1° domanda: ho un figlio di 11 mesi intollerante al latte vaccino scoperto dopo una gastroenterite a cinque mesi e dopo aver cambiato cinque tipi di latte in polvere consigliati dal pediatra (per ultima la soia). A otto mesi, dopo che il piccolo rifiutava l'alimento consigliato dalla gastroenterologa, ho iniziato a dargli il latte di capra (su consiglio di una amica con gli stessi problemi). La mia domanda è questa: perché non consigliare il latte di capra subito quando viene scoperta l'intolleranza? A mio parere è sicuramente più genuino del latte in polvere. Mio figlio adesso mangia anche il formaggio (naturalmente di capra!) e gli piace da morire.
2° domanda: mio figlio è allergico alle proteine del latte vaccino. Posso provare a dargli formaggi freschi di latte di capra
3° domanda: premetto che sono padre di due bimbi, tre anni il primo e sette mesi il secondo, e che, finora, non sono emerse intolleranze al latte vaccino da parte del più grande. Vorrei conoscere la vostra opinione riguardo all'utilità di introdurre latte alternativo al vaccino come il latte di capra. [
La raccomandazione di somministrare il latte di capra nei pazienti con intolleranza alle proteine del latte vaccino o con dermatite atopica risale a più di 50 anni orsono e la nozione che il latte di capra sarebbe un sostituto sicuro del latte di mucca è ancora piuttosto diffusa anche ai giorni d’oggi.
In realtà è dimostrato che il latte di capra possiede proteine antigenicamente simili a quelle del latte vaccino, in grado cioè, nei pazienti con vera intolleranza al latte vaccino, di determinare le stesse reazioni allergiche con un meccanismo di cross-reattività.
Quest’ultimo è quel fenomeno per cui un individuo allergico ad una sostanza (in questo caso il latte di mucca), può reagire nei confronti di una o più sostanze diverse (ad esempio il latte di capra o il latte di soia), perché presentano allergeni uguali, strutture cioè che vengono riconosciute estranee dal paziente e contro cui vengono prodotti anticorpi.
Il latte di capra è in parte nutrizionalmente diverso da quello vaccino: contiene ad esempio più acidi grassi essenziali (indispensabili per una corretta formazione delle fibre nervose e della struttura delle membrane cellulari) e, più in generale, i suoi grassi sono più facilmente digeribili di quelli del latte di mucca.
E’ inoltre più ricco di calcio, ma ha tuttavia una minor quantità di vitamina B12 e di acido folico, sostanze indispensabili per la sintesi dell’emoglobina e per la formazione dei globuli rossi, ed è inoltre carente (come d’altronde anche il latte vaccino) di ferro e di vitamina A, C e D.
Una prolungata bollitura (per 20-30 minuti) sembra ridurre significativamente l’allergenicità (cioè la capacità di provocare reazioni allergiche) del latte di capra. In conclusione il latte di capra può risultare efficace in alcuni soggetti intolleranti al latte vaccino, ma non va usato in coloro che abbiano presentato gravi manifestazioni cliniche (ad esempio shock anafilattico), a meno che la sua somministrazione venga eseguita, con le dovute precauzioni, in ambiente protetto, cioè in ospedale, per poter affrontare eventuali reazioni.
Una volta accertatisi della mancata comparsa di reazioni allergiche alla sua assunzione, il latte di capra può essere preferito, per il suo miglior sapore e per il costo sensibilmente inferiore, ai prodotti attualmente esistenti in commercio come i latti di soia e gli idrolisati proteici; va però integrato con vitamine, ferro e acido folico, (di cui è carente) e va somministrato dopo appropriata bollitura.
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