Provate ad accennare l’inizio di un racconto ad un bambino di tre/quattro anni. Questi vi guarderà con gli occhi spalancati pronto ad ascoltare. Come si fa in taluni casi a non lasciarsi andare alla fantasia?
Se si osserva un bambino, dopo che ha visto o sentito qualcosa per lui molto interessante, si potrà notare che non rimane passivo di fronte agli stimoli ma inizia a sperimentare ciò che ha visto.

Una volta la narrazione era solo verbale ed era la via maestra per tramandare tradizioni e riti. Oggi si sta sempre più perdendo il senso della continuità generazionale, e questo va a scapito dei piccoli che sempre più si sentono senza radici.

La fiaba dunque ha un importante valore educativo e terapeutico.
Educativo perché induce il bambino ad accostarsi alla realtà, osservando ciò che accade senza sbilanciarsi troppo

Terapeutico perché attraverso l’osservazione creativa della realtà il bambino sperimenta emozioni nuove, o familiari, mantenendo la giusta distanza che lo aiuta a rafforzare la propria identità.  Questo è possibile poiché la fiaba dà risalto e valore alle risorse personali sia a livello individuale che relazionale.

Per aiutare il bambino in questa delicata fase della sua vita e giungere ad una maturazione interiore, non solo intellettiva, ma affettiva ed emotiva si possono creare dei racconti insieme a lui partendo dallo stato d’animo che preme più in quel momento, ad esempio la paura di essere abbandonato, la gelosia, l’angoscia di morte, la rabbia verso i genitori, il senso di inadeguatezza, la paura di crescere, ecc..

In questo modo si aiuta il bambino a capire cosa sta' provando e perché, dando un significato e un valore alle sue emozioni. Il bambino così non ne avrà paura, bensì imparerà a riconoscerle e a gestirle quando si ripresenteranno senza esserne sopraffatto.

Inventare dei racconti aiuta ad elaborare le proprie emozioni condendo la storia con avvenimenti squisitamente personali. Io lo propongo sempre senza nulla togliere alle fiabe di lunga data.
 

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