Mio figlio di 15 mesi, è stato sottoposto da tre mesi all'intervento di correzione della trasposizione dei grandi vasi. Mi è stata già anticipata la necessità di procedere fra circa un anno con una coronarografia, esame effettuato per prassi a tutti i piccoli che hanno subito questo intervento. Chiedo se è assolutamente necessario procedere in tal senso, se esiste qualsiasi altro esame, non invasivo, per verificare lo stato delle coronarie, quali sono, anche all'estero, i centri più specializzati, e quali rischi possono essere connessi a questo tipo di esame.
Non mi è chiaro il tipo di intervento a cui è stato sottoposto il bambino in oggetto. Ritengo tuttavia che possa essere stato un intervento di "switch arterioso", visto che l'esame richiesto a distanza è una coronarografia. L'età del bambino all'intervento farebbe pensare ad un altro tipo di correzione. Lo studio della perfusione coronarica nei bambini sottoposti ad intervento di "switch arterioso" sta diventando una pratica sempre più diffusa nei Centri con ampia casistica, in seguito al verificarsi di recenti episodi di insufficienza coronarica in bambini operati di tale correzione.
L'intervento di "switch arterioso", infatti, oltre a riportare le grandi arterie in posizione anatomica normale, prevede anche il trasferimento degli osti coronarici dall'aorta trasposta alla neoaorta (arteria polmonare originaria). La difficoltà nel trasferire queste microscopiche strutture, unitamente alle frequenti anomalie delle coronarie associate, ha portato ad individuare potenziali problemi di perfusione miocardica a distanza. In alcune istituzioni è stato iniziato un protocollo di ristudio di questi malati con coronarografia. In altre istituzioni come nella nostra, in alternativa a questo esame invasivo, si preferisce eseguire, in questi piccoli malati, una scintigrafia perfusoria, che mette in evidenza qualsiasi tipo di possibile ipoperfusione (e quindi di restringimento coronarico), sia a riposo che sotto stress. Per quanto riguarda i Centri specializzati nel trattamento di questa malformazione, sicuramente quello con più esperienza è il Children's Hospital di Boston.
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