Mio figlio è nato tre giorni orsono con un evidentissimo cefaloematoma da parto. Dopo circa 24 ore dalla sua nascita i medici ci hanno detto che vi era anche un principio di ittero quindi da circa 24 ore è sottoposto a cure di fototerapia. Vorrei sapere a quali altri tipi di esami medici devo sottoporre mio figlio, per avere un quadro più completo e un ansia minore.
Il quesito richiesto necessita di una risposta, relativa al cefaloematoma, e di una spiegazione riguardante l'ittero, o meglio, l'ittero conseguente al cefaloematoma.
Occorre, intanto, premettere che la teca cranica di un neonato è costituita da diverse ossa piatte non saldate tra di loro e "confinanti" in zone dette suture craniche. Ciascuna di queste ossa piatte (come del resto tutte le ossa) è rivestita dal periostio, che è una sottile membrana ricca di vasi sanguigni e di terminazioni nervose. Il periostio, quindi, non ricopre in maniera continua tutta la scatola cranica ma, essendo adeso alle diverse ossa piatte del cranio, si interrompe laddove termina l'osso che ricopre, cioè a livello delle suture craniche. Ben si capisce, perciò, come il suo scollamento dall'osso che ricopre determini la rottura di piccoli vasi e, quindi, emorragia che si localizza tra osso e periostio.
Con il termine di cefaloematoma si intende, appunto, un ematoma della volta cranica del neonato con sede tra osso e periostio. Si tratta, cioè, di uno spandimento di sangue sottoperiosteo che solleva, a mo’ di bozza, il capillizio a livello di una o più ossa della teca cranica. Esso compare, in genere, dopo qualche giorno dalla nascita e regredisce al massimo entro alcune settimane.
È causato da un parto traumatico, soprattutto se con applicazione di forcipe e, raramente, si accompagna a fratture sottostanti. Tale raccolta di sangue, come prima specificato, essendo sotto il periostio non oltrepassa le suture ma si interrompe al loro livello e questo rappresenta, insieme alla consistenza molle fluttuante, il criterio clinico che permette di diagnosticare un cefaloematoma.
Infatti, vi sono altre due condizioni, anch'esse ad esito favorevole, che devono essere differenziate dal cefaloematoma:
- l'ematoma subgaleale, in cui il processo emorragico non è sottoperiosteo bensì all'interno dello strato cutaneo, pertanto, esso si estende oltre le suture craniche;
- il tumore da parto (dove "tumore" indica gonfiore e non certo neoplasia!). Si tratta di un edema dei tessuti molli dello scalpo (quindi non emorragia ma stravaso di acqua), dovuto alla pressione in utero e/o della vagina sulla parte presentata, che si estende oltre le suture. È presente alla nascita e si risolve spontaneamente in pochi giorni.
Il cefaloematoma va lasciato a sé senza alcun intervento perché la sua evoluzione è rappresentata dalla completa guarigione. Il riassorbimento avviene spontaneamente in due-sei settimane ma in corrispondenza dei margini periferici può talora evidenziarsi, per la neoformazione di tessuto osseo, un orletto rilevato di consistenza aumentata o la deposizione di sali di calcio può causare una protuberanza che scompare generalmente entro i primi due anni di vita.
Non è indicato lo svuotamento dell'ematoma per il pericolo di infezioni. Comunque sia il cefaloematoma, specie se di dimensioni cospicue, può determinare od aggravare l'ittero neonatale. Come questo possa verificarsi è presto spiegato. L'ittero, ossia il colorito giallastro della cute, è determinato dall'aumento dei livelli ematici di bilirubina, la quale deriva dal catabolismo della emoglobina a sua volta contenuta nei globuli rossi del sangue. Normalmente la bilirubina in eccesso viene "eliminata" da un sistema enzimatico a localizzazione epatica.
Nel neonato, sia a termine che pretermine, vi è una certa tendenza a manifestare ittero perché il fegato non è idoneo, per il transitorio deficit di tale sistema enzimatico, ad eliminare con adeguata rapidità la bilirubina che si produce in eccesso a causa della fisiologica riduzione del patrimonio eritrocitario (N.d.R.: cioè del numero di globuli rossi).
Infatti, l'ittero compare in un certo numero (circa 2/3) dei nati a termine e nei 3/4 dei pretermine, anche in assenza di altre condizioni inducenti, proprio a causa della relativa insufficienza del fegato del neonato. Ovviamente, se vi sono altre condizioni che determinano un aumento della produzione di bilirubina o un rallentamento della sua eliminazione oppure entrambi tali fattori, il livello della bilirubina può essere più duraturo o pericoloso.
Ora, uno dei molteplici fattori che possono determinare iperbilirubinemia, ossia ittero, è rappresentato dalle condizioni emorragiche. Questo perché i globuli rossi fuoriusciti dai vasi sanguigni si frammentano e liberano l'emoglobina in essi contenuta, la quale viene trasformata in bilirubina.
Anche un ematoma, ossia un’emorragia nei tessuti cutanei, da luogo perciò all'aumento della bilirubina che nel neonato, per i motivi ampiamente esposti, non potendo essere rapidamente eliminata conferisce il tipico colorito giallastro e, se raggiunge livelli molto elevati, può causare danni neurologici.
Per questo motivo viene effettuata la fototerapia, la quale non fa altro che degradare la bilirubina in derivati che non necessitano del sistema enzimatico deficitario per essere eliminati e che non sono dannosi per il sistema nervoso. In conclusione, non sono necessari ulteriori esami medici cui sottoporre il neonato con cefaloematoma, la cui diagnosi, essenzialmente clinica, non presenta particolari difficoltà.
La stessa radiografia del cranio non è indicata di routine perché solo nel 5% dei casi può esservi una sottostante frattura. Tale ematoma non lascia sequele e l'ittero ad esso conseguente è ben controllato dalla fototerapia e regredisce completamente nel giro di poco tempo.
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