Sta diventando sempre più difficile separarsi da mio figlio! Enrico ha appena compiuto un anno e da un paio di mesi scoppia in pianto e urla disperate quando lo poso al nido ma anche quando mi vede uscire di casa per andare al lavoro o per delle commissioni. È indifferente che lo lasci in casa nelle braccia del papà (a cui è per altro molto affezionato) o dei nonni che lo accudiscono quando è malato oppure al nido in braccio alla maestra. Stamattina mio marito mi ha detto che c'è voluta mezz'ora prima di riuscire a calmarlo quando sono uscita per andare al lavoro. Non piange invece quando si sveglia e io sono già fuori oppure quando sta giocando in un'altra camera e non mi vede uscire. Tuttavia poi va in tutte le camere della casa chiamandomi e cercandomi. Mi chiedo quindi se sia meglio che mi faccia vedere mentre esco oppure applicare la logica del "occhio non vede cuore non duole". Ci tengo a precisare che appena ritorno in casa è felicissimo di vedermi, mi viene incontro ridendo, vuol essere preso in braccio e poi per un bel po' di tempo non può perdermi di vista nemmeno per un attimo: non riesco neanche ad andare in bagno senza che si metta a piangere! Questo comportamento è normale? Cosa posso fare per aiutarlo e rendergli meno doloroso il distacco?

Cara mamma, naturalmente questo comportamento è perfettamente normale in un bimbo di quest'età. Tuo figlio ti vuole bene, mostra un sano attaccamento nei tuoi confronti: non pretenderai certo che sia contento nel vederti andare via! Probabilmente anche tu sei un po' in ansia quando lo lasci ma, essendo adulta, hai una capacità di elaborazione del vissuto molto più raffinata, per esempio razionalizzi che lo rivedrai dopo qualche ora.

Questa semplice operazione mentale Enrico ancora non la sa fare: l'interiorizzazione di uno schema (cioè la rappresentazione mentale "mamma che va via - mamma che torna"), comparirà intorno ai 18 mesi circa. Per la verità deve ancora mettere in relazione i due episodi e, soprattutto, non vuole ancora stare lontano da te; e questa spinta all'autonomia, o il "senso di separatezza", compare (non piangere!), intorno ai tre anni.

E quindi cosa fare? A me sinceramente sembra un'autentica carognata sparire di nascosto: non credo che la reazione di tuo figlio sia sensibilmente differente quando non ti vede andar via, e sono più propensa a credere a una storiella inventata a tuo beneficio per non farti troppo preoccupare: comunque il risultato è che lo vai a caricare di un'ansia eccessiva, facendolo quindi vivere nel costante timore di vederti sparire all'improvviso.

Sono invece profondamente convinta che ai bambini non si debba mai nascondere nulla; prova a prenderlo in braccio e a dirgli "ciao, la mamma va via ma tornerà presto". Cerca sempre di avvisarlo quando devi uscire senza di lui, dagli la possibilità e il tempo di pensarci e anche di farsi consolare un po' da te: l'obiettivo è di crearvi insieme dei veri e propri rituali del saluto. E il saluto, che caratteristicamente prevede il contatto fisico, lo stringersi delle mani, l'abbraccio, il bacio, rafforza il legame.

Un'ultima considerazione: Enrico piange per mezz'ora? Stento a crederlo, ma se così fosse, il problema è, ahimè!, in chi sta con lui e dovrebbe consolarlo. Gestire una sofferenza, lasciatelo dire, non è da tutti: l'essere nonni, padri, o educatori di asili nido non è un titolo che dà, al fortunato suo possessore, un'automatica capacità di dar sollievo, confortare, rasserenare, rincuorare. Ci sono nonne che, a fronte di un'enorme disponibilità a preparare pappe elaboratissime, sono però caratterialmente incapaci di empatia, così come esistono tante infermiere che, professionalmente ineccepibili, sono totalmente prive di calore umano.

Cara lettrice, da questa storia ricava, come nelle favole, una morale che ti sarà sempre utile nel difficile mestiere di mamma: non puoi, in alcun modo, eliminare il dolore e la sofferenza dalla vita di tuo figlio, puoi soltanto stargli vicino e cercare di condividerla. E se ci riesci, è già tutto.

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