L'estate è la stagione più bella dell'anno per tutti i bambini. Finisce la scuola e iniziano le vacanze. C'è chi le trascorre in montagna, chi in campagna, chi al mare. Ma soprattutto quest'ultima meta incarna l'ideale infantile di gioco e di divertimento. I primi bagni di mare vennero fatti sulle coste dello stretto della Manica verso la metà del 1700; in seguito l'aristocrazia e l'alta borghesia europea cominciarono a frequentare le spiagge delle località balneari della Francia, Biarritz, e dell'Inghilterra, Brighton. In Italia questo avvenne molto più tardi, perché la nobiltà italiana rimaneva saldamente ancorata alla villeggiatura in campagna, dove possedeva grandi ed importanti proprietà. Poi la novità dei bagni di mare e di sole prese piede, le spiagge si popolarono sempre di più e la moda impose nuovi e rivoluzionari capi di abbigliamento, consoni alla novella mondana occupazione. Ma fu la medicina la vera molla che portò al cambiamento della società, verso la "cultura dell'ombrellone".
La paura del mare in tempi passati
Non c'era mai stata l'abitudine a bagnarsi nel mare, che incuteva paura ed era temuto dalla gente che abitava sulle coste. Il bagno in mare era un gioco per ragazzi e semmai una necessità lavorativa. Ma esisteva la consapevolezza che le spiagge e i litorali fossero esposti ai tanti pericoli che provenivano dal mare. Forse erano pochissimi coloro che sapevano nuotare e chi lo sapeva fare non aveva certo frequentato un corso di nuoto. Però ci si bagnava nel mare in certi particolari occasioni religiose, come il giorno di San Giovanni, il 24 giugno o la festa di San Lorenzo il 10 agosto, perché la tradizione popolare riteneva che l'acqua salata potesse essere salvifica. L'acqua in generale ha da sempre avuto una valenza magica, miracolistica, anche terapeutica: infatti c'erano un tempo le fontane di acqua che assicuravano eterna giovinezza a che vi si immergeva, oppure fonti famose perché garantivano guarigioni per alcune patologie. Ma nonostante fin dal Medioevo l'acqua fosse stata alla base di numerose attività di primaria importanza per la vita dell'uomo, paradossalmente fu utilizzata pochissimo per la propria pulizia corporale e igiene personale. Addirittura si temeva che attraverso i pori della pelle, dilatati dagli effetti di un bagno caldo, potessero entrare tutte le malattie, soprattutto il temutissimo colera.
Ma come si poteva ottenere una buona igiene se era difficilissimo l'approvvigionamento dell'acqua nelle case, se la stessa acqua doveva servire per più persone e se era opinione comune che la sporcizia per la donna fosse sinonimo di onestà e di virilità per l'uomo?
Il mare come luogo di cura
Prima di tutto il bagno in mare dalla fine del 1700 fu considerato un segno di distinzione sociale, ma gli studi scientifici e medici condotti in Europa in quel periodo evidenziarono l'azione terapeutica dell'acqua di mare per alcune patologie umane. Così il mare e la spiaggia vennero vissuti come luoghi di cura per adulti e bambini malati. Soprattutto i bambini furono oggetto di studio a causa dell'alta mortalità infantile e delle condizioni igieniche precarie nelle quale vivevano. Proprio a partire dalla seconda metà dell'800 fu condotta una campagna nazionale nei confronti dei problemi dell'infanzia malata: l'obbiettivo da raggiungere era trasmettere una serie di abitudini e comportamenti utili per la cura dei bambini e della prevenzione di malattie come la tubercolosi, molto diffuse in tutti gli strati della popolazione.
Erano stati aperti verso la fine dell'ottocento degli Ospizi Marini per la cura di bambini poveri colpiti dalla scrofola, come ad esempio presso il Lido di Venezia nel 1868. I bambini colpiti da infezioni cutanee, bronchiti e da rachitismo miglioravano solo con l'esposizione al sole, all'aria marina e all'acqua di mare. Sulla fine del XIX° secolo un medico californiano adottò l'acqua di mare anche per la cura della difterite e in generale per le malattie febbrili dei bambini: "questi venivano immersi in acqua di mare ad alta concentrazione di cloruro di sodio e ad un'alta temperatura fra i 25 e i 30 gradi per circa dieci minuti, oppure venivano sottoposti a clisteri con acqua salata ".(Sorcinelli)
L'acqua di mare per essere sani ovvero l'effetto benefico del mare
Quindi dalla seconda metà dell'Ottocento, dopo Francia e Inghilterra, anche in Italia si cercò di mettere in pratica ciò che molti trattati medico-scientifici avevano già comprovato e decantato: l'acqua del mare fa bene al sano e cura chi è malato. Il primo turismo balneare nacque proprio basandosi sulla scienza medica: "Tutti al mare ma sotto il controllo medico" per conservare, migliorare la salute dei sani e per guarire molte malattie. Infatti da questo momento le nascenti stazioni balneari si affideranno alla consulenza di importanti professori. Nel 1823 Trieste inaugura uno stabilimento galleggiante per bagni marini, due anni dopo sarà la volta di Viareggio, seguito nel 1833 da Venezia. Inizia la moda della villeggiatura al mare, della tintarella, riservata dapprima solo ai bambini sofferenti e considerata sconveniente per gli adulti, e di un abbigliamento sempre più ridotto: come affermava un famoso medico della fine Ottocento Paolo Mantegazza "meno si è vestiti e più salubre è il bagno".