Il brusco cambiamento avvenuto con il parto porta l’organismo ad una serie di complesse modificazioni: tutti gli apparati iniziano a percorrere in senso inverso e in tempo molto più breve le modificazioni che si erano lentamente instaurate nel corso della gravidanza.

Uno dei fenomeni più caratteristici è la presenza di perdite vaginali particolari chiamate “lochi”. Le lochiazioni durano in genere 20 giorni, sono provocate dal distacco e dall’espulsione del rivestimento delle pareti uterine; nei primi giorni dopo il parto sono abbondanti e composte in gran parte da sangue poi diminuiscono progressivamente e il sangue scompare, lasciando il posto a perdite biancastre via via sempre più scarse.
L’utero inizia la sua involuzione che si completerà dopo 3-4 settimane dal parto riducendo il suo volume.
Questa involuzione si accompagna a contrazioni, detti morsi uterini, che iniziano subito dopo il parto e si protraggono per alcuni giorni.

La vulva e la vagina riacquistano rapidamente la loro elasticità e tensione; le eventuali abrasioni o contusioni scompaiono senza necessità di trattamenti.

La prima mestruazione successiva al parto (detta “capoparto”) può comparire dopo un periodo molto variabile. Se si allatta generalmente compare al termine dell’allattamento, ma non è una regola fissa perché può comparire anche prima oppure mesi dopo. Se non si allatta di solito la mestruazione compare circa 2 mesi dopo. Con il riequilibrarsi della funzione ovarica i cicli successivi si regolarizzano progressivamente.

I piccoli traumi che durante il parto hanno coinvolto la vescica, il condotto urinario e il suo sbocco possono provocare una leggera congestione che può rendere più difficile la minzione. In genere tutto regredisce in pochi giorni. Può accadere che la vescica presenti difficoltà a svuotarsi e si debba ricorrere all’ uso di un catetere per svuotarla. Ben presto riprende la sua funzione abituale.

Anche la funzione intestinale può risultare rallentata nei giorni dopo il parto: può essere utile un lassativo se dopo il terzo-quarto giorno la paziente non ha ancora evacuato.

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