La mia bambina di quattro anni fino ad un anno fa circa non aveva mai avuto crisi convulsive e/o epilettiche. La prima, e per ora unica crisi lunga, ci ha visti costretti al ricovero con notevole urgenza (in quanto entrata in coma profondo durato 14 ore) con degenza ospedaliera durata 25 giorni. La prima diagnosi fu "sospetta encefalite". Per otto mesi è stata curata con… (nome commerciale del fenobarbital) 5 compresse al giorno e questo fino a due mesi orsono. All'ultimo elettroencefalogramma le condizioni neurologiche sono peggiorate tant'è che i medici si sono visti costretti a cambiare cura (nome commerciale del valproato di sodio) e ricominciare da capo con il trattamento. E' stata inoltre scartata la prima ipotesi di encefalite. A tutt'oggi però non abbiamo ancora saputo (forse non hanno ancora capito) cosa ha avuto la mia bambina e non mi hanno ancora spiegato che tipo di epilessia ha causato quel famoso black-out un anno orsono. Domande: 1) l'epilessia può venire scatenata da fattori psicologici? Se la risposta è sì,come intervenire! 2) come si cura e quanto dura il trattamento di norma? 3) se fosse stata un’encefalite quali sarebbero stati i segni e cosa avrebbe provocato?
Prima di rispondere alle domande poste vorrei fare alcune considerazioni. Le notizie riportate sono incomplete per poter capire che tipo di epilessia ha avuto la bambina e soprattutto quale può essere la causa; a parte la diagnosi iniziale di "sospetta encefalite" (?), non vengono riportati gli accertamenti effettuati e, in particolare (oltre all'EEG) la RMN. Inoltre, non viene specificato lo sviluppo psicomotorio, l'obiettività neurologica e l'evoluzione delle crisi.
- L’epilessia non è "scatenata" da fattori psicologici, nel senso che questi non possono rappresentare la causa! L'epilessia, o meglio le epilessie si dividono dal punto di vista eziologico in: epilessie cosiddette "idiopatiche" (dal greco "idios" che significa proprio, personale, non derivabile da altro) che sono le forme geneticamente determinate, e sono caratterizzate dall'assenza di fattori lesionali; epilessie sintomatiche: sono secondarie a danni cerebrali stabilizzati o progressivi, accertati o presunti sulla base di alterazioni neurologiche, intellettive o neuroradiologiche; esiste poi un terzo gruppo di epilessie definite "criptogenetiche" che sono quelle che non rispondono alle caratteristiche clinico-EEG delle forme idiopatiche, ma la cui causa rimane sconosciuta, anche se un danno cerebrale non può esser escluso.
- Non esiste un'unica cura per le epilessie. Esistono diversi farmaci che vanno prescritti a seconda del tipo di epilessia e di crisi epilettiche (parziali, generalizzate....), a seconda dell'esordio delle crisi, del quadro EEG e di altri fattori. In poche parole, prima di prescrivere un trattamento è importante fare diagnosi di tipo di epilessia e capire l'eventuale prognosi; successivamente, dopo aver instaurata la terapia, se le crisi non si ripetono e il bambino non ha effetti avversi, dopo un periodo libero da crisi di almeno 2-3 anni, è possibile iniziare la graduale interruzione del trattamento antiepilettico. Se, invece, le crisi ricorrono, è necessario attuare altri schemi terapeutici.
- Si definisce encefalite una patologia infettiva che si sviluppa a carico del parenchima cerebrale; mentre si parla di meningoencefalite quando un simile processo interessa sia il cervello che le meningi. Nella maggior parte dei casi esordiscono con un quadro di febbre, cefalea frontale o retroorbitaria con fotofobia, pianto, dolori addominali, nausea e vomito. Con la comparsa di iperpiressia compaiono alterazioni dello stato di coscienza, disorientamento, disturbi del linguaggio e manifestazioni come emiparesi, crisi convulsive.
La prognosi delle encefaliti è in relazione al tipo di virus e al tipo di manifestazioni cliniche presentate.
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