Se mi tornassi questa sera accanto lungo la via dove scende l'ombra azzurra già che sembra primavera, per dirti quanto è buio il mondo e come ai nostri sogni in libertà s'accenda di speranze di poveri di cielo io troverei un pianto da bambino e gli occhi aperti di sorriso, neri neri come le rondini del mare.
Mi basterebbe che tu fossi vivo, un uomo vivo col tuo cuore è un sogno. Ora alla terra è un'ombra la memoria della tua voce che diceva ai figli: "Com'è bella la notte e com'è buona ad amarci così con l'aria in piena fin dentro il sonno". Tu vedevi il mondo nel plenilunio sporgere a quel cielo, gli uomini incamminati verso l'alba.
ALFONSO GATTO nasce a Salerno nel 1909 e vive attivamente il clima culturale fiorentino attraverso la rivista letteraria "Campo di Marte". In questo periodo scrive le raccolte "Isola" e "Morto ai paesi". In seguito, pur non allontanandosi dalla originaria esperienza poetica, inserisce nella sua lirica un forte impegno sociale. Tra le varie raccolte, "Amore della vita", "Il capo sulla neve", "La forza degli occhi", "Poesie d'amore", in cui unisce all'amore il ricordo dell'infanzia e della sua terra d'origine. In questa poesia è rappresentato il padre in un ritratto che ne mette in evidenza i caratteri della personalità : la sua figura appare nitida nella memoria, come guida sicura nel difficile cammino della vita. Se il padre fosse ancora vivo, il poeta potrebbe confidargli i propri dolori e le proprie speranze, come faceva un tempo, e riscoprire il vero significato del sorriso e del pianto, della bellezza della vita, della continua ricerca di verità che la caratterizza. Ma nessuna morte potrà mai togliere al poeta gli insegnamenti che il padre gli ha lasciato e i sogni di libertà che, nel "buio" di alcuni momenti dell'esistenza e nelle difficoltà, riescono ancora a trasmettergli serenità e sicurezza.