Che cosa è la linfadenite tubercolare: c'è stato un caso a scuola di mio figlio.
Gentile lettore, le notizie che ci comunica sono sfortunatamente troppo sintetiche per fornirle una risposta esauriente; proverò comunque a inquadrare il problema pregandola di approfondire l'argomento con altre domande.
Il termine di linfadenite tubercolare indica l'infiammazione di una o più ghiandole linfatiche (linfonodi) dovuta al bacillo della tubercolosi (Mycobacterium tubercolosis). I linfonodi partecipano alle attività di difesa dell'organismo nei confronti degli agenti infettivi. Spesso in occasione di un mal di gola aumentano di volume i linfonodi del collo; talora se abbiamo un'infezione della gamba si gonfiano i linfonodi dell'inguine. In pratica ogni gruppo di linfonodi "tiene sotto controllo" una regione del nostro corpo.
I linfonodi superficiali sono quelli posti sotto la pelle in zone accessibili (ascelle, inguine, collo) per cui li possiamo toccare e ci accorgiamo subito quando aumentano di volume; quelli profondi sono posti all'interno del torace o dell'addome, svolgono le stesse funzioni di difesa però è necessario usare degli esami strumentali (radiografia, TAC, ecografia) per valutarne le dimensioni e le caratteristiche. Il termine linfadenite tubercolare può riferirsi sia al coinvolgimento di alcuni linfonodi posti all'interno del torace sia a quello dei linfonodi del collo (una localizzazione non rara).
È importante distinguere tra infezione e malattia. Si parla di infezione tubercolare quando un soggetto viene a contatto con il bacillo tubercolare (generalmente diffuso da un adulto che ha frequenti contatti con il bambino) e reagisce attivando il suo sistema immunitario ma non presenta segni di malattia (clinici, radiologici o di laboratorio). In questi casi la somministrazione al bambino di un farmaco antitubercolare , l'Isoniazide, per alcuni mesi realizza una efficace profilassi della diffusione dell'infezione.
Si parla di malattia tubercolare quando un bambino, venuto a contatto con il bacillo tubercolare, presenta segni clinici di malattia (polmonite, linfadenite superficiale o profonda, dimostrazione, dagli esami di laboratorio, di una reazione infiammatoria dell'organismo). La terapia prevede l'associazione di più farmaci (antibiotici specifici attivi nei confronti del bacillo tubercolare) per lunghi periodi di tempo e secondo schemi elaborati da studi clinici internazionali.
Quasi sempre si ottiene la guarigione della malattia: infatti la tubercolosi non ha più le caratteristiche consegnate alla storia dalla letteratura e dal melodramma e rimaste nei ricordi dei nostri genitori che hanno visto morire amici o parenti perché, fino al 1947, non vi era nessun antibiotico attivo contro il bacillo tubercolare.
Il bambino affetto da tubercolosi generalmente non è contagioso però rappresenta un segnale di allarme. In questi casi, infatti, è indispensabile procedere ad una accurata indagine epidemiologica alla ricerca del soggetto responsabile del contagio. Alcuni adulti possono diffondere nell'ambiente i bacilli della tubercolosi senza saperlo (pensi ad una persona anziana con bronchite cronica che tossisce più del solito ma non manifesta ancora sintomi tali da far pensare ad una riattivazione di una pregressa tubercolosi). Individuarli permette sia di curarli che di interrompere la sorgente di diffusione.
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