Al mio bimbo di 26 mesi, allergico al latte vaccino, è stato effettuato l'ennesimo prick test (il quarto) che è risultato per l'ennesima volta positivo (prick by prick per latte vaccino: 10 x 4). Il test di scatenamento poi tentato è miseramente fallito al primo tentativo (sporcamento con latte vaccino di labbra e contorno labbra con conseguente edema delle labbra ed eritema del contorno). Fermo restando che considero l'allergia del mio bimbo non una malattia bensì una "compagna di vita" alquanto "noiosa" per entrambi (per il bimbo che, soprattutto quando sarà più grandicello, dovrà abituarsi alle rinunce e per la mamma che deve e dovrà continuare a cucinare i suoi piatti particolari e quasi sempre diversi da quelli di mamma e papà) vorrei chiedere: ha senso "sperare" che questa allergia possa andarsene crescendo o è vero che, giunto ormai quasi all'età di due anni e mezzo, il bimbo è ormai avviato verso una pressoché certa permanenza del problema in età adulta? Inoltre, l'unico trattamento da farsi in questi casi è l'astinenza totale da latte, latticini e annessi vari (come io faccio fare al mio bimbo da quando, ad un anno, ho smesso di allattarlo) oppure esiste un qualche sistema alternativo (magari più efficace, dato che i quattro prick sono andati in questo anno sempre peggiorando)?
La storia naturale dell'allergia alle proteine del latte vaccino è quella di una evoluzione verso la guarigione. Tale guarigione avviene, nella maggior parte dei casi, tra i 12 ed i 24 mesi, ma quando l'allergia è sicuramente IgE mediata e quindi con prick test positivi, tale guarigione tende a ritardare. Una possibilità frequente è quella di una persistenza di positività del prick test con, al contrario, una tolleranza dell'alimento da parte dell'organismo. Per tale motivo è sempre utile, dopo una certa età, anche se i prick test sono positivi, ricorrere al test di scatenamento.
Nel suo caso tale scatenamento è stato chiaramente positivo, quindi l'allergia è ancora presente e sembra essere un'allergia intensa. Conviene ripetere i prick test ogni sei mesi e lo scatenamento con alimento solo allorquando i prick test saranno negativi. Se i prick tendono a persistere positivi anche dopo i quattro anni, allora si potrà ripetere il test di scatenamento (sempre in ambiente ospedaliero).
Non è assolutamente vero che, poiché l'allergia tende a persistere oltre i due anni di età, è certo che durerà tutta la vita. Naturalmente esistono anche gli adulti allergici alle proteine del latte: questo vuol dire che tale fenomeno non è sicuramente limitato all'età pediatrica e che una piccola percentuale di bambini con allergia al latte resteranno allergici per tutta la vita.
Tale fenomeno però rappresenta una rarità e l'evento più frequente, oltre alla tolleranza spontanea, è il persistere di una tolleranza ridotta. Il bambino, ex-allergico, tollera l'alimento con tranquillità, ma presenta sintomi solo allorquando ne abusa. Al momento non vi è nessun altro esame che può consentirci di definire con certezza il futuro comportamento dell'allergia nel suo bambino.
A sostegno della sua serenità, nel dire che non ha timore di dover proseguire a lungo con tale dieta, le esprimo un parere personale in merito al latte vaccino, ma condiviso anche da un Maestro della Pediatria Italiana quale è stato il Prof. Bottone di Pisa. Il latte vaccino, a differenza di quello che si crede, è uno degli alimenti più innaturali che l'uomo assume, trattandosi della secrezione mammaria di un altro mammifero (la mucca). Non vi è nessun mammifero che, spontaneamente, ha l'abitudine di cibarsi della secrezione mammaria di un altro mammifero di specie diversa.
L'esempio del caso "Mucca Pazza", fatte le debite proporzioni, è illuminante per capire quali danni può causare una forzata alimentazione innaturale. L'aumento dell'allergia alle proteine del latte vaccino nell'uomo, probabilmente, dipende proprio da una eccessiva presenza di tali proteine nella nostra alimentazione. Il consiglio che io dò alle mamme dei bambini ex-allergici al latte, è quello di considerare quanto ho appena esposto e di non esagerare nell'alimentare il proprio figlio con il latte o i suoi derivati, anche se il bambino ormai li tollera bene.
Al momento non esiste alternativa terapeutica alla dieta priva di tali proteine. Qualcuno sta tentando, ma la cosa è ancora molto sperimentale ed empirica, di praticare una desensibilizzazione per via orale, reintroducendo il latte in modo estremamente graduale (aumentando di una goccia al giorno e diluendo il tutto in un litro di acqua).
L'aumento di dimensione del prick test non è correlato con un peggioramento dell'allergia al latte, ma indica solo che sono ancora presenti IgE specifiche verso questo alimento. È normale che più il bambino allergico cresce e più la sua reazione al prick è intensa. La stessa cosa accade quando si pratica, in età differenti, il prick con istamina. Tale prick è sempre positivo anche nei soggetti non allergici, ma aumenta progressivamente di dimensione con l'aumentare dell'età.
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