La prima dei miei tre figli, che ha 12 anni e mezzo ed è già sviluppata, dopo un iniziale periodo di regime alimentare ristretto (adottato di sua iniziativa) per un leggero sovrappeso, si sta autolimitando eccessivamente fino a saltare qualche pasto. Volevo sapere che comportamento adottare da genitore e se esiste un certo tipo di familiarità dato che anch'io (mamma) ho avuto, all'età di 15 anni, un problema analogo curato con una lunga psicoterapia. Preciso che il mio atteggiamento verso il cibo è tornato perfettamente normale e che ho sempre cercato di apprendere dalla mia esperienza quali errori evitare verso i miei figli. Sono certa che il comportamento di mia figlia sia nato soprattutto da esigenze di perfezionamento fisico tipiche della sua età.
Gentile mamma, l'anoressia nervosa (termine improprio ma ormai abituale: spesso infatti queste ragazze sentono lo stimolo della fame, ma il desiderio di perdere peso è più forte e le costringe a non alimentarsi) è dovuta a vari fattori che, cooperando in varia misura, determinano la malattia. L'importanza dei fattori genetici non è fondamentale (non è una vera malattia ereditaria) però sappiamo che l'anoressia è più frequente tra i familiari di un soggetto ammalato e tra le coppie di gemelli monozigoti. Quindi una madre anoressica (o ex), pur avendo molte possibilità che le sue figlie non siano anoressiche, avrà una probabilità leggermente maggiore (rispetto ad una madre non anoressica) di dover affrontare questo problema nella propria famiglia.
L'adolescenza e il periodo immediatamente precedente sono critici per il rischio della comparsa di disturbi del comportamento alimentare che possono evolvere anche verso l'anoressia. Ovviamente, come sa, non è sufficiente che una ragazza salti qualche pasto per definirla anoressica. Durante l'adolescenza non sono rari comportamenti alimentari scorretti ma non patologici: desiderio di autoaffermazione, sperimentazione, opposizione alle regole familiari, scarso interesse per il cibo o limitazioni (qualitative o quantitative) per motivi ideologici o agonistici sono solo alcuni esempi. Talvolta è difficile individuare il limite tra comportamento occasionale ed inizio di un disturbo del comportamento alimentare.
Spesso, quando ci troviamo proprio dentro ad una situazione, siamo come i presbiti: vediamo sfumato e non capiamo le cose che ci sono troppo vicine, ed è indispensabile chiedere aiuto a chi può guardare un po' da lontano. Il suo pediatra conosce la ragazza sin da piccola e la famiglia: potrà valutare se ci sono problemi o pericoli in vista, saprà giudicare lo stato nutrizionale della ragazza e potrà consigliarle un regime dietetico equilibrato.
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