Alla nostra bimba di 2 mesi è stata diagnosticata una forma di laringomalacia. Appena nata ha mostrato subito una forma di fatica respiratoria che inizialmente i medici hanno voluto attribuire alla ghiandola del timo risultata ipertrofica da una radiografia al torace fatta due giorni dopo la nascita. A un successivo controllo questa ghiandola è apparsa ancora più grande, ma i pediatri hanno spostato il problema, dicendo che la bimba (ben ossigenata, neurologicamente tonica e reattiva, senza problemi al cuore, dotata di buon appetito e di un'ottima capacità di suzione) emetteva uno strano rumorino respirando a causa, appunto, della laringomalacia. Ci hanno detto che il disturbo regredirà da sé entro il quinto mese. Se così non sarà, dovremmo sottoporre la piccola ad una laringoscopia. Cosa potete dirci di più? E, soprattutto, la laringoscopia non è un esame troppo intrusivo su bimbi così piccoli?
La laringomalacia è un disturbo congenito della laringe caratterizzato da uno stridore (cioè da un rumore a tonalità acuta) inspiratorio e da un'ostruzione delle vie aeree. Rappresenta la più frequente tra le anomalie congenite della laringe. E' dovuta ad una debolezza congenita dell'epiglottide (la parte della laringe situata al di sopra delle corde vocali) e di alcune sue strutture (le cartilagini aritenoidee) che si collassano e vengono risucchiate nelle vie aeree durante l'inspirazione.
Un processo simile può interessare anche la trachea, prendendo il nome di tracheomalacia, e i bronchi (broncomalacia). La causa è sconosciuta. L'anomalia si risolve spontaneamente allorquando lo sviluppo della cartilagine funge da sostegno delle strutture anatomiche interessate.
La diagnosi differenziale deve escludere altre malformazioni o anomalie della laringe o delle corde vocali oppure patologie delle strutture del collo limitrofe. La sintomatologia, che in genere non è presente alla nascita, ma inizia dopo alcuni giorni (di solito tra i 15 giorni e i due mesi di vita), si caratterizza per una inspirazione rumorosa con un caratteristico stridore.
Il fenomeno è accentuato dal pianto, dalla posizione supina (a faccia in su) e quando il collo è flesso; migliora se il lattante viene messo a pancia in giù, con il collo iperesteso. Qualche volta la laringomalacia si accompagna a retrazioni inspiratorie e a modificazioni della voce (soprattutto raucedine). Il paziente è inoltre più frequentemente soggetto ad infezioni delle prime vie respiratorie e spesso presenta reflusso gastro-esofageo.
Le complicanze sono abbastanza rare e comprendono gravi difficoltà respiratorie, ritardo di crescita per difficoltà ad alimentare il bambino, deformazioni della gabbia toracica (se le retrazioni intercostali sono severe). La diagnosi presuntiva si basa sulla storia clinica del paziente e sull'esame obiettivo, ma la diagnosi definitiva richiede la laringoscopia. La terapia è solo di supporto e consiste nell'alimentare lentamente il bambino, poiché il piccolo ha difficoltà nel coordinare la respirazione e la deglutizione.
Solo molto raramente è necessaria la tracheostomia che consiste nel praticare un'apertura nella parete anteriore della trachea mediante una incisione cutanea sulla linea mediana del collo. La prognosi è buona: qualche volta si può verificare un'intensificazione dei disturbi nei primi mesi di vita, ma un netto miglioramento si verifica sempre entro l'anno di vita e la guarigione completa avviene ai 18 mesi.
Venendo all'ultima parte della domanda, va precisato che la laringoscopia diretta con un laringoscopio flessibile a fibre ottiche permette l'esame della struttura e della funzionalità delle vie aeree superiori dal naso fino alla laringe in un lattante sveglio con il minimo traumatismo in mani esperte.
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