Siamo i genitori di un bambino di sei anni che frequenta la prima elementare; lui è da sempre un bambino molto affettuoso, sensibile e socievole, gioca con tutti senza problemi, gli piace tantissimo andare a scuola e sembra (a detta delle insegnanti) che sia anche molto bravo e sveglio però c'è un problema o almeno noi come genitori lo avvertiamo tale. Il nostro bimbo ci sembra "troppo buono" ovvero nei confronti dei suoi amici è estremamente remissivo e loro se ne approfittano: infatti è spesso vittima di aggressioni sia fisiche che verbali che subisce passivamente senza mai reagire e senza neanche prendersela; questo succede sia a scuola che a calcio. Noi soffriamo di questa situazione e più volte lo abbiamo invitato a reagire ai soprusi ma senza risultati; ci chiediamo se questa passività può essere frutto del tipo di educazione che gli abbiamo impartito (forse troppo severa e incentrata sul rispetto del prossimo) e le chiediamo un consiglio su come affrontare queste situazioni: se spronarlo alla reazione o se lasciarlo in pace sperando che il tempo e l'esperienza "lo sveglino" da questo punto di vista.
Gentili genitori, il vostro piccolo frequenta per la prima volta la scuola elementare: se è pur vero che probabilmente (mi manca questo dato) già da anni frequenta la scuola, come scuola dell'infanzia, in ogni caso è calato in un nuovo ambiente dove, anche se la metodologia ludica non andrebbe abbandonata, specie nella prima fase dell'anno scolastico, esiste un apprendimento diverso. Il gioco lascia sempre più spazio, in maniera non sempre positiva, al "compito", allo scrivere e al leggere, allo stare seduti e all'ascoltare in modo classico (es. lezione frontale).
Un cambiamento rappresenta per il bambino un momento di crescita significativo: ed è questa la prima cosa su cui è importante riflettere come genitori. Probabilmente un comportamento tendenzialmente passivo, sperimentato anche anni addietro in certe circostanze relazionali, rappresenta in questo momento per vostro figlio una modalità certa per farsi accettare nel nuovo contesto, dai compagni (molti dei quali nuovi) e dai docenti.
Ritengo che un comportamento si qualifica preoccupante, per i genitori o per gli adulti di riferimento, se esso è frequente, ripetitivo e se crea disagio nel bambino. Voglio intendere che fino a quando il piccolo non proverà disagio mettendo in pratica tali modalità remissive (come le chiamate) non tenderà a modificare il proprio comportamento.
Al momento, trattandosi solo dell'inizio del percorso scolastico, consiglio di osservare e di mediare poco la relazione tra compagni (sia a scuola che a calcio). Molto spesso infatti capita che il bambino, nello sviluppo emotivo e relazionale, venga fortemente condizionato dalla presenza dell'adulto che, in maniera iperprotettiva, spesso inconsapevole, tende ad aiutare l'autonomia sociale del piccolo, ottenendo purtroppo l'effetto contrario: forme di passività , aggressività selettive rappresentano poi i comportamenti e gli atteggiamenti più comuni.
Non spronate vostro figlio a reagire, osservatelo senza troppo parlargli. Sono convinta che dal vostro "guardare in silenzio" non solo scoprirete che in genere tende ad assecondare con passività i bambini leader, "bulli" o più grandi di età, ma anche che relaziona con piacere e a volte con aggressività con altri coetanei. Dopo questa fase sono proprio i momenti di relazione positiva che vanno rinforzati e promossi dagli adulti che gli stanno intorno, e vedrete che lentamente, con pazienza, il bimbo si aprirà sempre di più ad un comportamento affermativo. Fatemi sapere tra un mese come va.
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