Il travaglio
Il primo sintomo dell'inizio del travaglio è un aumento dell'intensità dolorosa delle contrazioni, che si susseguono ad intervalli regolari di tempo, all'inizio una ogni mezz'ora e poi con una frequenza sempre più ravvicinata.
In questa fase il collo dell'utero inizia ad accorciarsi, poi si appiana ed infine inizia a dilatarsi. A questo punto la futura mamma è ancora a casa e ha tutto il tempo per prepararsi e raggiungere con calma l'ospedale.
È possibile inoltre che venga espulso il cosiddetto "tappo di muco" che, fino allora, chiudeva l'imboccatura del collo dell'utero, isolandolo dall'ambiente esterno. Qualche volta si può invece verificare la rottura delle acque: in tal caso la fuoriuscita del liquido amniotico, assolutamente indolore, bagna la futura mamma di un liquido caldo, limpido e trasparente come acqua, talvolta contenente delle particelle bianche, simili al latte cagliato, che altro non sono che fiocchi di vernice caseosa. Nel caso di rottura delle acque è però opportuno affrettarsi a raggiungere la sede del parto. Una volta ricoverate in ospedale la donna viene visitata dal ginecologo o dall'ostetrica, che verificano di quanti centimetri si è dilatato il collo dell'utero.
Il monitoraggio
Successivamente si viene condotte in sala travaglio, dove si effettua il "monitoraggio", cioè la registrazione della frequenza cardiaca del bambino al fine di controllarne la regolarità. Nel frattempo il collo dell'utero continua ad allargarsi e le contrazioni si fanno più intense, lunghe e ravvicinate: possono durare 50-60 secondi o più e susseguirsi a distanza di 2-3 minuti l'una dall'altra.
La fase di espulsione
Quando il collo dell'utero è così dilatato da permettere il passaggio della testa del bambino, inizia la fase di espulsione: la futura mamma prova un irresistibile bisogno di spingere. Viene allora condotta in sala parto, fatta sdraiare su un lettino e invitata a contrarre i muscoli addominali con uno sforzo simile a quello richiesto durante la defecazione. Ogni singola spinta deve essere protratta il più a lungo possibile e in modo continuativo, non a scatti. Nel frattempo il piccolo scende compiendo alcuni movimenti e rotazioni che gli permettono di far comparire la testa all'imboccatura della vagina. Il ginecologo o l'ostetrica aiutano le spalle a scivolare fuori e poi, con un movimento a spirale, fanno uscire il resto del corpo. E siamo alla nascita.
Il secondamento
Il cordone ombelicale viene stretto tra due pinze, in modo da arrestare il passaggio del sangue, e tagliato con una forbice nel punto intermedio. Dopo circa 5-10 minuti (ma qualche volta anche dopo mezz'ora) l'utero si contrae nuovamente per espellere la placenta e le membrane che formavano il sacco amniotico: è il "secondamento", la fase conclusiva del parto.
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