Ho una zia infermiera, oggi in pensione, che durante il suo servizio ha contratto l'epatite C. Spesso, con la mia famiglia, vado a pranzo da lei. Se cucinando lei si tagliasse, è possibile che i cibi che cucina siano mezzi di trasmissione per l'epatite? Alla zia è stato detto che la sua malattia non è più contagiosa. E' possibile che, pur avendo l'epatite da sette anni non possa più infettare gli altri?
Come lei giustamente afferma il virus dell'epatite C si trasmette attraverso il sangue (o suoi derivati o altri materiali organici), tuttavia penso che non sia giusto privare senza motivo la zia, già sfortunata per aver contratto l'epatite C, del piacere di ricevere i nipoti e di preparare loro un buon pranzo. Non sono stati segnalati casi di contagio avvenuto per via alimentare. Le può essere utile sapere che alcuni studi hanno dimostrato che le madri che presentano solo epatite C possono allattare i loro figli, ed altri che hanno documentato che i conviventi di bambini con epatite C non corrono rischio di infettarsi. Il contagio dell'epatite C (come di altre malattie ad esempio epatite B e AIDS) può verificarsi attraverso la trasfusione di sangue e suoi derivati (attualmente attentamente controllati: è però impossibile eliminare un rischio minimo), o il trapianto di organi, oppure attraverso il contatto di superfici lesionate della pelle o della mucosa (che ricopre la bocca, il tubo digerente, parte dei genitali etc.) con il sangue o con altre secrezioni di una persona infetta. Anche i rapporti sessuali possono trasmettere l'epatite C.
Le precauzioni da prendere non devono far riferimento ai rapporti con la singola persona ritenuta contagiosa, ma devono far parte di uno stile di vita quotidiano. L'uso di strumenti che possono provocare lesioni anche inapparenti della cute o delle mucose (tagliaunghie, spazzolini da denti, alcuni orecchini, pettini, siringhe, rasoi) deve essere strettamente individuale e, quando possibile, con prodotti "a perdere". Tatuaggi, piercing, manicure ed altre attività simili devono essere svolte da personale affidabile che sterilizzi adeguatamente gli strumenti ed usi materiale idoneo. Rapporti sessuali occasionali devono essere "protetti" (uso del profilattico).
Può esser utile tenere in macchina dei guanti a perdere, disponibili in molti negozi di articoli per la casa, per evitare di trovarsi in difficoltà nel prestare soccorso in caso di incidente stradale. Il bambino che contrae l'epatite C nella maggioranza dei casi non presenta sintomi e l'infezione può essere sospettata solamente da un modesto aumento delle transaminasi (ALT e AST) e confermata dalla ricerca di anticorpi contro il virus dell'epatite C. E’ molto rara una forma grave di epatite acuta. Il sospetto di questa malattia si pone quando esistono dei "fattori di rischio" (trasfusioni ripetute, uso di gammaglobuline, madre positiva durante la gravidanza, tossicodipendenza negli adolescenti) o quando casualmente di riscontrano delle transaminasi elevate senza altre apparenti ragioni. Non è necessario sottoporre un bambino senza fattori di rischio ad indagini specifiche, anche se convivente con soggetti affetti da epatite C. Non ho elementi sufficienti per rispondere al quesito sulla eventuale contagiosità della zia, ma penso che quello che abbiamo detto renda superfluo approfondire la questione.
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