All'età di due mesi, dopo due episodi infettivi, a mio figlio è stato diagnosticato un reflusso vescico-ureterale bilaterale, di III-IV grado. Effettuata indagine scintigrafica, si è evidenziato un rene, il destro, più piccolo del sinistro. In profilassi antibiotica da quell'epoca, il piccolo oggi ha due anni e non ha avuto, nell'ultimo anno e mezzo, infezioni alle vie urinarie. Eseguito un nuovo controllo scintigrafico e cistografico, si è accertata la persistenza della situazione patologica già nota. A questo punto, i medici prospettano la necessità dell'intervento chirurgico per correggere il reflusso. Vorrei conoscere le tecniche operatorie attuali, e comunque quelle più efficaci e quelle che garantiscono minori possibilità di recidiva.
Sarebbe opportuno poter conoscere alcune informazioni essenziali per poter rispondere più correttamente al quesito posto: Quale è la funzionalità di entrambi i reni (valutata scintigraficamente)?
È stata contemplata la possibilità di continuare la terapia profilattica sino al raggiungimento del controllo sfinterico e successivamente di sospenderla ed attendere, prima di una "eventuale" definitiva soluzione chirurgica?
La correzione del reflusso vescico-ureterale può essere: chirurgica e la tecnica più frequentemente adottata è quella di Cohen (reimpianto transtrigonale sottomucoso) con una percentuale di successo molto elevata, intorno al 98-99% ed una degenza di pochi giorni; endoscopica con l'utilizzo di diverse sostanze (a seconda della preferenza dell'operatore) e generalmente la percentuale di successo riportata è inferiore ed intorno all'80%.
Tuttavia il grosso vantaggio è rappresentato dalla possibilità di eseguire questa procedura in day-hospital con dimissione dopo poche ore.