Piange al solo pensiero di andare a scuola Ho una bambina di quattro anni che frequenta la scuola materna. Pur essendo al suo secondo anno di frequenza (ha però cambiato scuola) continua a fare capricci, dopo un primo periodo di entusiasmo (normalmente dopo il primo mese). È successo anche per la scelta del tempo prolungato per la quale lei stessa ha molto insistito ma, dopo il primo giorno di entusiasmo, adesso si rifiuta di mangiare a scuola e comincia a piangere dalla sera prima o anche durante il week-end, al solo pensiero di dover mangiare a scuola. Come posso aiutarla? Devo decidere di non farla più mangiare a scuola e quindi dargliela vinta oppure insistere?

Caro genitore, leggo con molto interesse la sua lettera e soprattutto, tra le righe, la perplessità, molto spesso insita nei comportamenti come madre o padre, di avere fatto bene o male, di avere agito per il bene della piccola o no. E spesso queste perplessità si rafforzano sui comportamenti dicotomici, opposti dei nostri piccoli.

È vero, come lei mi dice, che la bimba frequenta la scuola per il secondo anno, ma è pur vero che l'ambiente in cui quest'anno è inserita è nuovo rispetto a quello dell'altro anno, e ciò significa che gli indicatori di novità e di ansia (fisiologica e di crescita) ad essi connessi non possono e non devono essere sottovalutati.

Immagini un po' la situazione di cambiare casa: rappresenta un disagio iniziale, spesso vissuto con inconsapevolezza. Gli spazi che ci aspettiamo essere gli stessi di quelli lasciati prima del trasloco sono vissuti invece come diversi, i tempi paiono scanditi in maniera differente, soprattutto relativamente all'affettività e all'emotività con cui carichiamo i luoghi e il tempo delle nostre esperienze.

È ciò che è accaduto alla sua piccola: spazi e tempi nuovi da riguardare, soprattutto dal punto di vista emozionale e psicologico, oltre che di relazione e di socializzazione (nuovi compagni, nuovi maestri, ecc.), hanno determinato questo parziale e temporaneo disorientamento.

E l'entusiasmo iniziale è fisiologicamente avvenuto in virtù del fatto che la piccola non si aspettava un cambiamento così significativo: credeva in maniera inconsapevole che si trattasse di un semplice trasloco, dove avrebbe trovato spazi e tempi suoi e questo le spiega anche perché il suo cucciolo abbia inizialmente forzato a sé stessa la possibilità di restare a scuola per tempi lunghi sin dall'inizio.

Ricordiamo sempre che il tempo a quattro anni, e nell'infanzia, è un tempo affettivo, dove l'esperienza ludica scolastica all'inizio dell'anno è troppo lunga per molti piccoli, perché li separa dalla familiarità e dalla protezione del contesto/casa; è invece troppo breve già dopo qualche mese, quando la rassicurazione di tornare a casa, nel calore familiare, ormai interiorizzata, permette di godersi appieno gli spazi e i tempi della giornata scolastica.

In ciò un ruolo significativo viene dato ai docenti che, in team, operano una progettazione delle attività che tenga conto costantemente delle esigenze formative e dei bisogni affettivi dei bambini. Pertanto, ne parli con serenità agli insegnanti della sua bambina: vedrà che, oltre a rassicurarla, opereranno scelte e consigli per rendere quanto prima il processo di integrazione, nel nuovo contesto scolastico, interessante e sereno.

La serenità affettiva rappresenta il primo traguardo da raggiungere a breve termine, specie in relazione al fatto, che mi scrive, del disagio che la bimba avverte già la sera prima di recarsi a scuola perché sa di dovervi restare a mangiare.

Valuti, in sinergia coi docenti, l'ipotesi di fare un periodico e apparente passo indietro, imparando a scandire tempi cronologici di permanenza a scuola (consiglio, in questo periodo, non troppo distesi) in sovrapposizione con quelli affettivi e psicologici della bambina. Auguri e a presto!

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