Mia figlia di 6 anni fa con frequenza la pipì a letto. Mia moglie ed io non pensiamo che sia un problema grave, ma ci piacerebbe sapere da che parte cominciare a guardare per capire la causa di questo comportamento. Ci piacerebbe soprattutto evitare l'imbarazzo di nostra figlia quando la mattina scopre che l'ha rifatta di nuovo. Premetto che non l'abbiamo mai sgridata ma abbiamo sempre cercato di minimizzare.

La perdita involontaria di urina è un fatto normale nel bambino piccolo, che non ha ancora imparato a controllare gli sfinteri (i muscoli che permettono di trattenere le urine e le feci). Dopo una certa età, diciamo 7-8 anni, il disturbo si definisce "enuresi", distinguendo poi fra enuresi "notturna" e "diurna" a seconda se è limitato alla notte o prosegue anche durante il giorno.

Un'altra distinzione si fa fra enuresi "primaria", in cui il controllo non è mai stato acquisito, ed enuresi "secondaria", in cui il bambino che aveva già imparato a tenere la pipì ricomincia a bagnarsi (questa seconda evenienza è spesso legata a stress emotivi o malattie e si risolve più rapidamente). Si tratta di una situazione frequente (il 7% dei bambini di 8 anni e il 3% dei ragazzi di 12 soffre di enuresi), che spesso ha radici familiari (chiedete ai nonni se anche voi da piccoli...) e che genera un crescente disagio nella famiglia e nel bambino, il quale può sviluppare sensi di colpa o di inferiorità.

Le cose utili da fare sono: escludere con il Pediatra curante la presenza di disturbi associati: infezioni delle vie urinarie o diabete insipido (fare un esame delle urine), incontinenza diurna (slip bagnati, saltelli e altre manovre di sostegno), anomalie genitali o urinarie; valutare in via preliminare il numero di "notti bagnate" in un mese (che serve poi per misurare i progressi); prendere alcune semplici misure di igiene, come limitare l'assunzione di liquidi soprattutto alla sera e svuotare bene la vescica prima di andare a letto (non serve invece svegliarsi apposta di notte: genera uno stress insopportabile e spesso non evita il problema); con la bambina tenere un atteggiamento rassicurante ma onesto, non negando il problema: spiegarle che alcuni bambini, normalmente, imparano a risolverlo più tardi di altri e che comunque la soluzione è alla sua portata o lo sarà crescendo; stabilire con lei sempre un clima "positivo", in cui non si rimprovera per gli insuccessi ma si loda e si premia per i successi; rinviare qualsiasi intervento terapeutico a quando sarà più grande (diciamo 8-10 anni) o comunque al momento in cui sarà la bambina a volersi fare carico del problema (qualsiasi approccio prematuro genera infatti una frustrazione deleteria e comunque è destinato a fallire se la bambina non collabora, rifiuta il problema o vuole "fare la piccola")

Quando si decide di iniziare ad affrontare il problema (il momento giusto lo valuterete insieme al Pediatra), si può ricorrere ad un mix di strumenti: approccio psicologico premiante-coinvolgente (fare leva sull'impegno della bambina, magari con un sistema di premi se raggiunge gli obiettivi di "x notti asciutte"); ginnastica vescicale: abituare con appositi esercizi a trattenere le urine durante il giorno, allenando al controllo; farmaci che riducono la produzione di urina durante la notte (sono utili soprattutto come avvio, perchè danno risultati incoraggianti); apparecchi che danno l'allarme, suonando alla prima goccia di pipì nel pigiama (più utili di quanto non sembri, sollecitano il risveglio e allenano il riflesso, ma solo se il bambino li accetta).

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