Jacques Hamelin (1809 - 1895)
Museo di Belle Arti
Le Havre (Francia), una giovane mamma sorveglia il sonno del suo bambino adagiato in una culla realizzata in vimini. Sopra la capote è stata disteso un grande pezzo di stoffa che ripara il bambino dalla luce del giorno. La stanza in cui avviene la scena è luminosa, tranquilla, ordinata.
Sembrerebbe che la giovane mamma abbia messo in pratica i consigli e i precetti degli igienisti ottocenteschi che suggerivano di aerare bene le camere in cui dormivano i bambini e di non coprirli troppo, sotto un montagna di biancheria. Anche il ruolo della madre viene rivalutato e diventa sempre più importante nell'educazione dell'infanzia: i bambini non sono più relegati nella culla infagottati e legati come salsicciotti, ma sono stimolati al gioco e al contatto con il mondo esterno.
La raffigurazione della culla è molto presente nella storia dell'arte, sia essa semplice o aristocratica, costruite in ebano ricoperta di trine e merletti, oppure di umile legno con un giaciglio di sola paglia. È soprattutto è un bello oggetto da ammirare. Esperti intagliatori, abili cesellatori, rinomati pittori hanno prestato la loro opera creando dei capolavori.
Nei musei etnografici troviamo eccellenti testimonianze storiche che permettono una maggiore comprensione della vita quotidiana dei tempi passati. Ma sono gli oggetti lavorati in paglia o in vimini che diventano protagonisti in pittura. Sono brani di vera maestria, che possono vivere di vita propria, al di là del contesto nel quale sono inseriti. Ceste di fiori o di frutta, canestri nel quale sono appoggiati gomitoli di lana o aghi per cucire, contenitori di giocattoli, gerle o piccoli sgabelli di paglia intrecciata, oggetti di puro uso quotidiano ma che vengono magnificamente esaltati dalla luce che indugia, gioca con le superficie bombate, crea effetti di chiaroscuro notevoli. L'uso del vimini per la costruzione delle culle era stato vivamente consigliato per la sua praticità , la sua maneggevolezza, ma soprattutto perché consentiva una maggiore aerazione e pulizia. Infatti il giunco poteva essere lavato anche nelle acque dei fiume o nel mare. In caso di malattie infettive o epidemie il materiale era facilmente distruttibile ed incendiabile. Ma proprio al fuoco bisognava stare attenti: c'era l'abitudine di avvicinare la culla al focolare perché si pensava che la luce del fuoco evidenziasse presenze diaboliche attorno al bambino. Ma tale pratica poteva essere molto pericolosa.
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