In questo articolo vi parlerò della fiaba, in particolare di come la sua simbologia, il senso di attesa e di attrazione magnetica verso il finale, l’entusiasmo e l’energia che libera nel corso della lettura rappresenta un’arte curativa ed educativa.

Con la fiaba si possono creare speciali occasioni di incontro, confronto e relazione oggi difficili da stabilire data la frenesia in cui si è immersi. Nel mio lavoro spesso riscontro con le mamma ed i papà il bisogno e la necessità di stare di più con i propri figli. I genitori infatti lamentano di avere pochi spazi da dedicare ai loro bambini, vuoi per il lavoro o per la scuola o per le attività in cui sono impegnati i figli nel doposcuola.

In tutti questi casi la lettura della fiaba, dei racconti o delle poesie diventa la via maestra per entrare in contatto con il mondo emotivo dei propri figli; quel contatto che tanti lamentano di non avere. Aprire le porte al mondo della fantasia permette di stabilire una relazione speciale, e questo perché si libera la creatività dei sentimenti che fa sentire tutti più uniti, vicini e sereni.

Provate ad accennare l’inizio di un racconto ad un bambino di tre/quattro anni: questi vi guarderà con gli occhi spalancati pronto ad ascoltare. Come si fa in taluni casi a non lasciarsi andare alla fantasia? Se si osserva un bambino, dopo che ha visto o sentito qualcosa per lui molto interessante, si potrà notare che non rimane passivo di fronte agli stimoli ma inizia a sperimentare ciò che ha visto.

Ci sono bambini che dopo aver guardato un cartone animato iniziano, sull’onda della fantasia, a giocare e a muoversi come hanno visto fare dai personaggi; altri possono mettersi a disegnare, altri ancora possono rivolgere al genitore tutta una serie di domande… perché… che cos’era… ma perché è successo quello!

Domande e giochi che hanno il fine ultimo di drammatizzare le scene che li hanno colpiti in maniera catartica (liberatoria), scaricando tutta la tensione emotiva accumulata durante la visione del film/cartone animato. Ogni bambino ha la sua modalità ma un fatto è certo: i bambini non sono mai passivi di fronte alle cose della vita. Se un bimbo dovesse esserlo vuol dire che sta lanciando dei messaggi importanti per segnalarci un disagio che lo affligge.

Oggi più che mai si sta assistendo ad una riscoperta e valorizzazione della fiaba, dei racconti e delle storie riconoscendone il grande valore educativo e terapeutico. Una volta la narrazione era solo verbale ed era la via maestra per tramandare tradizioni e riti.

A tutt’oggi nelle popolazioni primitive dell’Africa o nel cuore dell’America Latina si utilizzano ancora i racconti per iniziare i giovani alla vita adulta. Nel nostro mondo, al contrario, si sta sempre più perdendo il senso della continuità generazionale, e questo va a scapito dei piccoli che sempre più si sentono senza radici.

La fiaba dunque ha un importante valore educativo e terapeutico. Educativo perché induce il bambino ad accostarsi alla realtà, osservando ciò che accade senza sbilanciarsi troppo. Terapeutico perché, attraverso l’osservazione creativa della realtà, il bambino sperimenta emozioni nuove, o familiari, mantenendo la giusta distanza che lo aiuta a rafforzare la propria identità.

Questo è possibile poiché la fiaba dà risalto e valore alle risorse personali sia a livello individuale che relazionale. Nelle fiabe viene data molta importanza alla capacità del singolo nell’affrontare i problemi che la vita pone, dando anche risalto alle persone a lui vicine: spesso si tratta di amici, compagni, precettori, maghi; non di frequente è la mamma o il papà.

Per aiutare il bambino in questa delicata fase della sua vita e giungere ad una maturazione interiore, non solo intellettiva, ma affettiva ed emotiva si possono creare dei racconti insieme a lui partendo dallo stato d’animo che preme più in quel momento: ad esempio la paura di essere abbandonato, la gelosia, l’angoscia di morte, la rabbia verso i genitori, il senso di inadeguatezza, la paura di crescere, ecc..

In questo modo si aiuta il bambino a capire cosa sta provando in quel momento e perché, dando un significato e un valore alle sue emozioni. Il bambino così non ne avrà paura, bensì imparerà a riconoscerle e a gestirle quando si ripresenteranno senza esserne sopraffatto.

Inventare dei racconti fiabeschi aiuta ad elaborare le proprie emozioni condendo la storia con avvenimenti squisitamente personali. Io lo propongo sempre senza nulla togliere alle fiabe di lunga data. Inventare, creare, costruire delle storie spalanca la via all’intelligenza emotiva/creativa di cui tanto si sente parlare (Goleman) ma di cui poco in concreto si sa.

Con l’invenzione di un racconto, una fiaba, una storia si aiuta il bambino a sentirsi: a sentire e dare voce alla propria fantasia, a sentire e dare voce ai propri ed esclusivi sentimenti, a sentire e dare voce ai propri sogni, desideri ma soprattutto ai bisogni. Il bisogno di essere rassicurato, coccolato, amato, protetto.

Aiutare il bambino ad identificare lo stato d’animo che vive senza averne timore è molto importante, e questo perché la paura delle emozioni e di quello che il corpo ci vuole comunicare tramite loro, porta a non conoscersi. La conoscenza emotiva di sé, di quello che si prova in determinate circostanze aiuta a vivere bene il mondo che ci ospita senza sentirsi in balia degli altri o degli eventi che ci accadono.
 

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