Nella scuola di mia figlia è stato riscontrato un caso di tubercolosi. A quali rischi è esposta mia figlia? Ed in particolare che cosa è e come si manifesta questa malattia?
Negli ultimi 50 anni l’incidenza della malattia tubercolare, dapprima estremamente comune, si è notevolmente ridotta sia per le migliorate condizioni igienico-sanitarie, sia per la disponibilità di farmaci specifici. Tuttavia recentemente nei paesi industrializzati stiamo assistendo ad una ripresa di tale patologia, sia per i movimenti immigratori dai paesi in via di sviluppo che per la diminuita sorveglianza sanitaria e per la diffusione della sindrome da immunodeficienza acquisita. L’agente della tubercolosi è il Mycobacterium tubercolosis, o bacillo di Koch. Esso è responsabile di diverse manifestazioni morbose, che variano a seconda dello stato immunologico dell’ospite e della sede di localizzazione, più frequentemente polmonare.
Un soggetto si definisce esposto alla tubercolosi, quando sia venuto in contatto con persone infettanti; infetto se, in assenza di segni di malattia, risulta positivo al test cutaneo alla tubercolina (Tine test, praticato con dispositivi multipunta ed usato negli screening o intradermoreazione alla Mantoux, utilizzata per una conferma diagnostica), che indica lo sviluppo di ipersensibilità agli antigeni tubercolari; malato se presenta, a livello polmonare o extra-polmonare, segni sintomi e manifestazioni radiologiche specifiche. La prima infezione tubercolare può passare del tutto inosservata o manifestarsi con sintomi simil-influenzali. In una fase successiva (tubercolosi post-primaria) possono comparire febbre, perdita di peso, tosse, sudorazione notturna e brividi. Oltre che a livello polmonare (dove le forme possono essere diverse - pleuritica, miliare, adenitica, cavitaria -) la tubercolosi può manifestarsi in sede meningea, ossea, renale, linfonodale, peritoneale, pericardica, testicolare.
I principali test da eseguire nel caso di sospetta infezione o malattia tubercolare sono l’intradermoreazione tubercolinica, la radiografia del torace e la velocità di eritrosedimentazione (la comune VES). In soggetti che eliminano micobatteri, l’esame diretto e la coltura dei materiali biologici permetteranno il riconoscimento e l’isolamento del bacillo di Koch. Con la tecnica della PCR (polymerase chain reaction) è possibile evidenziare materiale genetico (DNA) caratteristico del Mycobacterium, in tempi rapidi, ma tale test è costoso e praticato da pochi laboratori. I bambini infetti vanno sottoposti a profilassi con isoniazide (un farmaco molto attivo contro il bacillo di Koch) per 6-12 mesi, al fine di evitare che sviluppino la malattia. I malati vanno sottoposti invece a terapia con più farmaci antitubercolari, allo scopo di impedire lo sviluppo di ceppi resistenti. Una diagnosi di infezione tubercolare o di malattia tubercolare in un bambino è un evento sentinella che indica la recente diffusione del Mycobacterium tubercolosis nella comunità.
I bambini, d’altra parte, sono molto raramente infettanti, perché le lesioni primarie sono piccole, l’eliminazione di bacilli è scarsa e la tosse, se presente, è di modesta intensità. Il più delle volte quindi la fonte del contagio è rappresentata da un familiare adulto ed è in questo ambito che vanno indirizzate le prime indagini epidemiologiche (test tubercolinico). La legislazione italiana prevede che venga praticato a livello scolastico lo screening tubercolinico con l’esecuzione del Tine test a 6, 9 e 12 anni. Tale norma è spesso disattesa a livello locale. Se nella scuola frequentata dal suo bambino lo screening non è stato effettuato, sarebbe il caso di praticarlo e di prendere gli opportuni provvedimenti nei bambini positivi.
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