La mia bambina ha tre anni e mezzo: le posso già far praticare qualche sport? Eventualmente qual'è il più adatto per la sua età?
L'attività motoria e sportiva è da considerarsi, in età prescolare, come progetto educativo e di orientamento per la crescita e lo sviluppo in salute, e non finalizzata dunque alla prestazione e al risultato sportivo. Il movimento è condizione primaria per la funzionalità del corpo, un linguaggio che consente di esprimere l'interiorità individuale, di raggiungere la soddisfazione del piacere corporeo, di realizzare i propri intenti comunicativi e di interagire con gli altri. Il movimento del corpo è elemento strutturale di ogni sistema relazionale in evoluzione.
Tutto ciò potrà trovare piena realizzazione se verrà esperito dal bambino sotto forma ludica: il gioco infatti ha un ruolo di centralità nella costituzione delle relazioni affettive primarie e nella formazione e sviluppo delle abilità cognitive del bambino. Il gioco permette al bambino di sperimentare gli schemi motori (correre, saltare, afferrare) e mentali, di assimilarli e accomodarli in vista di un miglior adattamento all'ambiente. Il bambino a quest'età sperimenta il gioco non come occasione di apprendimento, bensì in relazione ad un bisogno, quello cioè di ridurre la tensione neuromotoria (e ciò oltre a dargli piacere, ne costituisce la motivazione primaria al movimento). Successivamente il gioco richiede l'introduzione di regole: queste sono fondamentali nella costruzione del pensiero logico e contemporaneamente nella percezione della dimensione sociale del comportamento umano.
Fatta questa debita premessa va detto che la maturazione attraverso l'esperienza psico-corporea del bambino prevede delle fasi graduali di sviluppo fino all'età puberale, dove può avere piena realizzazione l'idea di sport inteso anche come competizione agonistica: fase dell'educazione motoria di base, fase dello sviluppo delle capacità motorie, fase dell'avviamento allo sport. Obiettivo principale dell'educazione motoria di base è lo sviluppo delle capacità senso percettive, uditive, visive, tattili, cinestesiche, delle capacità coordinative, che concorrono a formare nel bambino una corretta percezione dello schema corporeo, una buona lateralizzazione, una motricità generale ben orientata.
Questi obiettivi neuropsichici sono dei prerequisiti fondamentali per l'apprendimento di alcune capacità strumentali scolastiche, quali la lettura e la scrittura, o per l'acquisizione di fondamentali concetti spazio temporali (dentro - fuori, alto - basso, avanti - dietro, prima - dopo) necessari all'orientamento del bambino nello spazio fisico e psichico. Da una buona educazione motoria di base può avere avvio un lavoro di sviluppo di quelle capacità motorie più generali e specifiche, che permettono la padronanza del movimento (nella fase dello sviluppo delle capacità motorie), l'adattamento e la trasformazione dei movimenti in vista di prestazioni fisiche diverse, l'acquisizione di strategie di orientamento, di differenziazione dinamica, di anticipazione motoria, di attenzione e di esecuzione. In tal modo lo sport diventa occasione per sperimentare situazioni emotive particolari (vittorie, sconfitte, esaltazioni, frustrazioni, ansie, divertimento), che, per il loro carattere ciclico, rituale e graduale, diventano strumenti di crescita, di evoluzione, di autostima solo se c'è accanto un istruttore /educatore che aiuta ad elaborare, in un clima agonistico non esasperato, questi vari momenti non solo dal punto di vista tecnico, ma emozionale e mentale. Nella fase di avviamento allo sport infine si realizza l'evoluzione, il perfezionamento o il potenziamento di gesti motori di base.
In conclusione mi sento di sottolineare, in riferimento alla specificità della domanda, che in età prescolare si deve intendere lo sport come un'attività motoria da far praticare ai bambini sotto forma di gioco e nel senso dello sviluppo degli schemi motori di base (correre, saltare etc.). Altresì non esiste ovviamente uno sport migliore di un altro ma un'attività ludico motoria che deve piacere al bambino e che sia adatta alle sue possibilità di apprendimento. Ciò va ovviamente supportato fondamentalmente dalla scelta di un istruttore/educatore in grado di interpretare a fondo tali obiettivi pedagogici.
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