Sono la mamma di un bambino di tre mesi. In questi giorni il pediatra di famiglia ha diagnosticato al piccolo un'ernia ad un testicolo. Tale diagnosi è stata confermata dal pediatra del consultorio. Entrambi mi hanno consigliato di portare Pablo da un chirurgo specializzato per sottoporlo ad un eventuale intervento. Da altre fonti sono però venuta a conoscenza che tale intervento non puù essere effettuato prima dell'anno di vita. E' possibile che nel frattempo l'ernia possa regredire da sola o l'intervento chirurgico è inevitabile? Può portargli delle complicazioni per la sua futura vita sessuale? Da che cosa viene provocata tale anomalia, considerato che alla nascita non si era manifestata?
L'ernia inguinale è un'affezione comune, più frequente nei maschi che nelle femmine, che consiste nel passaggio di visceri (normalmente contenuti nell'addome) attraverso uno dei due canali inguinali. Questi sono i condotti tramite i quali, intorno al settimo-ottavo mese di gravidanza, passano i testicoli per portarsi dall'addome nello scroto.
Nei primi mesi dopo la nascita, i canali inguinali devono chiudersi o al massimo permettere il passaggio di un po' di liquido; nella femmina, invece, devono essere occupati da un cordone fibroso. Se questa chiusura è imperfetta o se la parete è troppo cedevole (come succede nell'anziano), uno sforzo anche non intenso (ad esempio, il pianto o la tosse) può determinare l'ernia. In circa il 60% dei casi l'ernia compare a destra, nel 20% sinistra e nel 20% bilateralmente.
E' sovente associata a un idrocele (cioè ad un accumulo di liquido intorno al testicolo). Un'ernia può comparire a qualsiasi età, anche subito dopo la nascita o nei primi mesi di vita. Si manifesta come un rigonfiamento all'inguine, cioè al di sopra o di lato rispetto ai genitali oppure, se l'ernia scende fino allo scroto, ad uno dei testicoli. Solitamente non causa alcun dolore al bambino.
In genere questo gonfiore scompare nel momento in cui il bambino è sdraiato, mentre si accentua quando aumenta la pressione intra-addominale (allorché il piccolo piange o tossisce). Tutte le ernie inguinali sono potenzialmente pericolose e devono essere perciò corrette precocemente con un intervento chirurgico. Un'ernia inguinale, infatti, non si risolve mai da sola e va sempre operata. Non conviene mai aspettare troppo per non dover intervenire d'urgenza: se non trattate le ernie rischiano lo strozzamento, cioè l'intrappolamento dell'intestino all'interno del passaggio erniario.
Quando ciò accade, il sangue non circola più e la parete intestinale va incontro a necrosi cioè a morte per mancata ossigenazione. Allorché si verifica questa complicazione la massa inguinale diventa dolorosa, il bambino appare irritabile e spesso compare vomito e distensione addominale.
Si tratta di una vera urgenza chirurgica. Il trattamento dell'ernia consiste nel rimettere i visceri erniati all'interno dell'addome e nel ricostruire il canale inguinale rinforzandone la parete e chiudendo la breccia attraverso cui fuoriesce l'ernia con alcune fasce muscolari o con una rete di materiale sintetico. I risultati del trattamento chirurgico sono eccellenti: le recidive sono rare e le complicanze molto basse.
Alcune ricerche hanno dimostrato che una piccola percentuale di individui sottoposti ad intervento per ernia inguinale, indipendentemente dall'età in cui è avvenuta l'operazione, presentano una riduzione della fertilità. L'intervento può essere eseguito senza rischi anche nei primi mesi di vita. Si tratta di una operazione rapida e semplice; in genere il bambino viene dimesso dopo uno-due giorni.
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