Sono la madre di una bambina dolcissima di quasi tre anni. Vorrei un vostro consiglio in merito al comportamento che dovrei avere nei riguardi di mia figlia che è timidissima con estranei e soprattutto con i bambini preferisce la fuga al gioco. Il suo problema sembra quello di non sapere come fare ad instaurare un rapporto con il bambino che si trova davanti; così, ai giardini preferisce i giochi dove non ci sono bambini, altrimenti si allontana. Inutile dire che i tentativi di inserirla in vari gruppi fin dall'età di 18 mesi, (piscina, ludoteca...) sono stati numerosi ma, ad ogni incontro si doveva iniziare tutto di nuovo e il tempo non era mai sufficiente perché riuscisse a "lasciarsi andare" con gli altri bambini. Se con i bambini è timidissima, con gli adulti (vicini di casa o estranei) è quasi aggressiva e, in risposta al complimento che riceve, sgarbatamente dice alla persona di andare via o si mette a urlare. Con i bambini più piccoli di lei poi, si dà letteralmente alla fuga! Avete qualche suggerimento per aiutarmi a "sbloccarla"?
Durante lo sviluppo del bambino si possono creare situazioni che determinano disturbi del comportamento o "nevrosi infantili". Per inciso, questo concetto è molto discusso nella letteratura specialistica degli ultimi anni, perché compara la nevrosi dell'adulto a quella del bambino, mentre invece le due situazioni sono profondamente diverse, poiché l'adulto ha già una personalità affermata mentre il bambino è ancora "in fieri".
Per questo, parliamo quindi di disturbi transitori del comportamento che, se non seguiti e trattati, possono poi davvero diventare stabili in futuro e affermarsi come nevrosi. Alla base di ciò vi è una affezione psichica i cui sintomi sono l'espressione di un conflitto che ha le sue radici nella storia infantile e costituiscono un compromesso fra le pulsioni e le difese.
Tra i più frequenti disturbi nevrotici infantili citiamo: le paure fobiche, le ossessioni, le manifestazioni di ansia e angoscia, il comportamento isterico (simulazione di malattie) e da ultimo, ma molto frequente, l'inibizione. Quest'ultima è proprio la timidezza esagerata, il rifiuto dell'altro, la chiusura nell'ambiente sicuro, il pianto avverso a ciò che è sconosciuto, l'aggressività come difesa estrema del proprio io.
In questi casi è utile che i genitori affrontino un colloquio con uno psicologo per imparare le tecniche di comprensione e comportamento da tenere quando i bambini si comportano così. Successivamente può essere importante che lo specialista osservi il bambino. In termini molto generali, noi possiamo consigliare di agire sulla rassicurazione della bambina e sulla fiducia in sé stessa.
Ciò non significa solo usare espressioni e toni tranquillizzanti nei suoi confronti, ma soprattutto fornirle validi e stabili punti di riferimento. In altre parole, la paura, nel bambino come nell'adulto, è principalmente causata dal non conoscere cosa ci aspetta; per contribuire a ridurla, quindi, occorre dare spiegazioni chiare, coerenti, non contraddittorie.
Non cadete nell'errore di assumere un atteggiamento iperprotettivo, isolante, compassionevole: la piccola ha bisogno di qualcuno di cui fidarsi e la fiducia si conquista con la coerenza e la pazienza. Se la piccola si sentirà "coperta" alle spalle, potrà lanciarsi con meno timore fra gli altri.
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