Qualche sera fa è venuta a trovarci un'amica di famiglia che abbiamo saputo essere affetta dal cosiddetto "fuoco di sant'Antonio" (non conosco il termine scientifico). Siccome abbiamo un bambino di circa un anno, temiamo ora che possa essere stato contagiato o che noi stessi l'abbiamo contratto, sebbene pensiamo di non avere avuto alcun contatto con questa persona. Vorrei sapere che malattia è, in che modo si trasmette il virus e quali possono essere, eventualmente, le conseguenze per il bambino. Inoltre vorrei sapere in che modo si può accertarsi di un'eventuale infezione del virus dato che da quello che sappiamo esso rimane latente anche per molto tempo nel sistema nervoso.
Il cosiddetto "fuoco di Sant'Antonio" (o "Zoster", in termini più tecnici) altro non è che una manifestazione a distanza della varicella; ed infatti, il virus in causa è il medesimo: il virus VZ (Varicella-Zoster), della famiglia degli Herpes. Dopo una varicella può succedere che il virus non venga del tutto eliminato dall'organismo e che, invece, rimanga nascosto all'interno dei nervi di una qualunque zona del corpo; protetto dalle guaine che rivestono i nervi, al cui interno gli anticorpi non possono entrare, il virus rimane confinato per anni in forma cosiddetta "latente", cioè in uno stato vitale ma senza riprodursi. Non abbiamo alcun esame che ci permetta di dire se il virus è presente in questo stato.
A distanza di tempo, anche di decine di anni, il virus può uscire dalla sua prigione e iniziare a moltiplicarsi. Ciò accade per cause non chiare, ma certamente legate ad uno stato più o meno grave di deficit delle difese immunitarie: terapie per malattie tumorali, malattie che causano immunodepressione, uno stato di stress prolungato o di debilitazione, l'età anziana. In tutte queste situazioni, le difese vengono meno e il virus può dare segni della sue esistenza; un po' come, nell'esperienza comune, succede con la "febbre" alle labbra, che è poi una malattia causata da un altro virus della stessa famiglia, l'herpes simplex. In altre parole, l'eruzione del fuoco di Sant'Antonio viene dall'interno e non richiede alcun contagio recente.
La malattia vera e propria consiste in una eruzione di piccole vescicole, raggruppate "a grappolo" in una stessa zona corporea (detta "metamero"), che in pratica è data dal decorso del nervo in cui il virus era nascosto; la localizzazione più frequente è il torace, lungo il decorso delle coste, ma particolarmente fastidiosa e pericolosa è la localizzazione al volto. L'eruzione è accompagnata da un vivo dolore e bruciore ("fuoco", appunto) e dura diversi giorni, per poi evolvere in croste e quindi scomparire magari per sempre. Se il malato è però molto debilitato, l'eruzione può diffondersi a tutto il corpo e diventare, in pratica, una seconda varicella.
Per quanto riguarda il contagio, il virus è contenuto nelle vescicole in fase umida (primi giorni di malattia) e quindi occorre venire a contatto con le lesioni. Non è così, invece, nella varicella, in cui il virus è eliminato anche con le goccioline di saliva e quindi ci si può contagiare semplicemente parlando.
Se il contagio è avvenuto, il bambino può sviluppare una varicella; vista l'età, il suo Pediatra valuterà se iniziare un trattamento con acyclovir all'inizio dei sintomi.
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