A Chiara
Capitolo primo: Il viaggio
Era una bella giornata di sole, faceva piuttosto caldo, ma per fortuna, ogni tanto, s’alzava un refolo di vento a rinfrescare l’aria. Un’auto percorreva la strada del bosco in direzione del Castello di Trebbio. All’interno v’erano una donna e una bambina. La piccola, che aveva un caschetto di capelli castani e gli occhi scuri, osservava il paesaggio con attenzione, senza distrarsi.

" Ciao, bosco, ciao!" urlava ogni tanto affacciandosi al finestrino. " Mamma, secondo te il bosco mi sente, capisce quello che gli dico?" - Certo, Chiara.- rispondeva la mamma con una vocina un po’ particolare. In questo modo cominciava il gioco del bosco, che cambiava ogni volta, ma era effettuato sempre durante i viaggi per andare a trovare il babbo a Trebbio, dove lavorava nei mesi estivi. Era bello andare da lui, c’era la piscina e Chiara aveva imparato proprio lì a nuotare; faceva mille giochi con Pietro, il suo migliore amico, quello più bello era la costruzione del fortino con i divani. Il babbo la coccolava e la mamma aveva più tempo per stare con lei. Cosa poteva desiderare di più, con due genitori così? A dire il vero c’era qualcosa che voleva con intensità, ma non poteva avere per motivi di spazio: un cane. Abitavano in un appartamento e non potevano permettersi di tenere alcuna bestiola. Ecco se avesse avuto un cane, anche non di razza, un semplice bastardino, sarebbe stata proprio una bambina felice. Era così immersa nei suoi pensieri, che non s’accorse della frenata; brusca, di quelle che fanno paura.

E Chiara si spaventò a morte." Mamma, mamma!" urlò con quanto fiato aveva in gola. - Chiara, calma, stai tranquilla, ho dovuto frenare, non potevo metterlo sotto, guarda!-

" Cos’è?"

domandò la bambina. -Non vedo bene - rispose la mamma - scendiamo e lo scopriremo.

Capitolo secondo: Fortunato
Era un batuffolo di pelo grigio e bianco, soffice al tocco, con due occhi umidi e dolci che guardavano le due donne interrogativi, aspettando chissà quale castigo. " E’ un cagnolino!" - Già - constatò la mamma - qualcuno l’ha abbandonato in mezzo alla strada per non portarselo in vacanza, è stato fortunato ad incontrare noi, guarda come spenzola la lingua, ha tanta sete.- "Possiamo chiamarlo Fortunato e tenerlo con noi, mamma, è così piccolo!" - Intanto portiamolo dal babbo a bere, ormai mancano pochi chilometri, poi si vedrà.- Chiara prese in braccio il cucciolo, che a quel contatto si rannicchiò tutto, montò in macchina e si mise al suo posto, la mamma avviò il motore e il viaggio riprese. Arrivarono dal babbo una decina di minuti dopo e il cagnolino, che ormai si chiamava Fortunato, bevve a sazietà. Fu una giornata indimenticabile per Chiara, Pietro la raggiunse nel pomeriggio e insieme giocarono con Fortunato, ma venne la sera e giunse il momento di separarsi. I due ragazzi si salutarono e la bambina prese in braccio il cucciolo per portarlo a casa. La mamma la fermò: " cosa fai, Chiara, non è possibile portare con noi il cagnolino, lo sai non c’è posto!" - Ti prego, mamma, per una notte soltanto, è piccolo e non ha nessuno...

- La mamma sorrise, poi scuotendo la testa disse: " per stanotte e basta, domani deve andare via." - Grazie, grazie!- e Chiara prese a saltare per la contentezza con Fortunato in braccio che ballonzolava tutto e la guardava con due occhioni stupiti che sembravano quasi umani. Capitolo terzo: il sogno " Mamma, Fortunato può dormire in camera mia?" - Dipende, se vuoi farlo andare nel tappeto o sul letto...- " Vada per il tappeto". - D’accordo, intanto pulisci Fortunato, ne ha bisogno.- E la mamma porse a Chiara una spazzola di ferro per ripulire il pelo del cagnolino che l’aveva tutto arruffato e molto sporco.

Chiara sistemò il suo piccolo amico per terra, nel tappetino di lana, lo spazzolò vigorosamente, gli fece una lunga carezza, spense la luce e si addormentò. Non trascorse molto tempo, che un angelo, di cui non sappiamo il nome, venne a far visita a Chiara, le sistemò il lenzuolo che per il caldo la bambina aveva gettato per terra, osservò il piccolo Fortunato che dormiva tranquillo, poi aiutandosi con un’ala, prese a vergare alcune frasi in un pezzo di carta che lasciò sul comodino e scomparve. Intanto Chiara, che non s’era accorta di nulla, sognava... Si trovava al castello di Trebbio, nel bel mezzo di una festa rinascimentale. C’erano dame e cavalieri in abiti sontuosi, tavoli ricchi di vivande e musici che intrattenevano gli ospiti. Tutti ridevano spensierati e lei giocava con alcuni bambini a rincorrersi, quando... nell’ampio salone calò il silenzio. Tutti gli occhi erano puntati su un giovane, che non si sapeva da dove venisse e che era vestito poveramente. Egli s’avvicinò a Chiara che era rimasta senza parole, le porse un biglietto in carta pergamena e scomparve. La bambina si svegliò di soprassalto madida di sudore, cercando di raccapezzarsi sull’accaduto. Il piccolo Fortunato dormiva. Capitolo quarto: il biglietto Chiara si stropicciò gli occhi, attraverso le persiane notò che stava albeggiando, infilò le pantofole, non riusciva a restare a letto.

Tutto era tranquillo.

Vide il biglietto. Identico a quello del sogno. Rimase allibita, era d’una carta strana che pareva antica. Lo lesse e per l’emozione dovette sedersi sul letto. C’era scritto: " grazie di aver salvato quel cucciolo, la sua mamma che è volata in cielo, era molto preoccupata per lui, da solo in quel bosco, senza il tuo aiuto non sarebbe vissuto, tienilo con te, non preoccuparti per lo spazio, tutto si aggiusterà abbi fiducia." Chiara scosse la testa, incredula e borbottò tra sé: " sono davvero troppo stanca, voglio dormire ancora." Tolse le pantofole e s'infilò di nuovo a letto, non senza aver dato un’occhiata a Fortunato. Capitolo quinto: la sorpresa Chiara fu la prima ad alzarsi. Scivolò in bagno, era ancora frastornata per il sogno della notte appena trascorsa e per il biglietto, che era davvero sulla scrivania. Fortunato la seguiva passo, passo... squillò il telefono: " che ore sono?" chiese la mamma. " Non lo so, ma vado a rispondere io, non preoccuparti." - Chiara, ciao, sono il babbo, ascolta abbiamo vinto tanti soldi alla lotteria, chiama la mamma devo parlarle.- " Urrà, che bello abbiamo vinto, mamma corri al telefono, abbiamo vinto!" -

Calma, Chiara, che succede, fammi sentire.- La mamma sbiancò, poi si mise a sedere per l’emozione: - sì, va bene, ci vediamo più tardi, d’accordo, a presto.- Fortunato, intanto, rosicchiava le pantofole della sua nuova amica, con una foga insospettabile in un essere così piccolo. " Mamma, sai stanotte ho fatto un sogno strano e poi sul comodino ho trovato questo." La bambina mostrò il biglietto. - Chi l’ha scritto aveva perfettamente ragione, tutto si aggiusta, noi stiamo già bene così, ma questa vincita inaspettata ci permette di acquistare una casa più grande, con un giardino e...- " Allora posso tenere con me Fortunato?" - Certo, a questo punto nulla lo impedisce, Fortunato ormai fa parte della famiglia...- " Secondo te, mamma, il biglietto chi l’ha scritto?" -

Non ho idea, Chiara, di sicuro qualcuno che ci vuole molto bene e che ama le bestiole, piccole e indifese come Fortunato, qualcuno che è speciale...
Per gentile concessione dell'Autrice, da: Serie: Libri Personalizzati - Collana: L’ albero di carta
Edizioni: KIKKEREMAKEO CLUB -
Tel. e/o Fax 055-8495146
Testi: Francesca Lippi Impaginazione: Alberto Toninelli Illustrazioni: Giada Barone Rilegatura: Coop.Soc. LA MASCHERA

Altro su: "La favola del castello di Trebbio"

Una leggenda: il bambino abbandonato
La leggenda di un povero calzolaio di Trieste e di un bambino abbandonato.
Cuor di formica
Avreste mai pensato che una formica potesse essere emozionata e agitata per il suo primo viaggio fuori dal nido, all'aria aperta? Ecco il tema della fiaba.
Se il mare cadesse il mondo sarebbe sottosopra
C'era una volta tanto tempo fa... Inizia così la fiaba di Gil che incontra il Signore della Sabbia e del Vento.
Novella di Pirandello
Un brano tratto dalla Novella del premio Nobel Luigi Pirandello.
Lo svezzamento: letteratura
Parliamo dello svezzamento nella letteratura; un brano tratto da "La pappa dolce" dei fratelli Grimm ed una poesia di Gianni Rodari.
La scatola magica
C'era una volta un vecchio signore che non riusciva a ricordare nulla.