Lo sviluppo dell’udito alla nascita è sicuramente più avanzato rispetto ad altri sensi, come ad esempio la vista. Già all’interno del pancione della mamma il feto è infatti in grado di avvertire i suoni, anche se solo alla fine del secondo trimestre di gestazione si completa lo sviluppo del nervo acustico, la struttura nervosa che permette agli stimoli sonori di arrivare al cervello.
Il bambino avverte benissimo i rumori esterni (anche se, ovviamente, gli giungono attutiti ed ovattati dal liquido amniotico in cui si trova immerso), tanto da riconoscere la voce della madre o da sobbalzare quando ascolta un rumore improvviso. È stato inoltre dimostrato che un suono intenso vicino alla pancia della mamma provoca un’accelerazione del battito cardiaco fetale.
Quando nasce il bebè è perciò perfettamente in grado di percepire i suoni, anche se non è in grado di localizzare bene la loro origine. Riconosce la voce della madre e persino eventuali brani musicali che può avere ascoltato quando ancora si trovava nell’utero materno. Il piccolo reagisce ai rumori forti, come può essere una porta che sbatte o una persona che grida, sussultando o sbattendo le palpebre o reagendo con il cosiddetto “riflesso di Moro” (è una reazione involontaria per cui il bambino allarga le braccia e apre le dita delle mani), o infine, ma raramente, mettendosi a piangere.
Tra il secondo ed il terzo mese di vita il bebè è già in grado di individuare la fonte di un suono e di ruotare la testa in quella direzione. Smette di piangere quando la mamma gli si avvicina parlando ad alta voce o si tranquillizza quando ascolta un suono ritmico, come può essere quello di un carillon. Dimostra di apprezzare i suoni dolci e sussurrati, come le parole che ascolta quando la mamma gli parla mentre fa il bagnetto o gli cambia il pannolino, mentre lo infastidiscono i rumori forti. Ha difficoltà a sentire i toni di voce bassi e profondi, come può essere una voce maschile.
Dal quinto, ma soprattutto dal sesto mese di vita il piccolo ruota immediatamente la testa verso la fonte di qualsiasi suono di una certa entità come ad esempio un televisore che si accende. Il lattante inizia ad apprezzare il rumore che fa un oggetto quando gli cade dalle mani, e questo lo fa spesso strillare di piacere. Tenta di riprodurre i suoni appena ascoltati e riconosce le sillabe delle parole, che prova a ripetere.
Tra il settimo e l’ottavo mese il bambino è capace di afferrare rumori anche molto lievi come il fruscio delle pagine di un giornale. Inizia a balbettare in modo forte e chiaro, e le prime sillabe che sa riprodurre, con sua enorme soddisfazione, sono “la”, “pa”, “ma”, “ta”. Il piccolo gioca con la propria voce (che ama ascoltare), e la capacità di ripetere i suoni che sente e di provare ad imitarli è la migliore conferma che ci sente bene.
All’incirca all’ottavo mese di vita è opportuno eseguire il test di Boel, attraverso cui il medico è in grado di valutare, oltre all’udito del lattante, numerosi aspetti del comportamento infantile come la capacità di contatto con il mondo, lo sviluppo psico-motorio in senso generale e la vista.
L’attrezzatura per eseguire l’esame consiste in quattro campanellini d'argento fissati con anelli alle dita dell'esaminatore (due per mano), in un bastoncino rosso e in due anelli ruotanti concentrici. Il medico si pone di fronte al bambino, che viene tenuto sulle ginocchia della mamma e l’attenzione del bambino viene mantenuta viva per mezzo del bastoncino rosso o dei due anelli concentrici ruotanti.
A questo punto l’esaminatore fa suonare con le dita uno dei quattro campanellini, posti dal lato opposto alla direzione dello sguardo, a circa 20 cm dall’orecchio: il piccolo, se ci sente bene, smette di osservare l’oggetto e ruota la testa verso la sorgente sonora. Dopo un congruo intervallo di tempo, nel corso del quale l’attenzione del bambino viene nuovamente catturata dal bastoncino rosso o dai due anelli concentrici ruotanti, l’esame viene ripetuto dalla parte opposta.
I due campanellini per lato emettono suoni di frequenza diversa, e permettono perciò di valutare la risposta uditiva a toni acustici di diverso tipo. Tra i 9 e i 10 mesi di vita ripete chiaramente, e spesso con un tono di voce piuttosto alto, “mamma”, “pa-pa”, ”ta-ta” e altre parole, anche se, probabilmente, non comprende in pieno il significato di queste vocaboli.
Quando è invece è arrabbiato mostra tutto il suo disappunto urlando forte ed emettendo sillabe gutturali come “br”, “gr” e “tr”. Tra gli 11 ed i 12 mesi è capace di obbedire a ordini molto semplici come “batti le manine”, “apri la bocca”, prendi quell’oggetto”.
E’ in grado di comprendere perfettamente il proprio nome e di girarsi immediatamente quando qualcuno lo chiama. Interrompe inoltre quello che sta facendo se gli viene detto “No”. Gli piacciono molto i giocattoli che emettono rumori e suoni di qualsiasi tipo. Sa dire mamma e papà in modo chiaro, dimostrando di sapere chi vuole chiamare o indicandolo quando pronuncia tali parole.
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