In un modo o nell’altro, l’alimentazione finisce sempre con il costituire un problema! Da Pediatra, ovviamente mi riferisco ai bambini, ma credo che il discorso possa facilmente estendersi a tutta la famiglia.
Mi spiego meglio. Fino a non troppi decenni fa, la fonte dei guai era la scarsezza delle risorse: si mangiava poco o si mangiavano sempre le stesse cose, con il risultato che i bambini avevano problemi legati alla insufficienza di cibo (malnutrizioni) o alla carenza di costituenti essenziali (vitamine, sali, oligoelementi). Oggi, in tempi di abbondanza, abbiamo trovato il sistema per continuare a complicarci la vita, mangiando troppo e soprattutto mangiando male! Non entro qui nel merito del primo aspetto (l'eccesso di cibo), cui spero di dedicare un altro appuntamento, ma vorrei piuttosto la vostra attenzione sul secondo punto: mediamente parlando, la qualità complessiva della nostra alimentazione è certamente inferiore rispetto a quella dei nostri padri. E non mi riferisco agli occasionali fast-food del sabato: il nemico è nelle nostre case, tutti i giorni! Cibi pronti conservati, dolci di zucchero colorati artificialmente, merendine confezionate da mesi o anni, patatine fritte in sacchetto, cioccolato industriale, bibite zuccherate e colorate, salumi e affettati nella plastica, formaggi scadenti in contenitori sintetici, precotti insaporiti con chissachecosa, gelati confezionati un anno prima, wurstel e insaccati con dentro di tutto, scatolette di tonno con contorno già pronto da mesi. E via così…
Siamo lontano anni-luce dalla qualità: questi sono cibi commestibili, ma non certo sani e salutari. E invece, proprio in un’epoca di attenzione all’ambiente, dobbiamo considerare che il primo “ambiente” da proteggere è il nostro organismo e che questo genere di cibi costituisce un inquinamento delle nostre cellule. E anche delle nostre culture, se vogliamo vederla da un altro punto di vista.
Come siamo arrivati fin qui? Io ci vedo dietro tanti fattori. La mancanza di tempo, è vero. Ma anche i sensi di colpa: “torno tardi dal lavoro, ma ti premio con la merendina che hai visto in tivù”. Oppure la pigrizia mentale, che ci fa compiere scelte più comode: “ormai tutti i bambini fanno merenda così!”. Abbiamo buttato via l’esperienza e fantasia delle nostre nonne, per sostituirla con le raccomandazioni della pubblicità: “sei una brava mamma se offri tutti i giorni un nostro dolcetto confezionato al tuo bimbo; e fidati di noi: dentro ci abbiamo messo anche un po’ di latte!”. Bene, io dico piuttosto: “per quanto latte mettano nel dolcetto, ce ne sarà sempre di più e di migliore in una crema fatta in casa”; e ancora “sei una brava mamma se non riempi la casa di cibi e dolciumi industriali, ma riscopri con il tuo bambino l’esperienza di una cucina semplice e sana”; e ancora, “sei un bravo papà se riesci ancora a dire di no a tuo figlio”. Fate attenzione a questo ultimo punto, per favore: un genitore deve saper dire di NO ad un bambino. Lo deve fare se il bambino fa un gioco pericoloso, ma altrettanto se chiede un cibo che non gli fa bene. Dire di no è un atto d’amore.
E non crediate che queste siano prediche di fantasia: la settimana scorsa ho saputo di una nonna che aveva fatto assaggiare il mitico dolcetto al cioccolato al nipotino di 11 mesi perché “così me lo faccio amico!”. Una comoda scorciatoia, che lascia ad altri (ma a chi, se il figlio è il tuo?) il compito di rimediare. Si capisce, il NO è impegnativo: perchè non resti solo un muro davanti al bambino, occorre che il divieto sia seguito dall’indicazione (vissuta, non solo raccomandata) di una alternativa migliore. E questo costa fatica e tempo e volontà.
E allora comincio io a proporre una alternativa, con qualche idea concreta di cambiamento da mettere oggi stesso in opera:
1) Recuperiamo un orario regolare dei pasti. Nel rispetto del lavoro e degli impegni di tutta la famiglia, abituiamo il bambino a mangiare in momenti precisi della giornata, meglio se a tavola tutti insieme, ed eliminiamo spuntini e dolci e bibite fra un pasto e l’altro. Anzi, non teniamoli nemmeno in dispensa.
2) Puntiamo sulla qualità. Cerchiamo il formaggio buono, l’olio profumato, il sugo fatto al momento, la frutta fresca (di stagione!), il gelato artigianale, il pesce ancora da pulire, il pane del fornaio. Una scelta di qualità è a disposizione di tutte le tasche.
3) Cuciniamo per i bambini e insieme a loro. Preparare una pastasciutta o un risotto, impastare una torta o dei biscotti, trasformare la frutta in una macedonia o in un frullato o in un sorbetto o in una marmellata, lavorare insieme l’impasto delle polpette, scegliere gli aromi per un bel sugo.
Tutto questo si può fare, per loro e insieme a loro. Servirà ad insegnare tante cose: la magia del creare qualcosa di buono partendo da pochi ingredienti, la pazienza e il rispetto dei tempi, il ciclo della natura e dei suoi prodotti, la curiosità dell’apprendere e la fantasia dello sperimentare, il rispetto della cultura e della tradizione. Basta volerlo, con semplicità, e la merenda diventa un gioco da fare insieme, la tivù si spegne, la nonna riscopre qualcosa da insegnare e il bambino impara che la sua famiglia e la sua terra hanno una storia di salute alimentare di cui andare fieri. Proviamoci, oggi stesso!
Vuoi dire la tua? SCRIVI A MAMMAePAPA.it I contributi più interessanti verranno pubblicati. Ecco alcune opinioni di chi ci legge: Stefania Finalmente una rubrica interessante, per tutti gli aspetti che la compongono. Oltre al ad una giusta educazione alimentare, riscoprire i valori che sono parte di essa.
I bambini di oggi spesso non conoscono i gusti degli alimenti genuini, io mi sforzo, nel poco tempo che ho, di proporgli quanto di meglio ci sia a partire dalla qualità del latte fine alla proposta di tutti i legumi. La cosa triste è vedere bambini entusiasti di andare a mangiare "schifezze" come se la proposta di questo cibo spazzatura sia un premio. E' veramente triste, pensare, che sono proprio loro che riescono ad apprezzare il cibo genuino accorgendosi dei veri sapori.
Educhiamo i nostri bambini a casa e nelle scuole con campagne rivolte all'alimentazione, proponiamo piatti veloci ma genuini, alternative alla solita merendina, per la merende di scuola. Il vostro aiuto salverà i nostri bambini ormai sommersi da slogan dannosi alla salute.
Lucia: E' vero tutto quanto espresso dal pediatra sull'alimentazione, ma io vorrei aggiungere che spesso ci si scontra con abitudini sociali piuttosto strane: mia figlia, che adesso ha 14 anni, ha portato a scuola fin dalle elementari delle belle fette di pane e marmellata o prosciutto per la merenda delle 10 a scuola. I compagni l'hanno derisa e l'hanno chiamata per anni "contadina" perché non aveva l'ultima merendina pubblicizzata dalla tv. Sapete come ho fatto per non farla sentire diversa? Le ho spiegato che preparare la merenda al proprio figlio è un gesto d'amore, più che mettere dentro uno zaino una merendina confezionata. E ancora oggi, che va al liceo, è orgogliosa del suo piccolo panino con dentro prosciutto o marmellata o miele e tanto, tanto amore.
Silvia: Bellissime parole, ma che dire ad una mamma amante della cultura del sano e buon mangiare, che ha una figlia di due anni quasi sempre inappetente e che preferisce i prodotti industriali a quelli confezionati in casa? E pensare che avevo anche comprato il bimbi proprio per fare delle belle pappe! Ora che mangia come gli adulti vorrebbe mangiare solo pasta, patate e frutta, niente proteine, verdure e latte. E queste cose comunque in piccole quantità (quando va bene, circa la metà di una porzione di bimbo), nonostante che ci limitiamo ai pasti canonici (colazione, pranzo, merenda e cena). Se fosse per lei invece mangerebbe pochissimo e spessissimo, come faceva quando la allattavo al seno (fino all'anno di età). Mi rendo conto che ci sono tanti bambini come la mia, che non moriranno di fame e che non esistono formule magiche, ma accetterei volentieri qualche idea propositiva. Spesso la coinvolgo nella preparazione dei cibi, ma non sempre il suo entusiasmo prosegue anche nella consumazione. Il metodo che invece funziona di più è quello di farla mangiare con altri bimbi e infatti anche al nido mi dicono che mangia quasi sempre tutto (?!).
Monica: Sono pienamente d'accordo nel sconsigliare l'utilizzo abituale di cibi poco appropriati per la crescita sana dei nostri figli. Tuttavia non credo che sia giusto demonizzarli perché, penso, che ogni tanto qualche piccolo vizietto ci voglia senza che tale diventi una consuetudine.
Simona: Era ora! Con molto piacere Vi leggo e questa nuova rubrica mi sembra "rivoluzionaria". Ho 2 bimbi di 7 e 5 anni e da sempre l'alimentazione riveste per me un argomento di vitale importanza. Il rispetto della qualità dei cibi, dell'orario, l'abitudine ad alimentarsi anche con frutta e verdura, e soprattutto la fatica che faccio ad insegnare loro che il nutrirsi è un aspetto importantissimo della nostra vita come l'educazione e l'amore. Sono felice perchè il Vostro incitamento ad andare avanti così è di enorme incoraggiamento a non arrendermi davanti alle inevitabili difficoltà che si incontrano a proseguire su questa strada.
Anna Rita: Sono pienamente d'accordo con questo articolo. Adesso lo stampo e lo attacco in cucina, visto che quando le dico io queste cose non vengono prese sul serio... E metto in grassetto la parte del "saper dire di no". Non ci sono nonni che interferiscono ma un padre che si comporta da nonno! Stefania Quello che vorrei dire a tutte le mamme con dei bimbi piccoli, possibilmente ancora in fase di svezzamento, è di fare un po' più di fatica ADESSO nel preparagli il brodo tutte le sere con verdure fresche e varie, nello scegliere della frutta buona, matura, colorata e di stagione, possibilmente bio (costa di più ma è un investimento per vostro figlio) per trarne poi benefici a lunga scadenza. A partire dal fatto che vostro figlio saprà scegliere da solo cosa gli fa bene e cosa gli fa male, senza lasciarsi condizionare dai contesti (ad esempio l'asilo) o dai messaggi sbagliati a cui verrà costantemente esposto (la pubblicità). E' un piccolo sacrificio (i figli ne richiedono di ben più grandi...), ma ne vale davvero la pena.
Giovanni: Sono uno psicologo e non solo condivido in pieno ciò che il dr. Varrasi scrive nell'articolo sulla qualità dell'alimentazione per i nostri figli e per noi che lo siamo stati a sua volta ma potrei dilungarmi su altri aspetti importanti che a loro volta determinano la comparsa di queste dinamiche interfamiliari ma so che non è questa la sede adatta per farlo. Purtroppo il valore della sana alimentazione è antagonista al consumismo mass-mediatico. Il piacere che adesso dedico alla sana cucina per la mia compagna sarà lo stesso per mio figlio/a e anche se l'incessante e subdola trasformazione generazionale sta cambiando il valore delle cose buone, l'uomo, egoista animale sociale atto a riprodurre prima di essere un buon padre per il figlio deve sicuramente essere uomo migliore.
Beatrice: Purtroppo non abbiamo nonne disponibili che aiutino i nostri bambini a rimanere attaccati alle tradizioni del cibo, alla pazienza e al piacere di cucinare. Io e mio marito lavoriamo e dobbiamo affidare i bambini alla baby-sitter. Ritengo che la maggior parte delle famiglie, oggigiorno, viva la nostra stessa condizione. Abbiamo perso il piacere dei buoni sapori della "campagna": le carote dell'orto, l'insalatina di campo. I nostri bambini sono abituati a mangiare cibi confezionati, surgelati e precotti. Io mi sento in colpa per questo ma il tempo e la voglia da dedicare alla cucina è sempre minore. Quando faccio la spesa, una volta a settimana per mancanza di tempo, cerco prodotti di buona qualità meglio se di origine biologica, anche se ogni volta che li acquisto, pagandoli di più, mi chiedo se effettivamente siano più sani. Ogni giorno penso a ciò che abbiamo mangiato e che mangeremo. La mia è diventata quasi un'ossessione: paura di dare ai miei figli cibi che potrebbero in un futuro essere dannosi per la loro salute. Le merendine sono accattivanti ed i succhi di frutta confezionati già pronti! Certo si fa prima, ma il senso di colpa si fa sempre maggiore. Occorre "rieducarci" al gusto del mangiare genuino, semplice e sano. Non sarà facile riuscirci ma se qualcuno ci aiuta ritengo che sia indispensabile per la nostra salute e quella dei nostri figli.
Lorenza: Lo faccio per mio figlio, ma non lo faccio per me. Io sono una dipendente di spuntini e quant'altro. Sono cresciuta con torte fatte in casa, frutta e verdura in abbondanza, neanche uno spuntino a nessun orario e tutti seduti a tavola insieme a mangiare. Poi però la vita mi ha cambiato: questo correre e correre fatto di orari e lavoro, mi sento una drogata perchè quando ho provato a cambiare sono impazzita... che triste speriamo che mio figlio un domani non faccia la mia fine, oppure che non mi rinfacci la sua vita super regolare data una buona alimentazione.
Antonella: Mi complimento per l’articolo che ho provveduto ad inviare alle persone più care e che condivido al 101%. Tramite mio figlio piccolo, ho avuto modo di approfondire per necessità il canale dell’alimentazione, e trovandomi in una situazione in cui mi viene consigliata una dieta priva di glutine (disturbo pervasivo dello sviluppo con spettro di autismo) mi chiedo se sia davvero meglio dare a mio figlio, sempre che le mangi, le farine “pronte” prive di glutine ma ricche di additivi, conservanti etc.. o una farina della miglior qualità, con provenienza certifica, biologica ma con glutine. La cosa migliore credo sarebbe utilizzare esclusivamente le materie prime, anche per ottenere prodotti privi di glutine, ma non è così facile e il sistema sicuramente non aiuta incanalando il cliente verso questi prodotti secondo me “ambigui”.
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