Il mio bambino durante il parto ha sofferto: gli è stata riscontrata una bradicardia (N.d.R.: ridotta frequenza dei battiti del cuore) e l'ecografia cerebrale ha evidenziato una iperecogenicità periventricolare bilaterale. Vorrei saperne di più. Come dato aggiuntivo posso dire che l'indice di Apgar a un minuto era 6 e a cinque minuti era 8.
L’asfissia intrapartum può essere causa di sequele a distanza, quali paralisi cerebrali, ritardo mentale, epilessia, oltre che a deficit neurologici minori: si calcola per esempio che il 10-20% di tutti i casi di paralisi cerebrale sia attribuibile all’evento asfittico perinatale. Nel caso del bambino sottoposto alla nostra attenzione, di cui però non si dice nulla riguardo all’età gestazionale, al peso alla nascita, al tipo di parto, si parla solo di una “generica sofferenza” che, poi, tradotta in termini di punteggio di Apgar (che valuta oltre all’attività cardiaca e respiratoria, il colorito cutaneo, il tono muscolare, la reattività) non deve definirsi un’asfissia ma solo un “fisiologico” adattamento alla vita postatale. Infatti il punteggio di 6 a un minuto, che sicuramente prende in considerazione la bradicardia iniziale dovuta all’incompleto scambio di ossigeno alveolare, diventa poi 8 a cinque minuti, a conferma di un completamento dell’adattamento cardio-respiratorio. Dell’esame ecografico cerebrale non si specifica in quale giornata di vita è stato effettuato.
Ad ogni modo l’iperecogenicità periventricolare riscontrata rappresenta l’esito di un’ischemia del parenchima circostante i ventricoli laterali, vale a dire una sofferenza su base circolatoria di un distretto cerebrale, che è il più delicato per quanto riguarda la regolazione del flusso ematico e quindi maggiormente soggetto agli sbalzi pressori che si instaurano durante l’asfissia. Nel neonato a termine i segni ecografici dell’asfissia intrapartum sono in genere rappresentati, oltre che dall’iperecogenicità periventricolare tipica lesione del pretermine, anche da immagini di necrosi corticale e sottocorticale, che in questo caso non sono state segnalate. Tali lesioni potranno assumere un significato patologico solo se persistenti oltre i dieci giorni di vita.
Pertanto i neonati nei quali si è riscontrato nei primi giorni di vita un tale reperto ecografico vanno sottoposti ad un programma di follow-up che comprende, oltre all’esame ecografico, anche un esame neurologico completo fino a sei mesi di vita. Comunque, secondo l’esperienza di molti studiosi autorevoli della materia (Ometto, Stewart, McMenamin), le iperecogenicità periventricolari, anche se persistenti oltre i 10-15 giorni di vita, non si sono sempre accompagnate a deficit neurologici. Ad ogni modo, come già detto, è utile la sorveglianza clinico-ecografica almeno fino a sei mesi.
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