"PER UN PROGRAMMA STRATEGICO NAZIONALE CHE AUMENTI E OTTIMIZZI LA COPERTURA VACCINALE DELLA POPOLAZIONE PEDIATRICA ITALIANA"
LE RAGIONI DELLA CONFERENZA DI CONSENSO
Nel corso degli ultimi decenni la disponibilità di vaccini sempre più efficaci e sicuri, un attento monitoraggio epidemiologico e un’accurata valutazione dei programmi vaccinali di massa hanno consentito di (ri-) definire e pianificare su vasta scala programmi efficaci di copertura vaccinale sia al Nord che al Sud del mondo.
Per quanto concerne l’Italia, sebbene con recenti iniziative si sia cercato di colmare il divario preventivo che ancora ci caratterizza nei confronti di molte altre nazioni, molto rimane ancora da fare per:
- adeguare le coperture vaccinali;
- migliorare la valutazione della copertura vaccinale (facoltativa e obbligatoria);
- monitorare le malattie infettive in età pediatrica prevenibili mediante vaccinazione.
A tutt’oggi le stime di copertura vaccinale (in particolare per le vaccinazioni facoltative) possono essere ottenute solo sulla base di dati di vendita dei vaccini o su indagini di campo (per lo più occasionali e limitate).
In assenza di una riconosciuta strategia vaccinale nazionale indirizzata sia al singolo che alla popolazione, il grado di formazione e informazione dell’opinione pubblica, e talvolta della stessa classe medica, è tale da creare e alimentare eccessivi timori, spesso ingiustificati, o posizioni di ostilità, frutto più di emotività che di scientificità.
Inoltre, l’eterogeneità delle delibere regionali e dei provvedimenti locali crea negli operatori sanitari indecisioni e dubbi nel momento in cui sono chiamati a decidere, o consigliare, se somministrare o meno un vaccino.
In tale contesto, si è svolta il 5 dicembre 1995 una Conferenza Nazionale di Consenso (organizzata dall’Istituto di Ricerche Farmacologiche "Mario Negri" di Milano e dall’Istituto Superiore di Sanità di Roma) con la finalità di proporre indicazioni e strategie da adottare a livello nazionale. All’iniziativa hanno partecipato 242 persone in rappresentanza delle varie competenze più direttamente coinvolte nella prevenzione mediante vaccinazione: Servizi territoriali (Igiene Pubblica, Materno-Infantile e Medicina di base), Ministero della Sanità, Istituti Scientifici, Ospedali, Università, Industria, Società Scientifiche, giuristi e mass-media. In particolare erano presenti 164 operatori dei servizi territoriali in rappresentanza di 85 USL di 15 Regioni.
Le analisi presentate e le proposte formulate nel corso della Conferenza sono state quindi sottoposte, in modo formale, al giudizio di un panel di revisori, che oltre ai proponenti comprendeva anche operatori ed esperti di altri settori.
SITUAZIONE ATTUALE
Gli obiettivi e gli accordi internazionali
Secondo quanto sottoscritto anche l’Italia deve perseguire l’obiettivo 5 (Riduzione delle malattie infettive) per la Regione Europea del Programma Salute per tutti nell’anno 2000. L’obiettivo, approvato dalla 2° Conferenza sulle politiche vaccinali in Europa dell’OMS tenutasi a Karlovy Vary nel 1984, è stato modificato nel 1991 dal Comitato di esperti dell’OMS per la Regione Europea e recita:
"In Europa, entro l’anno 2000, non dovrebbero essere registrati casi indigeni di poliomielite, difterite, tetano neonatale, morbillo, parotite epidemica e rosolia congenita; dovrebbe inoltre essere realizzata la continua e sostenuta riduzione dell’incidenza e delle complicanze delle altre malattie infettive, in particolar modo dell’infezione da HIV".
Gli obiettivi operativi del Programma Esteso di Vaccinazione (Expanded Programme on Immunization, EPI) per la Regione Europea prevedono inoltre, per ciascuna malattia infettiva, scadenze operative e temporali dettagliate:
DIFTERITE: assenza di casi indigeni entro il 2000
- entro il 1995 copertura vaccinale con ciclo primario >95% entro il 2° anno di età
- entro il 1995 introduzione di dose booster di DT (o Td) in età scolare (5-14 anni), con raggiungimento di coperture vaccinali >95%.
POLIOMIELITE: eradicazione di poliomielite da virus selvaggi entro il 2000
- entro il 1995 copertura vaccinale con ciclo primario >95% entro il 2° anno di età
- entro il 1995 istituzione di sistemi di sorveglianza della paralisi flaccida acuta o di altri sistemi di sorveglianza per assicurare l’individuazione di ogni caso di polio in ogni classe di età.
TETANO NEONATALE: assenza di tetano neonatale entro il 1995
- entro il 1995 copertura vaccinale, con ciclo primario, >95% entro il 2° anno di età
- entro il 1995, introduzione di una dose booster di DT o Td in età scolare (5-14 anni) con raggiungimento di coperture vaccinali >95%
- entro il 1995, analisi di ogni caso di tetano con riguardo a sesso ed età del paziente.
ROSOLIA CONGENITA: entro il 2000 assenza di casi indigeni con sindrome da Rosolia Congenita e di casi (confermati in laboratorio) di rosolia in gestanti
- entro il 1997 difficile raggiungimento di copertura vaccinale, in entrambi i sessi, >95%
- entro il 1995, istituzione di un Sistema di Sorveglianza in grado di individuare tutti i casi di S.R.C.
PAROTITE: entro il 2000 assenza di casi indigeni di parotite
-
entro il 1997 difficile raggiungimento di coperture vaccinali >95%.
MORBILLO. entro il 2000 assenza di mortalità da morbillo indigeno, e morbosità inferiore a 1 caso per 100.000 abitanti.
-
entro il 1997 difficile raggiungimento di coperture vaccinali >95%.
PERTOSSE: entro il 2000 assenza di mortalità da pertosse indigeno, e morbosità inferiore a 1 caso per 100.000 abitanti
-
entro il 1997 difficile raggiungimento di coperture vaccinali >95%, con ciclo primario di vaccinazione, entro il compimento del 2° anno.
EPATITE VIRALE B: tutti i Paesi che non hanno ancora attuato la vaccinazione universale contro l’HBV dovrebbero sviluppare una strategia per i neonati e/o gli adolescenti, considerando la situazione epidemiologica ed economica.
HAEMOPHILUS INFLUENZAE DI TIPO B: come primo passo per la preparazione di un programma di immunizzazione, tutti i Paesi che non lo hanno ancora fatto, dovrebbero stabilire sistemi di sorveglianza laboratoristica per le forme invasive da Hib. Dove la situazione epidemiologica lo richieda ed i vaccini siano disponibili e affrontabili, dovrebbe essere introdotta la vaccinazione di routine dei neonati.
La situazione attuale in Italia
Seppur anacronistica persiste nella pratica la suddivisione tra vaccinazioni obbligatorie e vaccinazioni facoltative, anche perché‚ favorita dalle disposizioni legislative vigenti (Tabelle 1 e 2).
Tab.1 - VACCINAZIONI OBBLIGATORIE
VACCINAZIONI | ANNO INTRODUZIONE | POPOLAZIONE TARGET |
Antidifterica | 1939 | Prima Infanzia |
Antitetanica | 1963 | Gruppi professionali a rischio |
1968 | Prima Infanzia | |
Antipolio (OPV) | 1966 | Prima Infanzia |
Antiepatite B | 1991 | Prima Infanzia e adolescenti |
Antitifica | 1917 | Militari di leva |
1926 | Gruppi professionali a rischio | |
1963 | Alimentaristi | |
BCG | 1970 | Gruppi professionali a rischio. Prima Infanzia (solo aree ad alta prevalenza per TBC) |
Antimeningococcica | 1986 | Militari di leva |
Tab.2 - VACCINAZIONI RACCOMANDATE
VACCINAZIONI | POPOLAZIONE TARGET |
Antipertosse | Prima Infanzia |
Antimorbillo-parotite-rosolia | Prima Infanzia |
Antirosolia | Ragazze pre-adolescenti |
Antiepatite B | Gruppi a rischio |
Antinfluenzale | Gruppi a rischio soggetti con età >65 anni |
Antitifica | Gruppi a rischio, turisti |
Antimeningococcica | Operatori sanitari |
Antileptospira | Gruppi a rischio |
Le norme che regolamentano a livello nazionale l’immunizzazione attiva della popolazione pediatrica sono:
- Costituzione della Repubblica
- Convenzione sui diritti del fanciullo (ratificata e resa esecutiva con L. 27 Maggio 1991, n° 176)
- L. 6 Giugno 1939, n° 891: obbligatorietà della vaccinazione antidifterica
- LL. 5 marzo 1963 n° 292 e 20 Marzo 1968, n° 419: vaccinazione antitetanica obbligatoria
- L.4 Febbraio 1966, n°51: obbligatorietà della vaccinazione antipoliomielitica
- L. 27 Maggio 1991, n° 165: obbligatorietà della vaccinazione contro l’epatite virale B
- L. 25 Febbraio 1992, n° 210: indennizzo per soggetti danneggiati da complicanze di tipo irreversibile a causa di vaccinazioni obbligatorie, trasfusioni e somministrazione di emoderivati
- D.P.R. 1° Marzo 1994 Piano Sanitario Nazionale relativo al triennio 1994-1996
- L. 23 Dicembre 1994, n° 724: misure di razionalizzazione della finanza pubblica
- Circolare n° 13 del 6 Giugno 1995: esecuzione delle vaccinazioni obbligatorie e facoltative in attuazione del P.S.N. 1994-1996.
Per effetto della L. 24 Novembre 1981 n° 689 (depenalizzazione e modifica del sistema penale) l’inosservanza dell’obbligo di vaccinazione non costituisce più reato, cosicché le originarie sanzioni penali previste sono state convertite nella sanzione amministrativa del pagamento di una somma pari a quella dapprima prevista.* Tutte le leggi disciplinatrici della materia delle vaccinazioni obbligatorie prevedono, poi, che l’evasione dell’obbligo sia causa di esclusione dalle comunità scolastiche infantili e simili (in via generale: art. 47, D.P.R. 22 Dicembre 1967 n° 1518 - regolamento per l’applicazione del titolo III del D.P.R. 11 Febbraio 1961, n° 264, relativo ai servizi di medicina scolastica).
Per quanto concerne le fonti di finanziamento per l’attuazione delle vaccinazioni secondo quanto indicato dalle norme legislative, sono previsti stanziamenti a carico del bilancio dello Stato, determinati annualmente dalla Legge finanziaria (art. 12 D. Legisl. 30 Dicembre 1992, n° 502) ripartito, con riferimento al triennio successivo, entro il 31 ottobre di ciascun anno, al netto della quota dell’1 % destinata ad attività di ricerca, dal CIPE su proposta del Ministro della Sanità, sentita la Conferenza Stato-Regioni. Altre fonti di finanziamento sono rappresentate dai Fondi Sanitari Regionali.
La nuova classificazione dei farmaci, operata dalla Commissione Unica del Farmaco (comitato tecnico consultivo del Ministero della Sanità), colloca tutti i vaccini nella classe C (farmaci non erogati dal SSN, che tutti i cittadini - compresi gli esenti - sono tenuti a pagare). Tuttavia la classificazione in classe C deve essere interpretata tenendo conto della finalità da parte della CUF di rimandare a livello Regionale ogni provvedimento in materia. La nota 50 * * della Nuova Classificazione dei Farmaci (Competenza delle Regioni e delle Province autonome per le vaccinazioni obbligatorie o raccomandate) recita infatti: "La collocazione nella classe C dei medicinali utilizzati per le vaccinazioni obbligatorie o raccomandate tiene conto del fatto che compete alle singole Regioni e alle Province di Trento e Bolzano adottare, nell’attuazione di un’appropriata politica vaccinale, misure idonee a garantire che le vaccinazioni stesse siano di norma effettuate tramite le strutture pubbliche, senza necessità per gli assistiti di sopportare il costo di acquisto dei vaccini".
Copertura vaccinale
L’OMS nell’ambito del Programma Esteso di Vaccinazione riporta che i tassi di copertura italiani per la poliomielite e l’epatite B sono > 95%, mentre quelli per DTP e morbillo sono ~ 50%: i più bassi di tutta l’Europa.
Recenti indagini condotte dall’Istituto "Mario Negri" e dall’Istituto Superiore di Sanità hanno confermato che la copertura vaccinale della popolazione pediatrica italiana è ancora insufficiente sia per il morbillo-rosolia-parotite (MPR, 51%) che per la pertosse (62%), e che gli intervalli dei tassi di copertura sono molto ampi tra e intra le singole Regioni.
Il ritardo vaccinale e il completamento dei cicli sono endemici nelle Regioni meridionali, sebbene un’ampia variabilità territoriale sia stata riscontrata anche al Nord.
I casi di rifiuto alle vaccinazioni obbligatorie sono segnalati in tutte le Regioni, in particolare per la vaccinazione anti-epatite B, con una prevalenza in alcune USL (nicchie di evasione).
Servizi territoriali
Nella maggioranza delle Regioni l’attività vaccinale è competenza del Servizio di Igiene Pubblica. Dove i Servizi territoriali si sono particolarmente attivati, sono stati ottenuti risultati ottimali di copertura. Tuttavia esiste una disomogeneità nei calendari vaccinali, nelle attività di chiamata e promozione attiva, e di informazione della popolazione anche tra USL confinanti ed appartenenti alla stessa Regione.
A tutt’oggi la concertazione delle attività vaccinali, e più in generale della prevenzione e del monitoraggio delle malattie infettive prevenibili mediante vaccinazione, tra gli operatori del Servizio adibito a funzioni vaccinali e i medici di base, è stata (e solo in parte) realizzata in limitati contesti territoriali.
Come per la copertura anche la frequenza delle campagne attive vaccinali è maggiore nelle Regioni settentrionali che nel resto della nazione. Lo strumento più utilizzato per la promozione è rappresentato dall’invio di una lettera alle famiglie con figli in età da vaccinare, e solo raramente si ricorre ad altre forme di informazione (campagna a mezzo stampa, dibattito pubblico).
La mancanza, in oltre due terzi delle USL, di un sistema informatizzato per il monitoraggio delle vaccinazioni (in particolare di quelle facoltative) costituisce un limite alla pianificazione e alla valutazione dell’intera attività vaccinale e della copertura della popolazione, sia a livello locale che nazionale.
I pediatri di libera scelta
Le normative vigenti confermano che la vaccinazione è un trattamento sanitario che coinvolge la responsabilità etica e professionale del medico che resta il protagonista dell’impegno vaccinale. Questo impegno non può essere limitato al solo "obbligo vaccinale", ma deve essere concepito come obbligo etico e professionale alla prevenzione della malattia.
La maggioranza dei pediatri di base è favorevole alla somministrazione delle vaccinazioni facoltative a tutta la popolazione pediatrica, sebbene auspichi l’adozione di provvedimenti legislativi che ne sanciscano l’obbligatorietà.
Numerose iniziative di (in-) formazione rivolte ai pediatri di base sono state attivate nel corso degli ultimi anni e molti pediatri di base sono stati coinvolti in studi osservazionali e valutativi. Tuttavia le controindicazioni temporanee o assolute, le potenziali reazioni avverse, la normativa legislativa risultano ancora scarsamente conosciute. Sebbene la maggioranza dei pediatri di base siano medici vaccinatori, la notifica sia delle vaccinazioni eseguite (e delle stesse malattie infettive) che delle reazioni avverse da vaccino è ancora largamente disattesa.
Recenti studi hanno inoltre evidenziato un’ampia variabilità tra i pediatri di base nell’informare attivamente i genitori e nel compilare (ed aggiornare) un archivio personale della copertura vaccinale dei propri assistiti.
Le famiglie
L’ignoranza circa l’efficacia, il tipo, le scadenze di impiego e le norme legislative dei vaccini da parte delle famiglie è stata documentata nel corso di alcune recenti ricerche epidemiologiche. In particolare: oltre un terzo di 3542 mamme che conducevano il proprio figlio al Servizio per la prima vaccinazione DT ignorava completamente l’esistenza del vaccino anti-pertosse che nella stessa seduta il bambino avrebbe potuto ricevere; la maggioranza di 1051 studenti delle scuole superiori non ricorda contro quali malattie è stato immunizzato, né per quali malattie sia possibile, opportuno, consigliato o necessario vaccinarsi.
La figura più importante nel consigliare le vaccinazioni facoltative alle famiglie è costituita dal pediatra o dal medico di fiducia. Di conseguenza l’atteggiamento di pediatri e di medici vaccinatori nei confronti delle vaccinazioni (soprattutto quelle facoltative) condiziona l’accettazione delle stesse.
I vaccini, prospettive future
Le attuali tecnologie ricombinanti e i continui progressi di tutta la biologia molecolare consentiranno nell’immediato futuro di disporre di un numero sempre maggiore di vaccini efficaci e sicuri. Nell’ambito della Sanità Pubblica aumenta quindi la possibilità di contrastare il rischio di trasmissione di molte malattie fino alla loro eliminazione da interi territori; e l’identificazione di target vaccinali non solo nella popolazione pediatrica, ma anche tra gli adolescenti, gli adulti e gli anziani costituisce oggi una delle priorità del settore.
Il futuro della ricerca vaccinale sarà sempre più orientato verso fasce di popolazione adulta per rinforzarne l’immunità acquisita nell’infanzia. Inoltre, come ribadito dalla Task Force costituita dalla Comunità Europea nel 1995, saranno i vaccini non solo contro le malattie infettive emergenti (Dengue, Ebola) o ancora orfane (HIV), ma anche quelli contro tumori (melanomi), malattie autoimmuni (sclerosi multipla, artrite reumatoide) o malattie allergiche, quelli che potranno caratterizzare il settore nei prossimi anni.
Per quanto riguarda la popolazione pediatrica particolare attesa è rivolta a vaccini contro: meningococco A, B, C; pneumococco; varicella; rotavirus; virus respiratorio sinciziale; virus parainfluenzale di III tipo. Tuttavia la disponibilità di molti altri vaccini renderà il loro utilizzo più complicato (oltre che economicamente più oneroso) a causa del numero di iniezioni a cui i bambini dovranno essere sottoposti.
Nell’attuale situazione è stato raggiunto il limite nel numero di somministrazioni di vaccini: è stato dimostrato che i bambini che non completano e che ritardano il ciclo vaccinale sono proprio quelli che sono chiamati a un numero maggiore di sedute vaccinali. I vaccini combinati DTPa e MPR hanno rappresentato un importante e necessario contributo all’evoluzione della medicina preventiva. La disponibilità a breve di un vaccino che unisca più antigeni, senza ridurne l’immunogenicità, potrà rappresentare un ulteriore avanzamento nella prevenzione della popolazione pediatrica. In particolare, ottimizzando le attività vaccinali, aumentando la compliance e riducendo i costi: diminuzione del rapporto costi/ efficienza.
LIMITI E INADEMPIENZE
Dall’analisi presentata circa l’attuale situazione italiana gli elementi che caratterizzano e condizionano il profilo vaccinale della popolazione pediatrica possono essere così riassunti:
A livello nazionale
- Rigidità delle leggi che regolano i modi e i tempi di somministrazione delle vaccinazioni dell’obbligo.
- Mancanza di obiettivi nazionali di copertura vaccinale e di conseguenti strategie di politica vaccinale per le vaccinazioni raccomandate.
- Numero limitato e costo elevato dei vaccini combinati attualmente disponibili.
A livello regionale e locale
- Disomogeneità nei calendari vaccinali.
- Assenza di un centro di raccolta, valutazione e programmazione di tutte le vaccinazioni fatte ai singoli.
- Assenza di una specifica figura medica di coordinamento e riferimento per tutte le attività vaccinali.
- Mancata interazione (coordinamento) tra pediatra e medico vaccinatore del Servizio adibito a funzioni vaccinali.
- Assenza di un sistema di chiamata attiva, con dati desunti dalle anagrafi vaccinali.
- Inadeguata informazione ai genitori sui rischi e benefici delle vaccinazioni prima della loro esecuzione e - spesso - mancata richiesta del loro consenso prima della vaccinazione (consenso informato).
- Scarsa attenzione alla certificazione dell’avvenuta vaccinazione.
- Inadeguati monitoraggio e segnalazione delle reazioni avverse.
- Assenza di indicatori ed indici di copertura.
- Inadeguato addestramento a manovre di pronto soccorso e rianimazione in ambito ambulatoriale.
- Assenza di un programma di aggiornamento permanente per i medici di base e per il personale medico e paramedico del Servizio adibito a funzioni vaccinali.
CRITERI E MODALITA’ PER UN MIGLIORAMENTO
A livello nazionale
- Emanare linee-guida elaborate da un’apposita Commissione Nazionale.
- Vincolare a programmate e uniformi attività vaccinali una quota del Fondo Sanitario Nazionale.
- Emanare una legge quadro che demandi a Regolamenti esecutivi l’attuazione delle linee programmatiche generali ivi indicate al fine di raggiungere gli obiettivi dalla stessa fissati.
- Uniformare il calendario vaccinale minimo su tutto il territorio nazionale e monitorarne l’attuazione:
- 2°- 3° mese: OPV, DTP(a), EpB
- 4°- 5° mese: OPV, DTP(a), EpB
- 10°-11° mese: OPV, DTP(a), EpB
- 15° mese: MPR
- 3° anno: OPV
- 6° anno: DTP(a)
- 12° anno: MPR; 3 dosi EpB per i non vaccinati nel 1° anno
- 15° anno: dT da ripetere ogni 10 anni
-
In ottemperanza alle normative vigenti ed alle raccomandazioni dell’OMS per i Paesi industrializzati, attivare e mantenere sorveglianze epidemiologiche e campagne vaccinali per predisporre le condizioni per un calendario più esteso e duttile (per es.):
- 2°-3° mese: DTP(a), Hib
- 4°-5°mese: eIPV, DTP(a), EpB, Hib
- 6°-7°mese: OPV DTP(a), EpB, Hib
- 10°-12° mese: OPV DTP(a), EpB
- 15°mese: MPR, Hib
- 3° anno: OPV
- 6° anno: DTP(a)
- 12° anno: MPR; 3 dosi EpB per i non vaccinati nel 1° anno
- 15° anno: dT da ripetere ogni 10 anni
-
Determinare un costo equo per l’acquisto dei vaccini combinati da parte delle Strutture pubbliche.
A livello regionale e locale
- Istituire un centro di raccolta, valutazione e programmazione di tutte le vaccinazioni fatte ai singoli e delle segnalazioni di reazioni avverse con un medico responsabile di riferimento.
- Concordare le strategie e coordinare le attività vaccinali tra il Servizio adibito a funzioni vaccinali e i pediatri (di famiglia e ospedalieri).
- Creare anagrafi vaccinali informatizzate collegate alle anagrafi comunali.
- Aumentare il numero di somministrazioni vaccinali in una singola seduta (vaccinazioni associate).
- Attivare interventi per la identificazione e il recupero dei sottovaccinati (per es. a partire dalle divisioni ospedaliere e dalle scuole).
- Produrre almeno annualmente un rapporto da diffondere tra tutti gli operatori sull’attività vaccinale svolta, sullo stato vaccinale della popolazione e sul monitoraggio delle reazioni avverse.
- Organizzare un’attività di Educazione Sanitaria permanente in tema di vaccinazioni sia per gli operatori che per l’utenza.
- Effettuare valutazioni economiche in termini di costo/efficacia, costo/efficienza e programmazione.
CONCLUSIONI
Al termine della Conferenza Nazionale di Consenso sono state formulate le seguenti proposte:
Che sia istituita dal Ministero della Sanità una Commissione Nazionale: Vaccinare tutti i Bambini entro l’anno 2000.
Composizione della Commissione:
-
dovrebbe prevedere la partecipazione delle competenze più direttamente coinvolte a garantire un’adeguata copertura vaccinale della popolazione pediatrica italiana; tra queste: rappresentanti delle istituzioni pubbliche (sanitarie, amministrative e giuridiche), dei produttori di vaccini e delle Società Scientifiche.
Compiti consultivi/propositivi della Commissione:
- Identificare bisogni, priorità, limiti e inadempienze per un’adeguata e continua copertura vaccinale della popolazione pediatrica.
- Attivare un programma strategico nazionale per aumentare, ottimizzare e monitorare la copertura vaccinale della popolazione pediatrica.
- Definire un progetto nazionale di ricerca che includa: ricerca di base sugli antigeni, studio della risposta immunitaria, studio sugli adiuvanti, studio dell’epidemiologia delle malattie prevenibili, trial clinici controllati, ricerca operativa sui servizi.
- Contribuire alla valutazione ed attuazione delle indicazioni e raccomandazioni degli organismi internazionali, di cui l’Italia è parte, in tema di vaccini e vaccinazioni per l’età pediatrica.
Obiettivi della Commissione:
-
Realizzare l’obiettivo 5 per la Regione Europea dell’OMS, modificato nel 1991, del Programma Salute per tutti nell’anno 2000: "...la riduzione della morbosità e l’eliminazione della mortalità da morbillo, e non dovrebbero essere registrati casi indigeni di difterite, tetano neonatale, poliomielite, parotite; ...", secondo gli obiettivi operativi del Programma Esteso di Vaccinazioni per la Regione Europea.
Che nei prossimi due anni a livello nazionale e locale sia intrapresa, in sintonia con l’attività dell’istituita Commissione Nazionale, un’attività strategica immediata affinché le disposizioni ministeriali esistenti siano applicate; attingendo per il finanziamento dal Fondo Sanitario Nazionale (art. 12 D. Legisl. 30 dicembre 1992, n° 502) e dai Fondi Sanitari Regionali.
Obiettivi della strategia immediata:
- Applicare le raccomandazioni e il calendario esistenti vaccinando entro il 15° mese di vita tutti i bambini contro: poliomielite, difterite, tetano, epatite B, pertosse, morbillo, rosolia.
- Generalizzare l’impiego del vaccino antipertosse acellulare secondo un criterio di priorità di spesa che tenga conto del complesso degli interventi sanitari.
- Valutare l’inclusione nel programma vaccinale del vaccino contro l’Haemophilus influenzae di tipo b (Hib) per le categorie a rischio e per l’intera popolazione, previa rilevazione epidemiologica, e della vaccinazione sequenziale IPV/OPV.
- Promuovere attività di Educazione Sanitaria in tema di prevenzione mediante vaccinazione, rivolte agli operatori sanitari e all’utenza.
- Creare anagrafi vaccinali informatizzate collegate alle anagrafi comunali.
Il panel della conferenza nazionale di consenso
Hanno coordinato l’attività:
Maurizio Bonati - Laboratorio per la Salute Materno-Infantile, Istituto di Ricerche Farmacologiche "Mario Negri", Milano
Donato Greco - Reparto Malattie Infettive, Istituto Superiore di Sanità, Roma
Hanno partecipato al gruppo di lavoro.
Barouk Maurice Assael (Clinica Pediatrica II, Milano)
Giorgio Bartolozzi (Clinica Pediatrica I, Ospedale Meyer, Firenze)
Giancarlo Biasini (Presidente, Associazione Culturale Pediatri, Cesena)
Lello Contarini (Servizio Assistenza Sanitaria di Base-Specialistica Farmaceutica ed Anziani, Azienda USL, Ravenna)
Pietro Crovari (Presidente, Società Italiana di Igiene e Medicina Preventiva e Sanità Pubblica, Genova)
Vittorio Demicheli (U.O. Epidemiologia, Laboratorio di Sanità Pubblica, Azienda USSL 20, Alessandria)
Placido Ferraro (Direttore Amministrativo, Azienda ULS 12, Mestre, VE)
Silvio Garattini (Direttore, Istituto di Ricerche Farmacologiche "Mario Negri", Milano)
Vitalia Murgia (Pediatra di base, Mogliano Veneto, TV)
Rino Rappuoli (Biocine S.p.A., Siena)
Amedeo Santosuosso (Pretore, Milano)
Salvatore Sguarcione (Divisione di Profilassi delle Malattie Infettive, Ministero della Sanità, Roma)
Alberto Eugenio Tozzi (Laboratorio di Epidemiologia e Biostatistica, Istituto Superiore di Sanità, Roma)
Massimo Valsecchi (Direttore Sanitario, Azienda ULS 20, Verona)
Hanno contribuito alla revisione e definizione del documento:
Luigi Roberto Biasio (Pasteur-Mérieux MSD S.p.A, Roma)
Sergio Calò (Divisione Materno-Infantile, Azienda USSL 35, Magenta, MI)
Giampietro Chiamenti (Pediatra di base, San Martino Buon Albergo, VR)
Sandro Cinguetti (Servizio di Igiene e Sanità Pubblica, Azienda ULS 7, Pieve di Soligo, TV)
Marta Ciofi Degli Atti (Laboratorio di Epidemiologia e Biostatistica, Istituto Superiore di Sanità, Roma)
Enrico De Campora (Area di Epidemiologia dei Servizi Sanitari, ASL 5, Castellammare di Stabia, NA)
Carlo Genoni (Pediatra di base, Castano Primo, MI)
Cesare Ghitti (Clinica Pediatrica, Ospedale Nuovo S. Gerardo, Monza, MI)
Antonio Aurora (Servizio di Igiene, Unità Operativa Igiene Pubblica, Azienda USSL 26, Melegnano, MI)
Alessandro Liberati (Centro Cochrane Italiano, Milano)
Biancamaria Marengoni (Pediatra di base, Bergamo)
Paola Materassi (Progetto Pertosse, Trieste)
Mauro Pagani (Istituto di Immunologia e di Malattie Infettive, Policlinico Borgo Roma, Verona)
Ermanno Paternò (Smithkline Beecham, Baranzate di Bollate, MI)
Ida Perri (Pediatra di base, Lamezia Terme, CZ)
Anna Sannino (Reparto Materno-Infantile, Azienda USSL 39, Milano)
Maria Francesca Siracusano (Pediatra di base, Messina)
Giorgio Tamburlini (Ufficio Cooperazione Internazionale Materno-Infantile, Istituto per l’Infanzia Burlo Garofolo, Trieste)
Gianfranco Temporin (Reparto di Pediatria, Ospedale Azienda ULS 18, Rovigo)
Gianni Tognoni (Laboratorio di Farmacologia Clinica, Istituto di Ricerche Farmacologiche "Mario Negri", Milano)
L’iniziativa, organizzata nell’ambito delle attività del Centro Regionale di Informazione sul Farmaco (C.R.I.F.) è stata possibile anche grazie al lavoro di: Daniela Miglio, Annalisa Campomori, Felice e Vincenzo De Ceglie.
[Materiale tratto da: Medico e bambino – Marzo 1996 – pagg.32-36]