E il cuore quando d'un ultimo battito
Avrà fatto cadere il muro d'ombra,
per condurmi, Madre, sino al Signore,
come una volta mi darai la mano.
In ginocchio, decisa,
sarai una statua davanti all'Eterno,
come già ti vedeva
quand'eri ancora in vita.
Alzerai tremante le vecchie braccia.
Come quando spirasti
Dicendo: Mio Dio, eccomi.
E solo quando m'avrà perdonato,
ti verrà desiderio di guardarmi.
Ricorderai d'avermi atteso tanto,
e avrai negli occhi un rapido sospiro.
(Da "Sentimento del tempo")
GIUSEPPE UNGARETTI nacque ad Alessandria d'Egitto nel 1888 da famiglia lucchese. Studiò a Parigi e prese parte alla prima guerra mondiale, durante la quale pubblicò la sua prima raccolta di versi, "Il porto sepolto". Dal 1936 al 1942 fu insegnante di Letteratura Italiana presso l'Università di San Paolo del Brasile. In questo periodo la sua vita fu tragicamente segnata dalla morte del figlio Antonello di nove anni. Dopo la seconda guerra mondiale insegnò all'Università di Roma. Morì a Milano nel 1970.
Questo testo, solo apparentemente "facile" nella sua concisione e brevità espressiva, evoca la fermezza di quella fede che, attraverso l'umile preghiera della madre, diventa mezzo di salvezza per il figlio. La decisione nei gesti della madre e il suo saldo sentimento religioso riescono a riprendere il dialogo con il figlio iniziato nella vita terrena, "muro" vacuo, inconsistente, fra noi e la vera vita, quella celeste.