Che cos’è il Papillomavirus?

E’ un tipo di virus (HPV acronimo di Human Papilloma Virus) che causa la più comune delle infezioni a trasmissione sessuale. Tale trasmissione può avvenire, oltre che con un rapporto completo, anche tramite semplice contatto nell’area genitale.

Nel mondo esistono circa 100 tipi di Papillomavirus; tra questi 15 provocano nell’essere umano malattie gravi, come ad esempio il cancro invasivo del collo dell’utero e per tale motivo vengono definiti come “tipi ad alto rischio”.

Tra i 100 tipi di Papillomavirus, 10 di questi, invece, provocano malattie meno gravi e vengono definiti come “tipi a basso rischio”. I diversi tipi di Papillomavirus conosciuti non hanno un nome proprio, per cui gli scienziati li distinguono con un numero da 1 a 100.

I tipi 6 e 11 sono i Papillomavirus a basso rischio; in altre parole, provocano le malattie meno severe, come ad esempio i “condilomi genitali” (detti anche verruche genitali), che sono la meno grave e la più comune delle malattie provocate dal Papillomavirus. Si possono riconoscere a vista d'occhio: sono escrescenze che si formano sulla pelle dell'apparato genitale, sia nei maschi che nelle femmine. Sono fastidiosi, ma non hanno conseguenze severe. In genere, però, richiedono un trattamento da parte del medico e possono facilmente essere trasmessi al partner.

I tipi 16 e 18, invece, sono ad alto rischio e sono responsabili del 75% dei casi dei cancri invasivi del collo dell’utero. L’infezione da HPV è fortemente condizionata da un equilibrio che si instaura fra la paziente ed il Papillomavirus, infatti, tale infezione può: guarire spontaneamente, persistere o progredire. La vaccinazione antipapillomavirus non ha mostrato di avere un effetto terapeutico, pertanto avendo il solo scopo di prevenire l'infezione e non di curarla, va somministrata prima che la persona si infetti con il virus. Nel caso in cui una donna abbia già avuto rapporti sessuali (completi o non completi), la vaccinazione non è pericolosa, ma la sua efficacia viene ridotta.

Bisogna ricordare che il preservativo non azzera il rischio di trasmissione dell’HPV, ma lo riduce ed il suo utilizzo è comunque utile anche per la prevenzione di altre malattie sessualmente trasmesse. Bisogna tenere sempre presente che la vaccinazione non sostituisce l’abituale screening del collo dell’utero, che viene effettuato con il “Pap-test”: un esame semplice, innocuo e non doloroso, che permette di scoprire se il Papillomavirus, infettando cronicamente le cellule del collo dell’utero, ha provocato anomalie o lesioni in tali cellule, che potrebbero trasformarsi in tumore. Tutte le donne tra i 25 e i 64 anni devono sottoporsi al Pap-test ogni 2-3 anni; questo test è un esame molto utile, che permette di scoprire lesioni del collo dell’utero in fase iniziale, consentendo ai medici di effettuare una opportuna terapia e salvare molte vite umane.

Che cos’è il vaccino contro il Papillomavirus?

Il vaccino contro il Papillomavirus, è costituito da particelle microscopiche molto simili al virus, ma del tutto innocue. Con la vaccinazione queste particelle entrando nell’organismo, lo rendono capace di potersi difendere dalla vera malattia.

Il vaccino contro il Papillomavirus conferisce un’ottima protezione verso almeno 2 o 4 tipi virali di HPV, a secondo del tipo di vaccino utilizzato.

Attualmente sono disponibili sono due tipi di vaccino antiHPV:

  • Gardasil, vaccino tetravalente, che protegge contro i genotipi 16-18 dell'HPV, responsabili di circa il 70% dei casi di carcinoma uterino, e i genotipi 6 e 11, responsabili del 90% dei condilomi.
  • Cervarix, vaccino bivalente, attivo contro i genotipi 16 e 18, responsabili di circa il 70% dei casi di carcinoma uterino.

I vaccini antiHPV vengono offerti gratuitamente dalle ASL alle bambine tra gli undici e i dodici anni, convocate mediante una lettera di invito personalizzata; mentre per i soggetti di età maggiore, sono disponibili a pagamento in farmacia, previa indicazione e prescrizione del medico.

Per quanto attiene la durata della protezione la vaccinazione antiHPV, nelle donne che hanno fatto la vaccinazione completa (3 dosi), l’efficacia si mantiene per almeno 5 anni. Al momento non si sa esattamente se saranno necessarie ulteriori dosi di richiamo.

Come e quando si somministra il vaccino contro il Papillomavirus?

Il vaccino viene somministrato con una iniezione per via intramuscolare con tre dosi: tempo 0: prima dose, dopo 30 giorni: la seconda dose, dopo 5 mesi dalla seconda: la terza dose.Come già detto, è consigliabile vaccinare intorno ai 9-10 anni le bambine, anche perché la risposta immunitaria è maggiore. In caso di eventuale interruzione del ciclo vaccinale anti-HPV non bisogna ricominciare da capo, qualunque sia il tempo trascorso; pertanto, una volta che si sia deciso di proseguire la vaccinazione, è necessario non perdere ulteriore tempo ed eseguire subito la o le dosi mancanti, ricordando che il tempo minimo fra la seconda e la terza dose non deve essere inferiore a 12 settimane. La terza dose deve essere effettuata al più presto, nel caso in cui sia trascorso un intervallo di tempo superiore ai cinque mesi dalla seconda dose.

Quando si può vaccinare contro il Papillomavirus?

La vaccinazione può essere effettuata nel caso in cui il soggetto presenti banali infezione delle vie aeree superiori (esempio: raffreddore, tosse). Il vaccino può essere anche effettuato in caso di: allattamento, precedenti rapporti sessuali e precedenti Pap test positivi. Il vaccino anti-HPV, essendo costituito da particelle microscopiche molto simili al virus, può essere effettuato ai soggetti con riduzione delle difese immunitarie, causate da una particolare patologia o trattamento farmacologico, anche se si potrebbe avere una ridotta risposta anticorpale.

Quando si deve rimandare la vaccinazione contro il Papillomavirus?

Nel caso in cui il soggetto presenta un’allergia al lattice (gomma), bisogna sempre avvertire il medico vaccinatore, che può disporre, eventualmente, la vaccinazione in ambiente ospedaliero. Il motivo di tale decisione nasce dal fatto che, esistendo prodotti contenenti questa sostanza nel tappo del flaconcino del vaccino e nella stessa siringa, anche se molto raramente, si possono avere delle reazioni allergiche dopo la vaccinazione, che vengono meglio gestite in un ambiente ospedaliero. Il medico vaccinatore valuterà l’opportunità di posticipare l’esecuzione della vaccinazione antirotavirus anche in caso di: gravidanza e malattia acuta grave o moderata, con o senza febbre.

Quando non si deve vaccinare contro il Papillomavirus?

Il vaccino non deve essere effettuato a soggetti con reazione allergica grave (anafilassi) dopo la somministrazione di una precedente dose e reazione allergica grave (anafilassi) a un componente dello stesso vaccino.

Cosa fare in caso di eventuali razioni al vaccino contro il Papillomavirus?

Gli effetti collaterali comuni dopo somministrazione di vaccino antinfluenzale consistono in reazioni locali, quali dolore, arrossamento e gonfiore nel sito di iniezione.

Raramente si possono avere delle reazioni sistemiche, caratterizzate da: cefalea, nausea e dolori addominali e febbre, che per lo più non supera i 38°C e si cura con l’utilizzo di un qualsiasi antipiretico. La maggioranza di queste reazioni sono di lieve e moderata entità, ma non di lunga durata.

Nel caso in cui questi sintomi si dovessero protrarre per più di due giorni si consiglia di consultare il medico al fine di verificare se questi possano essere attribuibili ad altra causa; inoltre in caso di una reazione importante o insolita, previo consulto medico, si deve provvedere ad effettuare la dovuta segnalazione di “evento avverso”.

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