l nostro bambino, figlio unico di quattro anni e tre mesi di età, dalla scorsa estate si è inventato un "figlio" con cui parla, gioca, viaggia con la fantasia e al quale, a volte, attribuisce anche le piccole monellerie che commette. Abbiamo scoperto che identifica questo "figlio" con Mowgli, il personaggio de "Il libro della giungla". Ultimamente gioca a chiamare figlia la mamma e da questa vuole essere chiamato papà. La pediatra suggerisce di consultare uno specialista per capire il significato di tale atteggiamento che non accenna a scomparire. È un comportamento patologico? Eventualmente, cosa fare? Per il resto, il bambino è OK.
Prima di tutto la voglio rassicurare: il comportamento del suo bambino non è assolutamente patologico. Ci troviamo di fronte ad un compagno immaginario. Nel suo libro "I compagni immaginari e i bambini che li creano" la psicologa americana Marjorie Taylor mostra, attraverso numerosissime ricerche longitudinali (ossia che hanno seguito gruppi di bambini per un certo periodo di anni), non solo che la creazione di compagni immaginari non è un comportamento patologico, ma anche che è un comportamento che favorisce l'arricchimento della vita personale del bambino.
Infatti, i bambini che hanno avuto, per un certo numero di anni, un compagno immaginario vengono coinvolti in giochi di ruolo piuttosto complessi e il coinvolgimento in giochi di ruolo è risultato positivamente correlato allo sviluppo di comprensione sociale ossia la capacità di assumere la prospettiva di un altro.
Non solo. I bambini con un amico immaginario sono risultati meno timidi, con maggiori capacità comunicative e capaci di mettere in atto soluzioni alternative a situazioni note e non. I compagni immaginari possono essere di due tipi: quelli che hanno come base un giocattolo o un pupazzo che il bambino ha (e la funzione è molto diversa da quella dell'oggetto transizionale che funge da sicurezza in momenti di separazione o lontananza dal genitore) e quelli inventati. Fra i compagni immaginari inventati, i più frequenti sono bambini della stessa età e dello stesso sesso ma magari con caratteristiche o poteri speciali, animali magici, o supereroi.
Ci sono anche bambini, vecchi millenari e moltissime altre creazioni originalissime dal momento che le caratteristiche attribuite al compagno immaginario dipendono dalla storia e dalla fantasia di ogni singolo bambino. La scelta di Mowgli potrebbe essere legata a una predilezione per le avventure del "Il libro della giungla".
E come mai il compagno immaginario è un figlio? Mi viene da pensare al desiderio di avere un fratellino più piccolo con cui giocare, condividere le giornate, a cui attribuire le monellerie, con cui confidarsi. Il gioco dei ruoli con la mamma mi sembra invece un giocare a mamma e figlio utilizzando personaggi reali. Mi spiego meglio: a quell'età è molto comune che i bambini e le bambine giochino per finta ad avere figli (i bambolotti, i pupazzi, ecc.) e a fare i genitori. In questo caso il suo bambino gioca a fare il papà della sua mamma.
Quanto tempo dura un compagno immaginario? A volte, anche quattro o cinque anni. Diciamo finché il bambino ne sente il bisogno. Un'altra cosa importante e caratteristica dei compagni immaginari è che i bambini, anche mentre parlano, giocano e viaggiano con loro, non perdono mai il contatto con realtà. I bambini sanno che in realtà non esistono. Un ultimo suggerimento.
Condividete con il bambino il suo compagno immaginario magari chiedendogli un po' di notizie e facendosi spiegare dettagli sui viaggi, sulle confidenze e così via. Può essere un viaggio molto divertente e si possono scoprire tante cose sui propri bambini.
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