A mia figlia, che presenta pluriintolleranze, anche al lattosio, è stato consigliato il latte di asina. Vorrei sapere se tale consiglio ha fondamento e se si, quale potere nutrizionale ha questo alimento, quali sono i suoi componenti e se esistano possibilità di commercializzazione.
L'uso di latti di altri mammiferi in sostituzione del latte materno è una pratica che risale senz'altro ad epoche primitive. Nell'antichità bisognava adattarsi con il tipo di animale disponibile, per cui, a seconda delle regioni italiane o delle nazioni, si può riscontrare un uso di latti derivanti da diverse specie animali; ciò in base alla disponibilità, alla comodità di approvvigionamento ed anche a tradizioni tramandate oralmente. In diverse regioni del Centro-Sud dell'Italia vi è la tradizione di utilizzare latti di origine equina (Asina, Cavalla) poiché hanno rappresentato nei secoli un alimento facilmente disponibile per i lattanti ed inoltre hanno una composizione che si avvicina molto di più a quella del latte umano, rispetto al latte vaccino.
L'enorme diffusione, avvenuta con l'introduzione del frigorifero domestico, di prodotti caseari freschi e la disponibilità di latti in polvere ha determinato un aumento incredibile, rispetto al passato, di assunzione da parte degli "umani" di proteine del latte vaccino. Ciò ha probabilmente fatto aumentare la percentuale di soggetti allergici o intolleranti a tali proteine. In questi casi (allergia o intolleranza alle proteine del latte vaccino) può essere utile sostituire il latte vaccino con un latte le cui proteine siano di origine vegetale (soia), oppure con proteine che, a causa di un processo detto idrolisi, hanno perso il potere allergizzante (latti idrolizzati). Sia i latti di soia che quelli "idrolizzati" garantiscono una crescita ottimale al bambino, anche se assunti per molti mesi o per anni. Il loro difetto è quello di non avere un gusto particolarmente gradevole, per cui spesso sono assunti malvolentieri dal lattante. Si può inoltre ricorrere a latti di specie animali diverse dai bovini e con un gusto più vicino a quello del latte tradizionale. I più usati sono quelli di Capra, Asina e Cavalla.
Purtroppo il bambino che è allergico alle proteine del latte vaccino può essere allergico, ma in percentuali inferiori, anche alle proteine dei latti appena citati. A seconda delle statistiche e del tipo di latte, la possibilità che un bambino allergico o intollerante alle proteine del latte vaccino lo sia anche a quello di altri animali varia dall'80 al 30%. Non esiste un tipo di latte al quale non si può essere allergici con certezza, ma solo una minore probabilità di esserlo. Tutti questi latti di altri mammiferi contengono lattosio, per cui non possono essere assolutamente usati nel caso di accertata intolleranza al lattosio, per la quale si usa invece un latte delattosato, il cui gusto è molto simile a quello del latte vaccino. Per Intolleranza al lattosio si intende un deficit enzimatico della lattasi (N.d.R.: un enzima intestinale che permette l’assorbimento del lattosio).
Per Allergia alle proteine del latte si intende un anomalo comportamento del sistema immunitario che produce IgE specifiche verso gli antigeni proteici. Sotto il termine di Intolleranza vanno invece compresi tutti quei meccanismi che non coinvolgono il sistema immunitario. In realtà, per quanto riguarda le proteine del latte vaccino, si verifica che per "Intolleranza alle proteine del latte vaccino" dovrebbero essere identificate le manifestazioni non determinate da IgE specifiche, ma poiché molte di queste sono causate comunque da anomalie immunitarie di tipo cellulo-mediato, alla fine sarebbe preferibile definirle tutte come "Allergia alle proteine del latte vaccino". Se il bambino presenta una contemporanea intolleranza al lattosio ed alle proteine (combinazione molto rara), si dovranno usare i latti idrolizzati o quelli a base di soia, che non contengono lattosio. Il latte di origine equina presenta una composizione in proteine e zuccheri molto più simile a quella del latte di donna, rispetto ad altre specie animali, e presenta una maggiore differenza antigenica nelle sue proteine rispetto a quelle di origine bovina. Il latte d'asina è senz'altro, tra quelli disponibili con una certa facilità, il meno allergizzante. La commercializzazione è un problema molto serio. Se si vive in una zona di allevamenti equini può essere agevole procurarsi tale latte, altrimenti la sua reperibilità è molto difficile.