Un numero elevato di donne sperimenta nei primi tre mesi di gravidanza perdite genitali di sangue di varia entità, talvolta associate a contrazioni uterine. Pur essendo campanelli d'allarme, non necessariamente preludono all'aborto spontaneo; per accertarsene il ginecologo prescrive un esame ecografico. La risposta che ne ricava rientra, essenzialmente, in questi quadri:
- gravidanza in normale evoluzione: il riscontro di un embrione dotato di battito cardiaco esclude la presenza di un aborto spontaneo; la presenza di distacchi del corion (strato più esterno degli involucri fetali che darà origine in un'area alla futura placenta) dalle pareti dell'utero giustifica talvolta le perdite di sangue; non ha comunque significato prognostico negativo. L'ecografia eseguita dopo 2-4 settimane mostra in genere una placenta normalmente inserita.
- gravidanza interrotta: la presenza di un embrione di dimensioni superiori alle 6 w privo di battito cardiaco è segno inequivocabile di aborto spontaneo, anche in assenza di sintomi materni. Si parla, in tal caso, di aborto interno. A volte la diagnosi si fonda sulla mancata visualizzazione di un embrione all'intemo della camera gestazionale (uovo cieco o gravidanza anembrionata); altre volte, dopo emorragie spesso abbondanti, l'ecografia mostra solo alcuni residui ovulari: si parla allora di aborto incompleto.
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