La crosta lattea, detta anche dermatite seborroica neonatale, è un disturbo molto comune nei lattanti dovuto, probabilmente, ad un eccessiva produzione di sebo (una sostanza grassa che viene emessa da alcune ghiandole della pelle e che serve normalmente a creare un film protettivo contro gli agenti esterni).
Da che cosa è causata
La causa dell’eccessiva stimolazione delle ghiandole sebacee non è stata ancora identificata con chiarezza: secondo alcuni sembra sia dovuta all’azione di ormoni androgeni di provenienza materna, presenti nel sangue del bambino per qualche mese dopo la nascita.
Altri studi chiamano in causa un fungo, la Malassezia furfur, un lievito saprofita che si riscontra normalmente sulla cute di molte persone e che diventa aggressivo solo in particolari situazioni. Come risultato si verificherebbe un processo infiammatorio che porterebbe a modificazioni qualitative e quantitative nella produzione di sebo.
Come è noto la cute è fisiologicamente soggetta a un processo di ricambio che la porta ad eliminare le cellule vecchie sotto forma di squamette.
La crosta lattea sarebbe dovuta all'ancora non perfezionato meccanismo di sostituzione delle cellule vecchie con quelle nuove nel processo di desquamazione della pelle: il sebo agirebbe come un collante e farebbe aderire tra di loro le scaglie che, proprio per la presenza del sebo (che, come abbiamo visto, è una sostanza grassa) acquisterebbero una consistenza e un aspetto untuosi.
Non è stata invece dimostrata, come invece sembrerebbe suggerire il nome, alcuna correlazione della crosta lattea con l’assunzione di latte materno oppure con una intolleranza alle proteine del latte vaccino.
Come si manifesta
La malattia si esprime clinicamente nei primi tre mesi di vita, di solito tra la seconda e la decima settimana ma qualche volta sin dai primi giorni di vita, colpendo soprattutto il cuoio capelluto: compare una desquamazione a fini lamelle, simili a forfora, che qualche volta può essere massiva, con comparsa di croste e squame di colore grigio-giallastro, di aspetto untuoso, con presenza di arrossamento cutaneo e desquamazione.
Essa è dovuta principalmente al fenomeno di essicazione della iperproduzione sebacea: se si annusa la testa di un lattante affetto da crosta lattea si apprezza infatti un forte e caratteristico odore di “rancido”, che è l’odore tipico del sebo.
Oltre che sul cuoio capelluto la dermatite seborroica può localizzarsi in varie parti del viso: la fronte, le sopracciglia, la zona dietro i padiglioni auricolari, le guance e le zone intorno al naso.
Spesso vengono colpite le ascelle, la regione inguinale e le pieghe del collo. Non è infrequente osservare la comparsa di infezioni secondarie da batteri oppure dovute a un fungo, la Candida. Qualche volta una dermatite da pannolino di difficile risoluzione si accompagna all’interessamento del cuoio capelluto.
Nella maggioranza dei casi la crosta lattea non provoca particolare fastidio al lattante e il prurito si verifica solo in casi molto rari. I problemi sono perlopiù di natura estetica e di norma l’intervento del pediatra non è necessario, se non in casi severi.
Il disturbo è benigno e autolimitante e solitamente si risolve spontaneamente nei primi mesi di vita.
La dermatite seborroica non può persistere oltre il quarto mese di vita, in quanto il lattante non è in grado di produrre da solo gli ormoni sessuali.
Di conseguenza le dermatiti seborroiche che si osservano nei lattanti dopo tale periodo, in particolate al cuoio capelluto e che qualche volta durano fino ai primi anni di vita, vanno riconsiderate dal punto di vista diagnostico: probabilmente, nella maggior parte dei casi, sono forme psoriasiche (vengono chiamate sebo-psoriasi) e la loro diagnosi è facilitata se, nella famiglia, sono presenti altri casi di psoriasi.
Come si cura
E’ possibile accelerare il processo di guarigione utilizzando alcuni rimedi che servono ad ammorbidire le croste. Ad esempio si può passare sul cuoio capelluto del cotone imbevuto di olio di oliva o di mandorle dolci o di borragine o di vaselina oppure si possono adoperare emollienti specifici per la crosta lattea in vendita in farmacia, contenenti vitamina E che, fluidificando il sebo e ammorbidendo le croste, ne facilitano il distacco.
Per rimuovere le croste è consigliabile, una volta applicati i prodotti, passare delicatamente un pettine a denti fitti.
Possono essere usate anche creme contenenti urea al 5% o acido salicilico all’1%, che facilitano il distacco delle croste.
Poiché la cute del paziente con dermatite seborroica è spesso riccamente colonizzata dal fungo Malassezia furfur alcuni autori consigliano un trattamento locale con creme anti-micotiche.
Nei casi più gravi è possibile adoperare pomate a base di cortisone che vanno comunque, in tutti i casi, prescritte dal pediatra.
Qualche volta la crosta lattea, sotto il nome di dermatite seborroica, ricompare nel momento della pubertà, durante cui la modificata situazione ormonale porta ancora una volta all'iperproduzione di sebo.
Articolo pubblicato anche sulla rivista "Diagnosi & Terapia", la rivista divulgativa che da trent'anni viene distribuita al pubblico in 1000 farmacie.
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