Le storie nuove (1960)

Ho conosciuto un tale

Di San Donà di Piave

Che voleva raccontare

La storia di… Biancanave.

Cacciato con vergogna

Scappò fino a Terontola

E cominciò a narrare

La storia di ….Cenerontola.

Di là fuggì in Sardegna,

si fermò a Bortigali

e cominciò la storia

del ….Matto con gli stivali.

Girò tutta l'Italia,

la Francia e l'Ungheria

sempre a sbagliare storie

e a farsi cacciare via.

E ancora gira e spera

Ancora di trovare

Qualcuno che abbia

voglia Di starlo ad ascoltare,

Qualcuno che capisca

Che sbagliando, per prova,

con una storia vecchia

si può fare una storia nuova.

(Gianni Rodari, I cinque libri, storie fantastiche, favole e filastrocche, Edizione Einaudi, Torino, 1993, p. 151).

Le prime letture (Edmondo De Amicis, 1901)

…La prima commozione profonda che ebbi dalla lettura me la diede un capitolo del Giannettino dov'è raccontata una scappata di casa del piccolo protagonista, il quale, dopo varie corse e avventure, ritrovandosi solo in campagna al calar della notte, preso dalla paura e dal pentimento, mentre sta per darsi alla disperazione, è ritrovato e ricondotto tra i suoi. Tremai e piansi a quella lettura, mi ricordo, e, chiuso il libro, m'andai a avviticchiare al collo di mia madre, giurando in cuor mio che mai, mai al mondo mi sarei arrischiato a una così tremenda avventura. Ma che è mai l'animo dei ragazzi, che può ricevere l'una sull'altra, egualmente profonde, due impressioni di natura opposta, e che potenza meravigliosa ha sulla fantasia fanciullesca ogni finzione!

La mia seconda lettura fu la Vita d'un bandito: un vecchio libro che io scovai per caso nei fondi della biblioteca di casa, e che poi andò perduto; con mio grande rammarico, poiché ebbi poi cento volte il desiderio di rileggerlo, appunto per la forte scossa che n'avevo avuto da bambino. Non ricordo di qual paese né di che tempo fosse quel soggetto da galera che correva i monti e le foreste rubando ed accoppando, e uscendo sempre vittorioso, con stratagemmi sbalorditivi...

Ricordo solo che mi appassionai per lui come per un eroe, che la sua vita errante e tempestosa mi parve così bella e desiderabile da farmi vagheggiare in segreto il disegno di darmi alla macchia non appena l'età me lo consentisse, e che m'infervorai a tal punto in questo sogno che già dalle finestre di casa mia cercavo con lo sguardo per la campagna quale via avrei preso per la fuga, e su quale delle alture lontane avrei fatto il mio primo bivacco brigantesco, e forse affrontato per la prima volta la forza pubblica. Ah, come sarebbe rimasto male, se m'avesse potuto veder nell'anima, il povero autore del Giannetto!.

(da Ricordi d'infanzia e di scuola di Edmondo De Amicis, Milano, Treves, 1901, pagine 25-26)

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