Sono un padre disperato. I medici mi parlano di una malattia che ha mia figlia prematura, si chiama broncodisplasia o qualcosa del genere. Mi piacerebbe ricevere delle informazioni a riguardo.
La broncodisplasia viene definita come una patologia polmonare caratterizzata da ossigeno-dipendenza per 28 giorni o più, nei primi due mesi di vita, con alterazioni radiografiche polmonari stabili in un neonato di peso molto basso e/o sottoposto a ventilazione meccanica. Questa forma che colpisce quasi esclusivamente neonati molto immaturi, a volte con malattia delle membrane ialine polmonari non grave, tanto da non richiedere cioè parametri ventilatori aggressivi e concentrazioni di O2 elevate, viene anche definita in inglese "chronic lung disease".
L’incidenza è compresa tra il 4,2 ed il 40% dei neonati sottoposti a ventilazione meccanica ed è inversamente proporzionale al peso alla nascita ed all’età gestazionale. L’eziopatogenesi della malattia [N.d.R.: lo studio delle cause (eziologia) e dei processi patologici che producono una malattia (patogenesi)] è cambiata negli ultimi anni: mentre la forma descritta negli anni ’60 da Northway riconosceva come fattori determinanti la malattia delle membrane ialine polmonari, l’ossigenoterapia ad alte concentrazioni, la ventilazione meccanica spesso aggressiva e l’intubazione tracheale, oggi, soprattutto per l’uso del surfattante suppletivo e delle tecniche di ventilazione meccanica sempre meno invasive, tale patologia sembra per lo più legata alla prematurità estrema, alla pervietà del dotto di Botallo e all’infezione. Il barotrauma, il trauma cioè legato alla pressione di picco inspiratorio usata per la ventilazione meccanica, ed il danno ossidativi legato, nel prematuro, alle basse concentrazioni di enzimi antiossidanti oltre che alle basse concentrazioni di vitamina A, E e C, sono fattori determinanti, insieme agli altri suddetti, nell’insorgenza della broncodisplasia.
Le alterazioni anatomo-patologiche più gravi, che compaiono nello stadio finale della malattia, sono caratterizzate da aree di atelettasia polmonare (N.d.R.: riduzione del contenuto d’aria nel polmone) alternate ad aree di enfisema. Il quadro clinico è contraddistinto da un prolungamento della sindrome respiratoria e delle necessità di ossigenoterapia, nonché, a volte, della necessità di ventilazione meccanica oltre il primo mese di vita. Può essere presente, inoltre, scarso accrescimento, nonostante un adeguato apporto calorico. Nella maggioranza dei casi, i neonati colpiti presentano un lento miglioramento della funzione polmonare.
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