pare proprio quella dei bambini più piccoli Ed è così da molti anni: la curva blu supera abbondantemente tutte le altre. Questo vuol dire che nel periodo di punta dell'influenza tre quarti dei malati hanno meno di 5 anni. Al contrario, i nonni si ammalano di influenza meno degli altri, grazie al fatto che la vaccinazione antinfluenzale è frequente e diffusa negli anziani.

Si ammalano in tanti, ma quanti in modo grave? Quanti muoiono per l’influenza?

Questo è il tragico parametro che dobbiamo valutare. Dove il conteggio è stato fatto correttamente (negli USA), si è visto che si può morire di influenza, o meglio delle sue complicazioni: il dato è nell’ordine di 84 minori solo per la stagione 2007-2008, dati rilevati in 33 stati americani su 50 e in un’annata di scarsa epidemia. Se dividessimo questo numero di 84 decessi in età pediatrica per 7 (a tanto si rapporta la popolazione infantile americana rispetto a quella italiana) troveremmo un numero ipotetico di circa 12 morti all’anno di complicanze da influenza in Italia nei minori; una cifra che spaventa e che fa riflettere sull’opportunità della vaccinazione a tutti i bambini piccoli.

Ci sono dei soggetti che rischiano di più dall'influenza?

Chi soffre di una malattia cronica, perché avendo una malattia di base le loro condizioni di salute li portano a ammalarsi comunque di più e a rendere maggiormente incerto il superamento della malattia, sia per le condizioni di salute, sia per i possibili deficit immunitari legati alla patologia di base o all’assunzione di farmaci che tale deficit provoca.

E chi sono queste categorie di persone? Sono i soggetti, adulti o bambini, affetti dalle seguenti malattie:

  • Diabete e malattie metaboliche
  • Cardiopatie congenite e acquisite
  • Insufficienza renale
  • Malattie del sangue e dell’emoglobina
  • Immunodeficit congenito e acquisito, compreso se indotto da farmaci o da HIV
  • Celiachia e altre malattie infiammatorie croniche dell’intestino
  • Malattie per le quali è previsto un intervento chirurgico
  • Malattie a carico dei muscoli e dell’apparato neurologico

Dobbiamo vaccinare altri soggetti a rischio?

Certamente: le categorie per i quali raccomandare la vaccinazione a causa del loro stato sono:

  • Malati che assumono cronicamente aspirina per il rischio di incorrere nella grave sindrome di Reye che provoca insufficienza renale e epatica.
  • Tutti i famigliari o chiunque assiste malati che per motivi legati alla propria condizione non possono essere vaccinati
  • Le donne in stato di gravidanza nel periodo influenzale o che avranno appena partorito.

Vaccinare per l'influenza le donne in gravidanza?

Ma non è un rischio per il feto vaccinarle? E’ stato dimostrato che non lo è. Del resto il feto corre molti più rischi di complicazioni se la mamma si ammala di influenza che non se la mamma si vaccina. Ho letto che devono vaccinarsi anche i medici e i carabinieri, perché? Sia perché l’influenza può provocare le complicazioni che ho spiegato prima, ma anche perché provoca un tal numero di malati che arreca un considerevole danno all’organizzazione sociale (per l’assenza dal lavoro di migliaia di persone addette a servizi di pubblica utilità). Per questo il ministero raccomanda la vaccinazione a questi lavoratori, identificandone un gran numero.

Vaccinare per l'influenza i nonni?

Siamo al punto importante: oltre alle categorie elencate per malattia e a quelle per professione, il terzo filone di soggetti da vaccinare sono quelli per età, in primis gli anziani, classicamente oltre i 65 anni, sempre per un discorso di possibili rischi di complicanze. Altri? Assieme ai nonni vanno vaccinati anche i bambini, specie quelli piccoli in quanto, anche se non affetti da una patologia di base, sono essi stessi a rischio significativo di ricovero o addirittura decesso. Per capirci, l'influenza crea più complicazioni di altre malattie per cui la vaccinazione è la regola: ad esempio, il morbillo o la pertosse.

Altro su: "Studiare le epidemie di influenza"

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